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venerdì 26 marzo 2010

Un paziente di dialisi racconta

Pubblico questo piccolo racconto di Pietro Cipollaro che è un paziente della dialisi che è anche scrittore, questo è il risultato di una piccola sfida che gli ho lanciato un giorno in reparto....perchè non scrivi della tua sensazione dell'arto fantasma? (l'arto fantasma sarebbe il sentire ancora un arto che in realtà ti hanno amputato).....siccome Pietro purtroppo ha dovuto subire anche questa cosa abiamo provato a sdrammatizzarla in un racconto....a me pare una cosa straordinaria, soprattutto la poeticità della fine del racconto, buona lettura a tutti e un grazie di cuore e particolare a Pietro che è una persona davvero straordinaria.
(questo è il suo blog http://www.pietrocipollaro.it/dblog/)

UN FANTASMA BUONO IN CORPO

Gran bella cosa il sistema pensionistico: si guadagna il necessario per vivere, senza più dover lavorare, e si è liberi tutti i giorni dell’anno. L’11 gennaio 1994; mi ero prepensionato a 56 anni, per lavorare in proprio: reportage di viaggio e forse libri. Quel giorno mi sentivo ancora giovane, in gran forma e, libero dalla schiavitù e dalle gerarchie di un cattivo ufficio, pregustavo un’era gioiosa. Il 13 gennaio, al terzo giorno della nuova vita da pensionato, a Firenze per una caduta in bicicletta inondai di sangue il Viale Volta e fui ricoverato con frattura del setto nasale; fu solo l’annuncio di quel che sarebbe diventata la mia vita da pensionato.
Dimentichiamoci le cause dell’insufficienza renale; il 7 aprile di quell’anno in una periodica visita di controllo come donatore di sangue, all’ospedale di Marino (Roma) il medico dell’Avis mi trovò delle emazie, del sangue nelle urine, appene sotto il limite d’allarme; quindi non mi allarmò e mi rimandò ad una visita al mese successivo. Quando al suo posto trovai la sostituta, uno schianto di bionda, troppo carina per non sospettare, che fosse stata agevolata negli esami di medicina; perché trovò il mio sangue scarso di ferro, pessimo, ma si disinteressò delle cause e mi rimandò via senza alcuna prescrizione. Non avvertivo alcun dolore; tranquillo e stupido facevo vita normale, addebitando al passare degli anni la maggior fatica durante le mie bibiclettate settimanali. Invece il male progrediva subdolamente, ma io ero robusto e non lo sentivo.
Ero in montagna, quando complice un fungo non più fresco, si bloccò la diuresi ed il 7 agosto giunsi all’Ospedale di Tolmezzo (Udine) con la creatinina a 19 (di norma non si deve superare il valore 2); cominciai le dialisi e la sofferenza della fase acuta, quando per effetto dell’azotemia ogni bevanda diventa disgustosa; a regime erano 3 emodialisi di 4 ore alla settimana.
Condannato agli “arresti ospedalieri”, il modo di riavere la libertà era il trapianto, difficile da ottenere, 15 anni di attesa media, per estrema scarsità di donazione di organi. Mi battei per la legge che facilitava le donazioni; con cartello e volantini nei giorni liberi dalla dialisi presidiavo la piazza di Montecitorio; superato l’ostracismo ispirato dai baroni delle cliniche, la legge fu finalmente approvata e fui premiato. Ero a Firenze quando arrivò dall’Ospedale di Udine la telefonata della disponibilità di un rene compatibile; corsa in taxi nel buio dell’alba, dall’aereoporto di Peretola il Falcon dell’Aereonautica Militare mi portò a Ronchi dei Legionari, da dove un’ambulanza mi condusse ad Udine; il 23 settembre 1996 ebbi il trapianto renale.
Ci sono medicine prodigiose e dannose al contempo, come il cortisone, che contrasta il “rigetto”, quando l’organismo contrasta l’organo come “intruso”. Seppi solo che il rene donatomi era di una donna ed arrivava da Milano; era compatibile, ma fece subito tante storie, non voleva saperne di collaborare: le 2 settimane di normale degenza post-trapianto per me divennero 2 mesi. Feci delle congetture; mi immaginai la donatrice una signora benestante, marito con i danè e serva filippina, dedita alla canasta con le amiche, affatto lavoratrice; per giunta leghista, non poteva collaborare con un “romano de Roma”. Il rene trapiantato funzionava, ma creava sempre problemi, per un periodo anche un rigetto ogni mese; a fine 2001 ne avevo registrati 12. Quando c’è la crisi di rigetto, al giorno dalle pillole