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Il servizio di clowncare viene svolto due volte alla settimana presso i reparti di Pediatria, Dialisi e Sala Prelievi dell'ospedale Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri (FI). Il progetto “M'illumino d'immenso” si propone il grande scopo, tramite l'insegnamento agli studenti delle tecniche di clowncare, di formare futuri medici consapevoli che il rapporto umano medico-paziente non sia un optional ma un elemento essenziale per il normale svolgimento della professione medica.


giovedì 16 aprile 2015

11 Aprile 2015

Il turno di stamani cade proprio a pennello, in quanto stamani ero un po' sottotono per il semplice motivo che ieri sono andato a ritirare delle analisi di controllo e scopro il ripresentarsi delle onde anomale nella mia testa, ora che ero un po' grullo lo sapevo ma che me lo deve riconfermare anche la scienza dopo anni che non me lo diceva mi è girato un po' le scatole. Quindi parto da casa con questo stato d'animo sotto i piedi, nonostante tutto ero determinato a dare tutto me stesso per incoraggiare ogni persona che incontravo. Si arriva in contemporanea con red al parcheggio, già vedere Red col suo entusiasmo, con la sua passione e con il suo gran cuore mi stava contagiando a bestia, già stavo meglio. si va verso gli armadietti, ci si cambia, si fa colazione, gentilmente offerta da lei e via in sala prelievi, li incontro le più svariate persone, da una futura mamma con accanto il marito che mi raccontano le loro emozioni nell'aspettare il loro primo bambino, all'uomo anziano che gli si illuminano gli occhi nel parlare dei suoi nipotini e la gioia che prova a dedicarsi a loro, alla bambina timidina che si nasconde dietro la mamma e che Red con un palloncino è riuscita a farla aprire, tutte storie  diverse, storie di vita raccontate da persone di diverse generazioni, che mettevano a nudo un pezzettino importante della loro vita e ti trasmettevano l'emozione di quello che stavano provando, mi hanno dato una carica di gioia esplosiva adatta ad  affrontare i prossimi due reparti più delicati della dialisi e psichiatria.
In dialisi rivediamo il signore che non mi ricordo il nome che ha fatto come lavoro, il cerimoniere di stato, incomincio subito con una gaph, pensavo che facesse il sacerdote,
dato che in un turno precedente l'avevo incontrato e nella stessa stanza c'era un prete,  insomma ho fatto un po' di casino. Vi lascio solo immaginare la risata di red.
Poi mi metto a parlare a lungo con una signora che avevo già incontrato nei turni precedenti, una signora molto solare, con grande spirito combattivo, mi ha raccontato la storia della sua vita da un infanzia e gioventù molto felice fino alla comparsa del tumore al midollo osseo e alla dialisi. L'ho incoraggiata dicendo che le nostre vite hanno un potenziale immenso che sono più forti di qualsiasi malattia e che mantenendo questo bello spirito può campare a lungo e vivere bene e meglio di qualunque altra persona e diventare sempre più forte, e grazie alla malattia può riuscire veramente ad apprezzare ogni singolo attimo della sua vita, se decidiamo dal profondo della nostra vita di non essere sconfitti, non lo saremo mai, questo è quanto mi sono sentito di dirgli, perché questa in sintesi è la mia esperienza sulla malattia. Poi ci siamo abbracciati e son andato via verso la psichiatria.
Mentre si va verso la psichiatria, red si gira e vede che ci viene incontro un signore, ed esordisce così "quando vi vedo mi si apre il cuore"  e poi ci ha detto che la sua compagna è in coma, quando ha detto questo red che stava per commuoversi, ha trasformato questo momento, dicendo la prima cosa che gli è venuta in mente "...ma lei assomiglia a Fonzie" e giù a ridere tutte e tre, grandissimaaaa reeed!!!, poi lo abbiamo abbracciato forte.
E' proprio vero le persone che affrontano o hanno affrontato grosse sofferenze riescono a trasmetterti una grande forza.
In psichiatria incontriamo A. una ragazza Rumena e L., due persone dolcissime, mi ha molto colpito i bacini che ogni tanto dava A. a L. per tranquillizzarla, questo, che può sembrare un piccolo gesto in realtà ha fatto la differenza nella vita di quella persona. In realtà sono le piccole azioni come queste che possono cambiare la società e il mondo, e creare un mondo dove l'amore e il rispetto assoluto per ogni essere  vivente sia al primo posto. Poi con L. ci ha parlato Red Gli ha tenuto la mano e L. gli ha raccontato la sua storia.Nel frattempo mi ha fermato G. e mi raccontato quelle che per lui sono le sue realtà. Si è fatto mezzogiorno incomincia il pranzo, salutiamo tutti e ce ne andiamo.
E' stato un turno meraviglioso!!!! Grazie infiniteee Reed! e a tutte le persone che ho incontrato, che in realtà è  più loro che hanno dato a me che io a loro.
Non esagero a dire che dopo questo turno, non solo è sparita completamente la mia sofferenza della mattina, ma mi sento un leone pronto a ripartire per affrontare le mie sfide. Mi diri go verso casa ripensando a questo turno e con la gioia nel cuore.
Sono veramente orgoglioso e felice di far parte di questa grande famiglia clauna!!!!
Vi abbraccio tutti e tutte
Spadino

