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giovedì 16 aprile 2015

03 Aprile 2015

Cari clauni e amici ieri ho accompagnato Paolamarta durante il suo primo turno, devo dire che lei a mio avviso potrà dare tanto a m'illumino, di questo son sicuro perché raramente troviamo turni complessi come quelli di ieri e se una persona trova roba del genere al suo primo turno vuol dire che ha le spalle larghe, il cuore a soffietto che si allarga e che può contenere tanto, raramente capita roba così profonda la primo turno, ma a lei è toccato e ha reto bene il colpo, a tratti ha anche interagito in situazioni complesse come raramente fanno le prime volte, quindi Pixie avanti tutta e va benissimo così, vi lascio al suo report
 
 
Nuvola
 
 
 
Ciao a tutti  sono Paolamarta, la nuova arrivata. Il mio nome clown è Pixie (singolare di Pixies, elfi da me tanto amati e che colleziono da ormai più di 10 anni..  ho la camera invasa da questi piccoli porta fortuna).
Ho da poche ore terminato il mio primo turno e devo dire che emotivamente mi ha arricchito molto e mi ha fatto pensare, a tal punto che ancora non ho staccato la spina. Io e Nuvola abbiamo iniziato il turno in sala prelievi e inizialmente ero abbastanza intimidita, non sapevo come attaccare bottone quindi mi sono limitata ad ascoltare quello che lui diceva ai vari pazienti. Tanti indubbiamente lo conoscevano, ma mi ha stupito quanto a volte bastino l’allegria, la semplicità e piccoli aneddoti per avere presa su chiunque, riuscendo a catalizzare l’attenzione e a strappare sorrisi. Nuvola è molto espansivo, comunicativo e di battuta pronta...non ci si può annoiare quando è nei paraggi!! Abbiamo parlato a lungo con una signora molto dolce ma allo stesso tempo con delle evidenti spalle larghe, mamma di due ragazzi con una patologia molto rara, entrambi sulla sedia a rotelle. Anche il padre, tra l’altro, ha la stessa malattia. A volte la vita ti fa rendere conto che il detto “le disgrazie non vengono mai da sole” non è poi così infondato. La signora ci ha accennato le difficoltà che vive tutti i giorni, non nascondendo, come già noto, che le istituzioni spesso e volentieri abbandonano queste famiglie a loro stesse. Mi ha anche amareggiato sapere che alcuni suoi compagni di scuola lo scherniscono e gli fanno dei piccoli dispetti quando non c’è l’insegnante e nessuno dei non colpevoli vuole fare la spia per non subire ripercussioni. La cattiveria di alcune persone continua a lasciarmi basita e a suscitare in me una grande rabbia...anziché aiutare il più debole si prendono gioco di lui, nonostante sia già nato svantaggiato rispetto ad altri. Già, perché nascere con un handicap a volte è motivo di presa in giro e di ghettizzazione. Tutto questo è tristemente allucinante e mi dispiace dover pensare che i genitori di queste persone non abbiano insegnato loro i valori della vita, cose basilari per vivere nella società!!...Ma ormai “le perle rare” sono le persone che ancora hanno un po’ di amore per il prossimo. Inoltre questa signora ci ha parlato di un pulmino, disponibile ma in disuso da anni, di cui potrebbero usufruire i suoi figli ma mancante di alcuni pezzi e per di più da pulire.. Nuvola, che ha un cuore più grande del suo eccentrico cappello (e basta veramente poco tempo passato con lui per capirlo) si è offerto di aiutarla occupandosene insieme a noi. Sul volto della mamma e del figlio (l’unico dei due che era presente stamattina) si è acceso un sorriso smagliante e una sorta di sospiro di sollievo.
Dopo la sala prelievi, siamo andati dai pazienti che facevano la dialisi. Sono riuscita ad aprirmi di più e a dialogare con alcuni di loro probabilmente perché, vista la situazione di costrizione, erano più attenti e più disponibili all’ascolto. Inizialmente abbiamo parlato con un signore di circa 40 anni della situazione impietosa che c’è in Italia per quanto riguarda il lavoro, poi con una simpatica e gioviale signora delle marachelle dei nostri amici a 4 zampe, infine con signori più anziani ed io, nello specifico, ho parlato con un signore della mia terra, la Liguria, e lui ha ricordato con un sorriso nostalgico di aver fatto il militare ad Albenga, non lontano dal mio paese. La situazione in questo reparto era ovviamente più critica rispetto alla sala prelievi: alcuni erano visibilmente stanchi, spossati, come se gli venisse risucchiata l’energia.. e vederli attaccati a quelle macchine mi ha fatto riflettere su quanto deve essere difficile e snervante dover convivere con una patologia cronica che ti costringe settimanalmente a stare in un letto per ore con delle flebo attaccate. Il loro atteggiamento sembrava più che altro di pacata accettazione e rassegnazione ad uno stile di vita a cui nessuno di loro può sottrarsi… quindi penso che sia di aiuto e compagnia per loro avere qualcuno lì con cui poter ridere, scherzare, parlare del più e del meno per far passare più velocemente il tempo.