da 8 milligrammi di cortisone si passa a 2 flaconi da 500 milligrammi via flebo. Il cortisone consuma muscoli e tendini; se ne ruppe uno sulla spalla e con la sinistra non mi riusciva più di versarmi da bere. Il cortisone toglie anche il calcio dalle ossa, che diventano fragili; continuavo una vita molto attiva, quasi sportiva, ed in 15 anni ebbi 7 fratture; putroppo il calcio tolto dalle ossa finisce nelle vene, dove il sangue passa con sempre maggiore difficoltà. Fu così che nel 2009 vidi 2 dita del piede destro farsi scure; era gancrena e me le amputarono. Allora il sangue fino al piede arrivava; ma poco dopo mi dissero che c’era da amputare la gamba e mi indicarono a metà tra ginocchio e caviglia. Mi amputarono ed i chirurghi se la videro brutta, perche le vene erano calcificate, dovettero spostarsi più su e tagliarono appena sotto il ginocchio.
Fui edotto, che avrei sentito dei dolori in quello che è chiamato “arto fantasma”; la gamba non c’è più, ma le terminazioni nervose, troncate, restano attive e si fanno sentire anche molto. Mi dissero che i dolori dell’arto fantasma durano almeno un mese: balle; passavano i mesi ed i dolori continuavano, non costanti ma a tratti, con pruriti, strani scatti isolati e tremiti in serie; quella gamba era ancora parte del mio corpo.
Non c’era, ma si sentiva, un vero fantasma. In particolare entrava in funzione, quando subivo un dolore, quando all’inizio del trattamento di dialisi l’infermiere infila i 2 grossi aghi (1 millimetro di diametro) uno nella vena e uno nell’arteria, per far circolare il sanghe nella macchina che lo depura: Solo alla vista degli aghi, la gamba fantasma si mostrava preoccupata, ovvero addolorata; il dolore fantasma era massimo al momento della puntura, con l’evidente intento e l’effettivo risultato di distrarmi dal dolore reale, di farmelo sentire quasi sminuito, sovrastato dal dolore fantasma, che era più forte, ma meno preoccupante perché inventato. Era un effetto dolorifico “stereo”, un’armonizzazione. Finita la fase delicata, la gamba fantasma si acquietava e riprendeva, però in tono minore, nella meno dolorosa fase dello stacco, dell’estrazione dei grossi aghi; comunque ogni volta che medici od infermieri mi toccavano, mi pigiavano in qualche parte, la gamba fantasma si risentiva, protestava.
Quasi 4 mesi dopo l’amputazione ebbi la protesi: un piede di plastica, un tubo di ferro nero in funzione di osso, poi ricoperto di gomma piuma a creare l’effetto pelle, una doppia guaina di plastica, che s’innesta sul moncone. Ovviamente la protesi stringe un po’ sul moncone, dove fa un tutt’uno rigido come una gamba vera; l’effetto fantasma era sentirsi tutta l’inesistente gamba, fino al piede, come se calzasse uno stivale alto e stretto. Avevo la gamba artificiale, con l’aiuto del bastone potevo camminare; anzi con l’aiuto di 2 canadesi (bastoni non ragazze), perche la gamba sinistra, quella autentica mia originale, sciancata ed accorciata per una frattura di femore non operata, era anch’essa bisognosa di sostegno. La gamba fantasma non cambiò usanze, anzi si fece ancora più sensibile; da mettersi a dolorare quando, chiacchierando con un amico dializzato, seppi da lui di dolorosi piccoli interventi subiti: era una partecipazione fraterna, qualcosa di commovente.
Succedevano fatti inspiegabili e ridicoli; la sera per andare a letto mi toglievo la protesi; dopo tanta pressione, il moncone libero si rilassava e m’infilavo piacevolmente sotto le coperte. Il moncone finiva appena 2 centimetri sotto il ginocchio, eppure capitava di avere il piede freddo; non il piede vero, come capita ai vecchi per problemi di circolazione, ma il piede fantasma, il piede inesistente!
Era patetico: nell’intimità del letto, di notte, quando gli arti inferiori sono inattivi, in riposo, non dovendo più sostenere la fatica della giornata ed il peso del corpo, quell’arto fantasma, col suo piede freddo, voleva ricordarmi che lui c’era; voleva darmi l’impressione, farmi credere, che io avessi ancora le mie 2 gambe, che io l’indomani mi sarei alzato ed avrei camminato come tutte le persone normali, come fossi sano. Grazie arto fantasma; passai dolcemente dal dormiveglia al sogno di essere sano e libero, libero di camminare, anzi di correre, di correre contento, come quando si corre perché piace correre.