08 Aprile 2015

Ciao a tutti, primo turno con Pan stamattina Emoticon smile ore 9, sala prelievi, entro.....da sola (Pan è in arrivo). AIUTOOOO!!!!! Emoticon smile Raccolgo tutte le mie forze e vado! Saluti per tutti fino a due 80enni, parlando hanno scoperto di aver passato esperienze simili nel corso delle loro vite. Uno mi racconta che per ben 4 volte ha rischiato di morire ma ogni volta l'ha superata più forte e ottimista che mai. Si parla di destino....Si avvicina un altro signore che mi descrive l'attività di volontariato che faceva anni fa: tramite una biblioteca che gli procurava dei libri, si recava in ospedale a leggere a chi era stato appena operato ancora sotto anestesia. I medici erano convinti che chi lo ascoltava leggere il libro Cuore.....Pinocchio.....rivivesse emozioni di un tempo e questo lo avrebbe aiutato a reagire molto meglio all'operazione chirurgica. Fantastico!
Saltiamo la dialisi per andare in psichiatria, il pensiero va subito a G. Più ci avviciniamo e più sento l'emozione crescere.
E' una mia cara amica.....La vedo e mi blocco. Vorrei solo piangere, mi trattengo ma non riesco a parlare. Solo un abbraccio dato col cuore, le sto vicino, le voglio far sentire che ci sono, che sono li per lei, che per me è importante essere li per lei. Ha lo sguardo fisso, risponde a malapena, non vuole andare a Roma e non vuole mangiare.
 
Quanto mi sento impotente! Non capisco da dove entrare! Ogni parla mi sembra inutile davanti al suo stato. Le ho lasciato un biglietto con delle frasi incoraggianti
E' come voler distogliere una persona da un progetto mentale distruttivo indiscutibile . La sensazione è che lei ha deciso di NON mangiare, di Non andare a Roma e niente e nessuno le può far cambiare idea, rassegnata al suo stato quasi catatonico.
Per la prima volta ho avvertito un muro tra me e lei e avevo la sensazione che le mie parole non arrivassero.
Conosco quello stato: si sente solo il profondo silenzio e non si fa entrare nessuno in quell'abisso. Ma standole accanto quel silenzio gridava aiuto
La saluto con un abbraccio, vedo i suoi occhi lucidi e rispondo alle sue lacrime con un sorriso e un bacio sulle guance.
Mi colpisce una signora che ci dice che il problema più grande è che lei sta meglio dentro anziché fuori
Eppure la vita è cosi bella fuori, ma per certe persone no o forse non riescono più a vederla bella e allora mi sento fortunata perché nonostante tutto, ancora io continuo a vederle
Turno molto emozionante, primo turno con Pan....adorabile!
Un carissimo saluto a tutti
Farfallina