Infine io e Nuvola siamo andati in psichiatria e, appena arrivati, un’infermiera ci ha comunicato che una ragazza era molto peggiorata negli ultimi 20 giorni: non voleva più né farsi ricoverare in un’altra struttura a cui era destinata per sua stessa volontà fino a pochi giorni prima, né tanto meno nutrirsi. Non vedendola subito, siamo andati a chiacchierare con una signora ricoverata lì da pochi giorni e con due ragazze, una appena maggiorenne in procinto di dimissioni e l’altra, madre di un neonato di pochi mesi, lì da poco. Mi ha molto colpito il racconto della signora: ci ha esposto il suo problema in due parole e ha espresso la sua sofferenza legata al fatto di far vivere determinate situazioni (nello specifico la sua malattia e, immagino, tutti i sintomi e le conseguenze che quest’ultima comporta) al figlio appena adolescente. La sua paura era quella di averlo quasi rovinato, di avergli fatto bruciare le tappe e averlo costretto involontariamente a crescere troppo in fretta (considerando che, a detta sua, era lui spesso e volentieri a dover proteggere e occuparsi di lei anziché il contrario). Nuvola prontamente gli ha spiegato che molto spesso è dalle sofferenze che si formano i caratteri, che si capisce il senso della vita...proprio toccando il fondo, in un modo o nell’altro...non vivendo sempre sotto una campana di vetro senza problemi né ostacoli di nessun tipo da superare. Come dire “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”  Dopo poco siamo andati a cercare la ragazza che era sparita e che destava molta preoccupazione nelle infermiere. Appena l’ho vista mi sono resa conto che non stava per niente bene...era catatonica, fissava il vuoto e camminava a fatica. Io non mi sono sentita di dirle niente mentre Nuvola l’ha fatta sedere, si è messo davanti a lei e guardandola negli occhi, tenendole le mani, ha cercato di spronarla in tutti i modi a ritrovare la sua voglia di vivere, a non lasciarsi andare. Ha usato delle parole molto forti, profonde e toccanti e devo dire che mi è venuto il magone e stavo per piangere. Ma lei niente, era lì, impassibile, come un fiore appassito e sembrava non recepire i messaggi a livello emotivo, come se avesse staccato la sua connessione con il mondo. Data la situazione e ciò che stavo provando, sono uscita nel terrazzo e ho parlato con altri due ragazzi ricoverati lì...uno dei due si è confidato più dell’altro....mi ha parlato del suo disturbo, della sua ragazza e dei problemi che anche lei ha (seppur diversi dai suoi) In quei momenti mi frullavano tanti pensieri in testa...tanti interrogativi...e ho pensato che nella mente di alcune persone è come se avvenisse un black-out, come se non riuscissero a gestire e affrontare tutto quello che hanno dentro, a virare i pensieri negativi verso qualcosa di positivo. E’ come se il loro IO venisse schiacciato dalla loro parte più irrazionale e illogica, fatta di paure e mancanza di autostima. È una perdita completa di controllo, di potere su se stessi, come andare in guerra senza avere armi per difendersi. E’ disarmante. Per concludere, visto che sto scrivendo un poema senza quasi rendermene conto, posso dire che questa giornata mi ha fatto molto riflettere, soprattutto il reparto di psichiatria, mi ha lasciato emotivamente un po’ di amaro in bocca.. quella sorta di ovo sodo che non va né su né giù … ma allo stesso tempo avrei voglia di conoscere di più queste persone (che forse la prossima volta non troverò nemmeno più)..vorrei poterli conoscere più a fondo e capire cosa non funziona nelle loro vite, cosa li rende così tristi, quali sono i vuoti immensi che hanno che li rendono così fragili. Io personalmente penso che ognuno di noi abbia grandi potenzialità, tra cui la capacità di auto-curarsi.. ma alcune persone perdono la loro strada, hanno bisogno di una guida, di qualcuno che li prenda per mano e faccia loro ritrovare il senso della vita, che faccia loro capire che la vita è meravigliosa e che c’è sempre qualcosa di buono, c’è sempre un punto da cui poter ripartire, anche se ti trovi nel buio più buio: è proprio questa la bellezza..la luce in fondo al tunnel che non smette mai di esserci, se noi la vogliamo vedere!! Vi mando un grossissimo abbraccio, felice di essere entrata in questo gruppo....o forse è meglio definirlo “famiglia” visto il calore che emanate (parlo di chi ho già conosciuto)..per quanto riguarda chi non ho ancora conosciuto...beh, non vedo l’ora di conoscervi. 
 
Pixie 
 

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