Pietro Cipollaro

martedì 23 marzo 2010

J'accuse? No...sono solo fesso!!!!!!

Cari amici di blog....quando si esagera si esagera.....non è uno sfogo ma una presa di posizione pubblica che, come sempre, ci aiuterà ad essere ancora più antipatici ai "potenti", ma tant'è...noi siamo così.....che volete farci? Spiego brevemente: Prima ci dicono che avremo un,posto di raccolta fondi alla mostra dell'artigianato a Firenze e poi, con motivazioni a mio parere inesistenti, ci comunicano che non lo abbiamo più....che gli spiace etc. etc.......qua di seguito la mail da me inviata agli organizatori...adesso linciatemi pure......
Nuvola
Buongiorno Signora xxxxxxxxx (per rispetto ometto nome e cognome sul blog), sono Federico Magherini, il presidente della 0-0 clownterapia onlus (abbiamo cambiato ragione sociale ma siamo sempre noi), e Le invio questa mail a seguito del nostro colloquio telefonico appena intercorso, non voglio certo essere pedante, insistente e fastidioso e probabilmente dopo l'invio di questa mail ci saremo preclusi la possibilità anche futura di intervenire alla mostra dell'artigianato di Firenze ma la mia natura, peraltro stupida e poco politically correct, mi impedisce di non inviarLe questa mail, probabilmente Lei non avrà il tempo di cercare su internet quanto Le ho detto ma non vorrei che Lei pensasse che mi invento le cose che affermo quando Le dico che certe associazioni hanno la priorità su altre, magari non sarò in linea con il modo di "condurre affari" che si usa al giorno d'oggi, metodo che non mi piace e non approvo. (allego dei link che per rispetto qua ometto). Spero che Lei apprezzerà la mia franchezza e il mio modo di parlare "fuori dai denti" ma mi sembra più corretto esprimere ciò che penso piuttosto che no. Purtroppo, come Le dicevo a telefono, noi non riusciamo mai a trovare spazi pubblici importanti nei quali spiegare il nostro lavoro e alla fine un minimo di dubbio sulle volontà politiche di tale situazione è normale che ci venga in mente considerando anche il giro d'affari che muove la mostra dell'artigianato e soprattutto gli spazi alla Fortezza da Basso ci pare strano che non avanzino 4 metri quadrati per noi,tutti ci dicono sempre bravi ma quando si tratta di aiutarci nessuno è mai disponibile, che bravi voglia dire fessi? Come mai altre associazioni trovano quasi sempre spazio nelle manifestazioni pubbliche e altre no? Lo so che nessuno dice queste cose perchè ritenute sconvenienti e che sembrano apparentemente frutto di un sentimento di invidia, sentimento peraltro deplorevole, ma Le assicuro che il mio è semplicemente un modo per provare a cercare giustizia, un modo per esprimere che chiunque dovrebbe avere accesso a tali opportunità, purchè onesto e retto negli intenti, per afermare ancora l'inutilità della "lotta tra poveri"......anche se purtroppo i "poveri" sono, e molto probabilmente saranno, sempre i soliti. Mi auguro infine di averLe dato poco fastidio e lo spunto per un argomento di riflessione.