04 Aprile 2015

Carissimi clauni e amici buongiorno, siccome ancora non ho ricevuto il report da Arancina io mando il mio, se poi arriverà il suo lo invierò a parte. Il turno di sabato è stato ovviamente complesso quasi quanto quello di venerdì perché in psichiatria i n un giorno ovviamente la situazione era molto simile. Ho portato degli scritti che avevo promesso a una signora e ho deciso con Arancina di dedicarci totalmente alla psichiatria saltando la dialisi perché  mi pareva più urgente. Nel frattempo G. dopo l'intervento di venerdì ci hanno comunicato che aveva mangiato un paio di biscotti per merenda e che era riuscita a stare a tavola con gli altri la sera anche se non aveva mangiato, due cose che non faceva da almeno 5 giorni. Ho provato ad incoraggiarla ancora una volta in maniera forte dedicandole almeno un ora di tempo durante la quale ho cercato di stabilire un rapporto tale che mi permettesse di farle mangiare qualcosa, l'accordo del giorno prima era che le avrei portato almeno del succo di frutta e quello metà l'ha bevuto quando glielo ho dato, poi l'abbiamo lasciata riposare un poco e fare la sua flebo, dopo un ora circa siamo tornati da lei e io le volevo dare almeno un poco di purea di frutta ma lei non la voleva, mi ha detto che tollerava solo il liquido, così gliel'ho messa nel succo di frutta, ho aggiunto acqua per renderlo liquido e l'ha bevuto, stranamente il reparto ha fatto uno scambio con un altro reparto di materiali e quindi avevano succo di frutta a disposizione, cosa che non hanno mai di solito, così con gli infermieri e le infermiere abbiamo fatto l'accordo che ogni tre quattro ore le avrebbero dato del succo con la mela grattata, siccome la mela non c'era sono andato nelle cucine a prenderla, per fortuna (o forse non proprio per fortuna perché penso che quando le cose si incanalano in una certa maniera è normale che troviamo aiuto esterno che sembra casuale) ho trovato la moglie di un paziente della dialisi che lavora nelle cucine e che conosco bene per cui le ho chiesto un favore e lei mi ha dato la frutta che mi serviva per G. Il turno si è concluso verso le  12.30, eravamo abbastanza stanchi perché lavorare con problematiche così difficili, e per me per due giorni consecutivi, non è rilassante, è molto bello poter essere d'aiuto ma è parecchio stancante, devi trovare e cercare risorse dentro di te alla svelta, utili e proporle con l'energia giusta, alla fine sei sfinito, quindi abbiamo chiuso la giornata e siamo andati a riposarci.

Nuvola
 
Esordio in sala prelievi con alcuni bimbi per i quali nube ha preparato i palloncini a forma di cane ed in un caso sinanche a forma di elefante. Nuvola non apprezza il mio contributo mentre opera, trattasi in realtà di caldeggiare il suo lavoro rendendomi partecipe con quello che so fare...mimando...un po'..comunque sono stata molto contenta di aver ritrovato, non certo per il luogo ma per la dolcezza che mi trasmette la coppia merciaia e falegname di cui mi scuso ma non ricordo il nome....l'entusiasmo per il suo lavoro e la dedizione del marito per il proprio lavoro mi aveva colpito, una bella coppia.
Dopo essersi rifocillati aibbarre siamo andati in psichiatria, siamo stati in compagnia di C. che aveva voglia di raccontare, e comunque con Nuvola si conoscevano e quindi ha continuato a raccontarsi. Poi siamo andati aibbarre a prendere un caffè con questo ragazzo giovane con la passione per la moto, che mi ha colpito particolarmente per quello che mi ha raccontato. Poi c'è stato il rivedere G. che non rivedevo da un pezzo, ci ha lavorato Nube col calore umano, con sincerità, incoraggiandola, io mi sono limitata ad accarezzarla e ad ascoltare. Poi successivamente allorchè mi ci son trovata da sola a guardare il volto di G. , era in assoluto la prima volta che ci trovavamo così quindi è stata tosta. La risorsa l'ho trovata nella mia esperienza con la malattia, con sincerità ho condiviso la sofferenza di non trovare intorno chi possa comprendere quanto è grande questa sofferenza. Ho tirato fuori un esempio che rendesse l'idea di come stiamo quando ci viene di restare chiusi nel dolore e come un piccolo passo alla volta possa permetterci di emergere e di poter vedere come uscirne. La cosa che mi ha colpito è stato rispondermi, perché comunque mi ha risposto, in modo grave ed inesorabile, però lo ha fatto. Npon è stato poco.
Guardo di far tesoro di questa esperienza.
Grazie, ciau

Arancina

03 Aprile 2015

Cari clauni e amici ieri ho accompagnato Paolamarta durante il suo primo turno, devo dire che lei a mio avviso potrà dare tanto a m'illumino, di questo son sicuro perché raramente troviamo turni complessi come quelli di ieri e se una persona trova roba del genere al suo primo turno vuol dire che ha le spalle larghe, il cuore a soffietto che si allarga e che può contenere tanto, raramente capita roba così profonda la primo turno, ma a lei è toccato e ha reto bene il colpo, a tratti ha anche interagito in situazioni complesse come raramente fanno le prime volte, quindi Pixie avanti tutta e va benissimo così, vi lascio al suo report
 