Cordiali saluti

Federico Magherini per 0-0 clownterapia Onlus

16 Marzo 2010

Una settimana fa abbiamo fatto una turno io e la bravissima Varichina, (che viene da un'esperienza di clown in corsia fatta a Cosenza, della quale potrebbe, se se la sente, anche parlarvi alla prossima occasione in modo che possiate avere un'altra esperienza come bagaglio personale), era pomeriggio quindi la sala prelievi era deserta, siamo andate a cambiarci su in pediatria ma la stanza di giovanna oggi era occupata da lei e altri che facevano una riunione così abbiamo utilizzato un'altra stanza..cambiate e entrate in connessione con il gioco dello specchio siamo partite per una nuova avventura nel mondo di ponte a niccheri, la pediatria era piuttosto vuota, per fortuna..ma ci siamo divertite molto con delle mamme simpatiche e pazienti che ci hanno sopportato nonostante gli innumerevoli scoppi di palloncini!!! era una giornata anti-palloncino, ma alla fine grazie alla fantasia di varichina i palloncini bucati si sono trasformati in vestito di palloncino e sono stati stupendi!! poi la dialisi del martedi pomeriggio! è stata una sorpresa tornarci dopo tanto tempo che non ci andavo e trovare molte persone amiche sguardi e parole di complicità, storie che si intrecciano è magico davvero il naso rosso...e con l'esuberanza di varichina molte stanze della dialisi si sono traformate in vitalità da parte di molti...fiori che sbocciano...buona primavera a tutti e grazie tante a formaggino che ha aperto le porte del pomeriggio in dialisi..un abbraccio grande gianformaggio!!!

Cocci Nella

lunedì 22 marzo 2010

22 Marzo 2010

Cari clauni ecco a voi il report di Ricciolina, a me è sembrato un buon turno, Ricciolina è brava, deve solo crederci un poco in più...ma come gha detto lei se una signora l'ha salutata con una carezza vuol dire che è arrivata.....non bisogna mica arrivare con tutti tutti per forza....già uno è un bel miracolo....ma secondo me non è arrivata solo a lei...ne sono sicuro...grazie Ricciolina

Nuvola

Oggi c'è stato il mio secondo turno. Sono arrivata la mattina molto contenta e positiva anche se un po' impaurita dal mio debutto in sala prelievi. Lì tutto però è andato bene, le persone avevano voglia di chiaccherare e di passare un po' il tempo. Come mi ha detto Nuvola, sembrava proprio di stare in una piazza, non c'era ombra di sofferenze, solo un po' di noia nelle facce della gente. Devo dire che è stato molto piacevole e meno difficile di quanto mi aspettassi.

Durante la pausa merenda è successa una cosa cosa che non mi ha sorpreso: una vecchia signora con la quale avevamo scambiato poche parole al bar, mi ha salutato con una carezza. Una carezza da una sconosciuta! In quel momento ho pensato a che potere enorme ha un vestito da clown...
Poi in dialisi. Questa volta è stato strano. Ho deciso di lasciare un po' Nuvola alle sue chiacchere e provare ad "approcciare" qualche persona da sola. Mi ha colpito la loro stanchezza, a volte ho avuto la sensazione di togliere loro le poche energie che avevano mentre cercavo di distrarle un po' parlando. Sono uscita dalla dialisi con una enorme stanchezza addosso e con un magone allo stomaco. Mi sono venuti tanti dubbi: ho pensato che forse non so come relazionarmi a delle persone malate...
In pediatria non avevo più energie, sono rimasta ad ascoltare Nuvola come se fossi stata una paziente anche io e lo guardavo mentre parlava e parlava con tutti e di tutto mettendo il buon umore.
Uscita dalla pediatria ho parlato con Nuvola, anzi, lo ringrazio perchè è stato molto franco e mi ha fatto capire che nessuno nasce e vola, che il mio clown piano piano verrà fuori.
Ora che ripenso dopo qualche ora al turno e lo vedo più lucidamente, penso che, quel poco che mi sembra di avere fatto, magari è servito a qualcuno, e penso al prossimo turno convinta che andrà meglio.


Ricciolina

domenica 21 marzo 2010

20 Marzo 2010

Finalmente ci siamo...nel senso che da un po' attendevo di fare questo turno e quasi con una certa voglia di riscatto...avevo proprio l'impressione di non aver lasciato un buon ricordo, di non aver saputo dare il meglio di me e non vedevo l'ora di ritentare, sicura che sarebbe andata meglio. E ha funzionato. La sala prelievi, più vuota del solito, forse mi ha dato un po' di coraggio in più, ma la vera carica mi è arrivata da una bambina di quattro anni, Asia, che mi fissava con curiosità mista a timidezza, quella stessa timidezza che ogni tanto blocca anche me. Così ho rotto il ghiaccio e ho potuto fare la conoscenza anche di una meravigliosa bambina di origini tedesche, Matilde, che poi, presa da una travolgente simpatia nei nostri confronti, non ha più smesso di seguirci , costringendo la mamma a rincorrerci per tutta la sala prelievi! Incontriamo anche una signora sordomuta e ci tratteniamo un po' con lei e con il figlio per scoprire come, tanto per cambiare, l'Italia si sia a lungo dimenticata della presenza di queste persone, quando invece i paesi anglosassoni già da tempo avevano creato spazi televisivi dedicati a loro! Siamo alle solite...
C'è una strana calma, in sala prelievi, ma noi ci tratteniamo ugualmente, anche perchè una signora si passa il tempo leggendo una sorta di vademecum della brava casalinga, così Nuvola ne approfitta per provare a risolvere un grosso problema: ha macchiato una scarpa di camoscio, nuova, con l'olio e non lo soddisfa la mia proposta di macchiare anche l'altra, ma vuole assolutamente cercare di pulirla!! Trovata una possibile soluzione ( una signora propone semplicemente sapone, seguito dalla lavatrice), possiamo poi salire in dialisi, dove si apre un dibattito quasi filosofico sui diversi tempi e modi con cui ragazzi e ragazze raggiungono la cosiddetta "maturità": non ricordo come sia uscito fuori l'argomento, ma di certo ha suscitato un'accesa discussione, che in fondo è stata una bella prova della vitalità della dialisi!! Infine, la pediatria, anche questa un po' deserta, ma al tempo stesso piena di spunti interessanti, dal papà ex muratore e ora dedito alla pasticceria, alla mamma che vorrebbe realizzare un desiderio, quello di insegnare.
Insomma, credo proprio di poter dire che questo turno ha funzionato, è stato pieno di belle sensazioni e ho avuto l'impressione di aver davvero interagito e partecipato, più delle altre volte...comincio a capire che forse i turni non devono essere necessariamente un percorso, perchè, come mi ha detto oggi nuvola, ogni turno è un'alchimia, diversa dalle precedenti e dalle successive...e chissà quale sarà la prossima...

Fiorella

giovedì 11 marzo 2010

08 Marzo 2010

E ci siamo..dopo tanto abbiamo un posto a temperatura ambiente dove cambiarsi.
Oggi con Pan e Cocci Nella c’è una terZa persona..un terzo collega...è Righeira, il canone/ino del dottor Pan. Si parte..Righeira al guinzaglio e via in sala prelievi dove, dato che è la festa della donna, regaliamo pallini di mimosa a tutte le donne...si pallini perchè il mazzo era uno e con la crisi bisogna arrangiarsi...Righeira è entusiasta...Mimosa, mimosa, mimosaaa fino a quando il marito di una signora mi chiama a se e mi dice in un orecchio..."E tu sbagli, la festa della donna è il 6 gennaio!!!...UN MITO!!Nel mentre vedo una signora da sola e le vado incontro per farle gli auguri...Mi guarda, sorride e mi dice.."Che dio ti benedica..che protegga tutti voi che fate questo per noi"..e le scende una lacrima...Beh...Non potete capire come mi son sentito..in quel momento ho avuto un pezzo di tutti voi con me...non so dove..forse nei capelli...Stiamo un pò a parlare all'ingresso con le signore delle altre associazioni...quando ad un tratto mi giro e cosa vedo?...Un calzino nero in bacheca..si un calzino...Da li grazie al lampo di genio di Cocci iniziamo a tirar su i pantaloni a chiunque entrava per cercar il proprietario del calzino perduto...ecco lo sapevamo...era di un dottore...Fidiamoci!!!???Saliamo in pediatria...troviamo Riccardo, Sara , Nadia ed altri bimbi...tutti sorridenti e fantasticamente tutti in possesso del soffio magico...che ancora non so perché...riuscivano a scioglier tutti i nodi di Cocci...tutti tranne io..vabbé...saltiamo per le camere...Righeira che salta e corre...neonati che piangono ma che come d'incanto si mettono su OFF come Cocci Nella parte a suonare la sua fisarmonica magica...la fisarmonica di magico ha poco...è lei che è strepitosa...Prima di andar in dialisi passiamo a trovar un amica...che prima ci dicono sia in ginecologia che non esiste più, poi in un altro reparto che nemmen quello esisteva...ma la troviamo...la famosa signora Buono c’é...un saluto da parte di Nuvola e via..Salutiamo tutti e via in dialisi...andiamo da Gino che inizia a raccontarci le sue avventure di pilota di 500 a 14 anni, scopriamo le passioni delle infermiere, scopro che li su quei letti non ci sono persone ma gladiatori...pieni di una forza allucinante....scopriamo che c’è da prender esempio da persone come loro. Sull'ultima stanza non so come mi cala un pò di stanchezza..non aiutata da Cocci che ogni 2 minuti involontariamente tirava il filo del suo carillon che ha attaccato al camice...Un nuovo saluto a tutti ed a presto...scendiamo a cambiarci, parliamo con Maria, mangiamo una schiacciata e via verso casa...Un turno pieno ma calmo allo stesso tempo...Esco e come tutte le volte mi sento più pieno di qualcosa che ancora devo capire cosa sia...felice di aver passato quelle ora con Cocci e Righeira, felice di aver potuto nel mio piccolo regalare un sorriso. Un abbraccio a tutti .