 
Nuvola
 
 
 
Ciao a tutti  sono Paolamarta, la nuova arrivata. Il mio nome clown è Pixie (singolare di Pixies, elfi da me tanto amati e che colleziono da ormai più di 10 anni..  ho la camera invasa da questi piccoli porta fortuna).
Ho da poche ore terminato il mio primo turno e devo dire che emotivamente mi ha arricchito molto e mi ha fatto pensare, a tal punto che ancora non ho staccato la spina. Io e Nuvola abbiamo iniziato il turno in sala prelievi e inizialmente ero abbastanza intimidita, non sapevo come attaccare bottone quindi mi sono limitata ad ascoltare quello che lui diceva ai vari pazienti. Tanti indubbiamente lo conoscevano, ma mi ha stupito quanto a volte bastino l’allegria, la semplicità e piccoli aneddoti per avere presa su chiunque, riuscendo a catalizzare l’attenzione e a strappare sorrisi. Nuvola è molto espansivo, comunicativo e di battuta pronta...non ci si può annoiare quando è nei paraggi!! Abbiamo parlato a lungo con una signora molto dolce ma allo stesso tempo con delle evidenti spalle larghe, mamma di due ragazzi con una patologia molto rara, entrambi sulla sedia a rotelle. Anche il padre, tra l’altro, ha la stessa malattia. A volte la vita ti fa rendere conto che il detto “le disgrazie non vengono mai da sole” non è poi così infondato. La signora ci ha accennato le difficoltà che vive tutti i giorni, non nascondendo, come già noto, che le istituzioni spesso e volentieri abbandonano queste famiglie a loro stesse. Mi ha anche amareggiato sapere che alcuni suoi compagni di scuola lo scherniscono e gli fanno dei piccoli dispetti quando non c’è l’insegnante e nessuno dei non colpevoli vuole fare la spia per non subire ripercussioni. La cattiveria di alcune persone continua a lasciarmi basita e a suscitare in me una grande rabbia...anziché aiutare il più debole si prendono gioco di lui, nonostante sia già nato svantaggiato rispetto ad altri. Già, perché nascere con un handicap a volte è motivo di presa in giro e di ghettizzazione. Tutto questo è tristemente allucinante e mi dispiace dover pensare che i genitori di queste persone non abbiano insegnato loro i valori della vita, cose basilari per vivere nella società!!...Ma ormai “le perle rare” sono le persone che ancora hanno un po’ di amore per il prossimo. Inoltre questa signora ci ha parlato di un pulmino, disponibile ma in disuso da anni, di cui potrebbero usufruire i suoi figli ma mancante di alcuni pezzi e per di più da pulire.. Nuvola, che ha un cuore più grande del suo eccentrico cappello (e basta veramente poco tempo passato con lui per capirlo) si è offerto di aiutarla occupandosene insieme a noi. Sul volto della mamma e del figlio (l’unico dei due che era presente stamattina) si è acceso un sorriso smagliante e una sorta di sospiro di sollievo.
Dopo la sala prelievi, siamo andati dai pazienti che facevano la dialisi. Sono riuscita ad aprirmi di più e a dialogare con alcuni di loro probabilmente perché, vista la situazione di costrizione, erano più attenti e più disponibili all’ascolto. Inizialmente abbiamo parlato con un signore di circa 40 anni della situazione impietosa che c’è in Italia per quanto riguarda il lavoro, poi con una simpatica e gioviale signora delle marachelle dei nostri amici a 4 zampe, infine con signori più anziani ed io, nello specifico, ho parlato con un signore della mia terra, la Liguria, e lui ha ricordato con un sorriso nostalgico di aver fatto il militare ad Albenga, non lontano dal mio paese. La situazione in questo reparto era ovviamente più critica rispetto alla sala prelievi: alcuni erano visibilmente stanchi, spossati, come se gli venisse risucchiata l’energia.. e vederli attaccati a quelle macchine mi ha fatto riflettere su quanto deve essere difficile e snervante dover convivere con una patologia cronica che ti costringe settimanalmente a stare in un letto per ore con delle flebo attaccate. Il loro atteggiamento sembrava più che altro di pacata accettazione e rassegnazione ad uno stile di vita a cui nessuno di loro può sottrarsi… quindi penso che sia di aiuto e compagnia per loro avere qualcuno lì con cui poter ridere, scherzare, parlare del più e del meno per far passare più velocemente il tempo.