e a proposito di calzini questa è per voi...
http://www.youtube.com/watch?v=j5SLtk2IDXE&feature=related

martedì 9 marzo 2010

06 Marzo 2010

Eccomi con il report di sabato 6 marzo: Questo sabato in ospedale mi ha ricordato un po' il mio primo turno..Non lo so perche'...Forse perche' e' passato un po' di tempo dall'ultima volta che ci sono stata. Al parcheggio,come sempre mi aspettava Nuvola,che prima di entrare in ospedale mi ha dato la notizia che il turno quel giorno si sarebbe fatto in tre:io,lui e la dottoressa Oliviona.Quest'ultima l'avevo incontrata soltanto una volta in una delle riunioni precedenti e a dire il vero,mi aveva fatto una grande impressione perche' senza neanche salutarmi mi ha dato uno schiaffo forte,talmente forte che me lo ricordo molto bene anche oggi....Quando Nuvola mi ha avvisato della sua presenza, la prima cosa che gli ho detto è stata: Guarda, speriamo che non mi dia un altro dei suoi schaffi..."Pero',lui tranquillo mi ha risposto "Non ti preoccupare...Se ti da uno scchiaffo,puoi dargliene uno anche te ..."Io ho cominciato a ridere:lo sapevamo molto bene entrambi che non lo farei mai... La prima ora in ospedale e' passata velocemente:eravamo solo io e Nuvola perche' la Dott.essa Oliviona ci ha raggiunti un po' piu' tardi.Ci siamo fermati in sala prelievi dove sempre ci sono tante facce nuove.Qui ho avuto la possibilita' di incontrare anche gente che veniva dal mio paese e cosi' ho potuto parlare un po' anche in albanese.Mi sono ricordata di quanto sono divertenti i turni con Nuvola.Qualche volta va cosi' veloce che io ha anche paura di non riuscire a seguirlo,pero' soprattutto mi piace il sua modo spontaneo di fare le battute,di raccontare le storie e tutto.Quando la Dott.ssa Oliviona ci ha raggiunti,ci siamo spostati in Dialisi,dove finalmente ho visto facce conosciute.Qui mi sono sentita un po' piu' a mio agio,un po' piu' libera di esprimermi.Poi c'era sempre accanto a me la dott.ssa Oliviona che sabato si e comportato davvero benissimo e invece di schiaffi mi ha dato soltanto abbracci.Lui nasconde nel suo interno un mondo di purezza e di bonta'.E questo che ho capito sabato.Basta un po' di pazienza e un po di attenzione per riuscire a far parte del suo mondo. Poi, tutti e tre ci siamo spostati a Pediatria,il mio reparto preferito...A quel punto cominciavo e sentire un po' di stanchezza,influenzata piu' di un mal di gola molto forte che avevo sentito dalla mattina. Nella stanza di attesa del reparto c'erano tanti genitori con i loro figli che aspettavano il proprio turno per fare la visita.Ci siamo fermati un po' li e un po' nelle altre stanze,soprattutto da due ragazzi adolescenti,dove Nuvola ci ha dimostrato tutte le sue capacita' nei giocchi di prestigio..E cosi' senza rendercene conto,erano passate 4 ore all'interno dell'ospedale e ancora una volta ci dovevamo salutare,prendendo ciascuno la strada di ritorno a casa...
DOTT.ESSA VJESHTA.

lunedì 1 marzo 2010

24 Febbraio 2010

Salve a tutti belli clauni e claune è con moltissimo piacerissimo che vi inoltro il report della nostra nuova compagna clorofilla, per me è stato un bellissiomo turno e sono felice di dare il benvenuto a Clorofilla con la quale cìè stata un ottima intesa!
Un bacio da una Cocci che si sta impegnando tanto nella propira internettizzazione per stare con voi....ciao bbbbelli!!!

Cocci Nella

Il pensiero del mio primo turno di stamani mi ha accompagnato dolcemente per tutta la giornata.
Mi sono ritrovata a sorridere tra me e me tra le pagine di un libro che sto studiando o passeggiando da sola per strada: una bella giornata, finalmente! Adesso devo rimettere insieme le emozioni, che per fortuna sono state tante.

Contro ogni aspettativa, ieri sera mi sono addormentata senza troppa difficoltà, sapendo che il giorno seguente sarebbe stato pieno di novità. Si è svegliato con me un cielo carico di nubi che, però, ha gentilmente aspettato il mio esordio, da sola, in autostrada per lasciar cader giù la triste pioggerellina di questi giorni. In macchina ero troppo tesa e attenta alla strada per rendermi conto di come sarebbe stato forte l'impatto che avrei avuto da lì a poco.
Quindi, una volta nel parcheggio ho respirato forte, la prima prova era andata, ora stava alla seconda, la più difficile.
Ho aspettato Cocci Nella, che è arrivata "carica"come la molla di cui parlavate quando, per la prima volta ho conosciuto il progetto, e da lì in poi è stato tutto naturale. Ancora nei panni di un'Elisa impaurita ma allo stesso divertita dalla nuova situazione, ho fatto conoscenza con i primi volti che spero diventeranno familiari. Abbiamo parlato prima con Maria, visibilmente contenta di scambiare due chiacchere con noi, e con le ragazze del parcheggio. E'stata una calorosa accoglienza!
Nell' atrio c'erano Varichina e Paolo al banchino, e vedere facce familiare è stata un'altra carica, un pizzico di quella forza che aumenta quando siamo in tanti a crederci. E via, a prepararci nella stanza della caposala di Pediatria, che ci ha dato il permesso di utilizzare con molta disponibilità.
E' stata la prima volta, quale onore che ho avuto!! Quinidi piano piano calzino verde dopo calzino azzurro, treccia dopo treccia, sono diventata Clorofilla! Una volta messo il nasino magico è iniziato lo spettacolo: un bel sorriso è sbocciato sulla mia faccia, aiutato da quello contagioso di una Cocci Nella, con cui mi sono trovata a mio agio dal primo istante! E via, salutando le persone, regalando sorrisi e ricevendone altrettanto siamo planate in sala prelievi, e lì, devo essere sincera, sono stata un po'incerta, impacciata, ma comunque è andata!

Poi dialisi: che persone forti. Ho avuto il piacere di sentire spezzoni di vita di anziani, con cui purtroppo ho poco modo di interagire nella vita quotidiana, di rivivere guardandoli negli occhi l'autenticità dei loro ricordi. Mi sono sentita accolta, benvoluta, aiutata e sostenuta oltre che da Cocci Nella anche dalle persone della dialisi, da Pietro che avuto il piacere di conoscere e di cui leggerò a breve un libro, alla dolcissima Margherita, a Bruna, a Bruno, a Francesco e agli altri di cui non ricordo il nome. Ho trovato conforto in un reparto più triste di altri: quanta forza ho da imparare da chi soffre!
Poi pediatria: c'era solo un Piccolo Principe grandicello con un passato da grande star del teatro, con una bella famiglia di attori alle spalle. Non pensavo che il nasino rosso avesse tutta questa magia, questa capacità di attirare sorrisi e di renderti sereno. Sono uscita, incredula, era andata, era stato tutto più naturale di quanto credessi: è divertentissimo fare il clown!!
Clorofilla