Infine io e Nuvola siamo andati in psichiatria e, appena arrivati, un’infermiera ci ha comunicato che una ragazza era molto peggiorata negli ultimi 20 giorni: non voleva più né farsi ricoverare in un’altra struttura a cui era destinata per sua stessa volontà fino a pochi giorni prima, né tanto meno nutrirsi. Non vedendola subito, siamo andati a chiacchierare con una signora ricoverata lì da pochi giorni e con due ragazze, una appena maggiorenne in procinto di dimissioni e l’altra, madre di un neonato di pochi mesi, lì da poco. Mi ha molto colpito il racconto della signora: ci ha esposto il suo problema in due parole e ha espresso la sua sofferenza legata al fatto di far vivere determinate situazioni (nello specifico la sua malattia e, immagino, tutti i sintomi e le conseguenze che quest’ultima comporta) al figlio appena adolescente. La sua paura era quella di averlo quasi rovinato, di avergli fatto bruciare le tappe e averlo costretto involontariamente a crescere troppo in fretta (considerando che, a detta sua, era lui spesso e volentieri a dover proteggere e occuparsi di lei anziché il contrario). Nuvola prontamente gli ha spiegato che molto spesso è dalle sofferenze che si formano i caratteri, che si capisce il senso della vita...proprio toccando il fondo, in un modo o nell’altro...non vivendo sempre sotto una campana di vetro senza problemi né ostacoli di nessun tipo da superare. Come dire “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”  Dopo poco siamo andati a cercare la ragazza che era sparita e che destava molta preoccupazione nelle infermiere. Appena l’ho vista mi sono resa conto che non stava per niente bene...era catatonica, fissava il vuoto e camminava a fatica. Io non mi sono sentita di dirle niente mentre Nuvola l’ha fatta sedere, si è messo davanti a lei e guardandola negli occhi, tenendole le mani, ha cercato di spronarla in tutti i modi a ritrovare la sua voglia di vivere, a non lasciarsi andare. Ha usato delle parole molto forti, profonde e toccanti e devo dire che mi è venuto il magone e stavo per piangere. Ma lei niente, era lì, impassibile, come un fiore appassito e sembrava non recepire i messaggi a livello emotivo, come se avesse staccato la sua connessione con il mondo. Data la situazione e ciò che stavo provando, sono uscita nel terrazzo e ho parlato con altri due ragazzi ricoverati lì...uno dei due si è confidato più dell’altro....mi ha parlato del suo disturbo, della sua ragazza e dei problemi che anche lei ha (seppur diversi dai suoi) In quei momenti mi frullavano tanti pensieri in testa...tanti interrogativi...e ho pensato che nella mente di alcune persone è come se avvenisse un black-out, come se non riuscissero a gestire e affrontare tutto quello che hanno dentro, a virare i pensieri negativi verso qualcosa di positivo. E’ come se il loro IO venisse schiacciato dalla loro parte più irrazionale e illogica, fatta di paure e mancanza di autostima. È una perdita completa di controllo, di potere su se stessi, come andare in guerra senza avere armi per difendersi. E’ disarmante. Per concludere, visto che sto scrivendo un poema senza quasi rendermene conto, posso dire che questa giornata mi ha fatto molto riflettere, soprattutto il reparto di psichiatria, mi ha lasciato emotivamente un po’ di amaro in bocca.. quella sorta di ovo sodo che non va né su né giù … ma allo stesso tempo avrei voglia di conoscere di più queste persone (che forse la prossima volta non troverò nemmeno più)..vorrei poterli conoscere più a fondo e capire cosa non funziona nelle loro vite, cosa li rende così tristi, quali sono i vuoti immensi che hanno che li rendono così fragili. Io personalmente penso che ognuno di noi abbia grandi potenzialità, tra cui la capacità di auto-curarsi.. ma alcune persone perdono la loro strada, hanno bisogno di una guida, di qualcuno che li prenda per mano e faccia loro ritrovare il senso della vita, che faccia loro capire che la vita è meravigliosa e che c’è sempre qualcosa di buono, c’è sempre un punto da cui poter ripartire, anche se ti trovi nel buio più buio: è proprio questa la bellezza..la luce in fondo al tunnel che non smette mai di esserci, se noi la vogliamo vedere!! Vi mando un grossissimo abbraccio, felice di essere entrata in questo gruppo....o forse è meglio definirlo “famiglia” visto il calore che emanate (parlo di chi ho già conosciuto)..per quanto riguarda chi non ho ancora conosciuto...beh, non vedo l’ora di conoscervi. 
 
Pixie 
 

27 Marzo 2015

Bonjour...
Oggi ho avuto il turno con la dott. Red
ero piuttosto tranquillo perché credo di aver stretto un buon feeling con Lucrezia, ed è proprio grazie a lei se adesso sono qui
come dott. Linguaccia
Sinceramente era da un pezzo che non riprendevo il camice e mi chiedevo come sarebbe andata la mattinata
ma come al solito l' atmosfera "clauna" ha preso il sopravvento
e subito, dal bar , al tragitto in sala prelievi avevamo già rotto il ghiaccio e in men che non si dica ci siam ritrovati a fare indovinelli e distribuire palloncini!
Nel reparto dialisi purtroppo dormivano quasi tutti, ma anche li , con qualche reduce del sonno abbiamo avuto divertenti conversazioni ;)
In psichiatria abbiamo incontrato un nuovo paziente di nome B. , la situazione anche li era molto tranquilla finche G. non si è lasciato prendere nella foga da commenti pseudo patriottici
diventando piuttosto aggressivo, ma ci è voluto poco per tornare a scherzarci sopra
è stato un po' strano per me... cioè, sapevo che questa è normale routine ma non mi era capitato di dover assecondare di persona certi discorsi
comunque anche questo turno ho imparato molto
grazie a Red che mi è stata accanto con i suoi consigli
anche questo turno è stato un tassello in più da aggiungere al mio percorso dal naso rosso.
Buona giornata!
 
Vostro Dott. Linguaccia :P
 

21 Marzo 2015

Ritrovo alle 8,15 agli armadietti, al piano di sotto. Il mio turno doveva essere con Pasticca, ma siccome era malato, è stato sostituito da Nuvola.
Il primo pensiero che ho avuto: accidenti non possiamo suonare la canzone a L., Pasticca non c’è e non c’è la chitarra, ma la cosa non mi ha spaventata affatto, per sicurezza mi sono portata il cell dietro, silenzioso, cosi da usare you tube come appoggio ce ne fosse stato il bisogno.
Andiamo in Sala Prelievi, alle 8,30 comincia il servizio.
Il Sabato è tutto più calmo. Adesso che ho provato a fare il turno in un giorno durante la settimana, posso dire che il Sabato è molto più tranquillo. In Sala Prelievi, inizio a girovagare un pochetto. Chiacchiero con qualcuno, un po’ qua e un po’ la. Scambio sorrisi e parole. Finalmente incontro “ciò che piace a me”: l’amore. Una coppia di persone anziane ero sedute, in sala d’attesa, ma nascoste alla mia vista. Li ho potuto incontrare quando mi sono fatta tutta sala prelievi, passando da una poltroncina a un’altra fino ad arrivare alla stanzetta in fondo in fondo. Era là, uno accanto all’altra. Una coppia di anziani signori, sposati da 50 anni. Lui di lavoro intagliava il legno. Mi ha raccontato con tutta la passione che gli è rimasto, quello che faceva, dove lavorava, cosa gli piaceva di quel lavoro. La signora è entrata a farsi le analisi e io col marito sono rimasta a chiacchiera. Una bella chiacchierata, ogni volta che incontro delle persone anziane che hanno una vita che le piace, una moglie con cui l’hanno condivisa e un lavoro che li ha soddisfatti, beh è bello e gratificante! I signori mi hanno salutato con un grosso sorrisone, ed ecco che Fischio fa amicizia con un’altra bella signorina Perugina. Simpatica e ironica, era li con il figlio. Abbiamo scambiato due chiacchiere, e anche lei mentre parlava del marito gli s’illuminavano gli occhi proprio.
- “Ma lo sa signorina cosa mi disse un giorno i’ mi' marito? Che mi risposerebbe altre duecento volte!” .
Quelle parole mi hanno proprio commosso.
Ci siamo salutate con un grosso sorrisone.
Io e Nuvola ci siamo fermati a fare una pausa caffè, senza ovviamente uscire dai nostri panni. Piccola riflessione: è bello vedere come le persone apprezzano quello che fai e così in maniera molto naturale si avvicinano a te per offrirti un caffè!
Siamo saluti in Dialisi.
La Dialisi alcune volte, per me, è il reparto che mi mette più in difficoltà. Ieri infatti a fine turno ho fatto due chiacchiere con Nuvola, che mi sono state di molto aiuto. La Dialisi per me è il luogo, molte volte più difficile, perché comunque “sono un clown nuovo” e quindi non ho rapporti con nessuno di quei pazienti. Spesso quando entro in una camera di dialisi, affianco il clown Tutor, lo seguo, guardo da quale paziente va e chiacchiero con il paziente che lui ha scelto. Beh spesso mi accorgo che quel paziente è stato scelto perché il clown Tutor lo conosce e quindi molto spontaneamente va da lui. Io questa facilità nella scelta non posso averla, perché ancora non ho un rapporto con nessuno di quei pazienti. Quindi molte volte, durante il mio turno, sento la difficoltà “nello scegliere il paziente” da cui andare. Ieri mi sono avventurata in tre belle chiacchierate: la prima chiacchierata l’ho fatta con il Signore che ha girato il mondo; io gli dicevo un posto e la sua risposta era sempre quella, “Si ci sono stato!”. La seconda chiacchierata è nata da sé; la signora mi aveva sentito parlare con il Signore che ha girato il mondo, di viaggi e della mia voglia di vedere e scoprire. Così mi ha chiamato con lo sguardo e mi ha stretto la mano dicendomi che se voglio viaggiare devo farlo adesso e non aspettare perché la vita è imprevedibile. L’altra bellissima chiacchierata l’ho fatta con una signora un po’ triste e preoccupata. Mi ha detto che erano solo 20 giorni che aveva scoperto il suo problema, ed era molto preoccupata. Allora ci siamo messe a parlare del lavoro che fa. Fa la sarta! Bellissimo!
La cosa bella di questa chiacchierata è che una semplice chiacchierata tra me e la Sarta è diventata una bella e sana discussione e scambio di idee con anche l’infermiera che si è messa li appoggiata al carrello e a chiacchierare con me e la signora. Una conversazione piacevole e naturale!
Altra riflessione: l’infermiera per poter scambiare due parole con la paziente aveva bisogno del clown? Se io quella mattina non fossi passata di li, l’infermiera avrebbe mai chiesto che lavoro la signora fa? Se è sposata?


Siamo allora saliti in psichiatria. Il reparto era tranquillo in apparenza.
Alcuni pazienti avevano avuto il permesso. L. e la G. non c’erano! A. era li nel corridoio ad osservare la porta del bagno! Improvvisamente il reparto viene riempito dalla voce arrabbiata di G.; era sul terrazzino ad urlare. Dopo qualche minuto è tornato dentro, ci è passato accanto e ci ha “fulminato” con lo sguardo. Durante questo mio turno, per la prima volta ho avuto paura: quando Nuvola era in una stanza a scambiare due parole con un paziente, io ero in corridoio con A.; all’improvviso ci passa accanto G. con uno sguardo veramente veramente cattivo. Mi guarda! Ecco in quel preciso istante mi sono immaginata che se lui si fosse avvicinato io cosa avrei fatto? Avrei urlato?
Per un attimo ho proprio avuto paura.
Un bel turno. Come sempre, pieno e imprevedibile!
Grazie Nuvola.
Fischio!

17 Marzo 2015

È dal 2009 faccio parte di M'illumino...e quello di oggi è stato uno tra i turni che porterò sempre con me...per i 60 anni d'amore, per Camilla che tra due settimane verrà al mondo e faceva muover la pancia di sua mamma, per una bambina che si fida di due nasi rossi, saluta i suoi nonni, e ci racconta della nascita di sua sorella, per il sorriso di G. e per le urla di L. che son diventate canzoni. E per la sorridentissimissima Fischio... 

Un abbraccio 
Pan


Fischio e Pan Colazione al bar e partenza da sala prelievi alle ore 9 precise. La sala prelievi è sempre colma di persone di varia età. Penso che questo sia il lato più bello della sala, essere a contatto con anziani, ragazze e donne incinte. Persone di tutte le età. La sala prelievi mi arricchisce ogni volta con i racconti che gli anziani ci regalano; una coppia di anziani signori che ci illuminano con la loro storia d’amore che dura da ben 60 anni. Il “marito da record” poi ci regala le sue barzellette da poter rivendere a tutti i pazienti che avremmo incontrato dopo di lui. La mia laurea e la mia passione per la fotografia poi mi permette di iniziare una bella e ricca conversazione con un signore che era li in disparte a leggere un bellissimo libretto d’ istruzioni della sua macchina fotografica EOS 5D. La nostra mattinata è iniziata molto ricca di storie che come sempre mi hanno illuminato, perché vedere persone sconosciute che si approcciano a te con una certa naturalezza e una grande spontaneità, mi sconvolge e mi fa sorridere. Ci spostiamo in psichiatria. L’infermiera ci dà il via libera. Entriamo, tutti dormivano. A. invece era sveglio, abbiamo incrociato il suo sguardo e ci siamo seduti accanto a lui. Sardo e con tanta voglia di fare due chiacchiere. O almeno così sembrava! Dopo un po’ di chiacchiere, sentiamo una forte russata. In camera non c’erano altri pazienti. Ci guardiamo intorno. La russata proveniva dal simpatico A. che si era addormentato cullato dalle nostre voci. A quel punto abbiamo deciso di lasciarlo riposare. Siamo andati sulla terrazzina, ma uno dei pazienti che oramai conosce i clown e quello che facciamo, oggi non aveva molta voglia di chiacchierare con noi, e molto tranquillamente ci siamo spostati nelle zona camere. Sono stata attratta dalla camminata “agitata e nervosa” di un ragazzo. Allora ci siamo avvicinati a lui, e molto tranquillamente gli abbiamo chiesto cosa lo agitasse cosi tanto. Lui ci ha detto che tra pochi minuti avrebbe avuto il colloquio con il dottore. Ecco in quel momento mi sono sentita, per un attimo, in una situazione “normale e di routine”: avevo di fronte una persona agitata per un colloquio; il mio compito era quello di tranquillizzarlo. Siamo usciti dalla stanza e siamo andati a fare una passeggiatina e a parlare del più e del meno. Pan si allontana per un momento. Mi chiama perché L. “voleva una ragazza”. Entro in camera e abbiamo iniziato la “nostra chiacchierata” con L. Quest’ora è stata ricca e piena di emozioni. E’ proprio quest’ora che mi sono presa e portata a casa. L. è un ragazzo di 27 anni, simpatico e ironico con cui abbiamo cantato, abbiamo parlato, lo abbiamo consolato e ci siamo fatte grosse risate. Una chiacchierata tra amici, in cui lui mi “offende” perché ascolto Jovanotti. Non riusciva a parlare molto bene, a volte non riuscivo a capire quello che diceva, però era bello guardarlo negli occhi e sentirgli dire “dammi la mano!”. Quella mia stretta di mano, è stata vera, sincera e piena di emozione. Ero li in quel momento, in quel momento però non ero Fischio, ero Sara che stava stringendo la mano a una persona che aveva bisogno di aiuto. Ed ero li. Ero presente. Usciti da psichiatria ci siamo accorti che le lancette dell’orologio segnavano le 11,30. Senza rendercene conto avevamo trascorso un’ora con L. ed è stata una bella ora. Prima di andare via però vediamo G. Non stava dormendo, era sveglia e rannicchiata sul suo lettino. Era appena uscita dal colloquio con il dottore. Era tardi, tardissimo, ma non abbiamo resistito. Siamo andati a fare un salutino veloce veloce a G. Mi sono presentata perché io non l’avevo ancora conosciuta. Ha fatto un grosso sorrisone, quasi di sollievo. Era bella e con una faccina tanto triste. Mi sono avvicinata, io da una parte e Pan dall’altra. Era bello sentire che la nostra presenza gli ha fatto un pochetto bene! Uscire da psichiatria e correre a dialisi. Correre e lasciarsi illuminare dall’affermazione di quelle persone che con una semplice frase sussurrata sotto voce, ci hanno detto: “Grazie per la visita!”. Dialisi è stata veloce, eravamo in ritardo, i pazienti erano già andati tutti via. Ma per la prima volta da quando ho iniziato a fare il clown Fischio, ho ritrovato un “mio paziente”, una “mia persona”. Mi ha riconosciuto, mi ha fatto un sorrisone per farmi capire che era felice di rivedermi. Ecco li mi sono sentita a casa. Ho sentito per la prima volta, che nel mio piccolo, a quella persona, qualcosa avevo lasciato. Lei si ricordava di me. Grazie Pan. Turno bellissimo e con Pan mi sono trovata molto bene. E’ bello vedere come in abiti da clown riusciamo a sentirci complici e tranquilli.

Fischio.