Con affetto
Nuvola
A te, che stai leggendo queste semplici pagine, qualunque sia il tuo ruolo – dentro o fuori da “M’illumino...” – a te... vorrei dire tante cose. Ma in una drammatica alternanza di audacia e smarrimento, la mia mente dice “ora parlo!” e subito dopo risponde a se stessa “ma che parlo a fare?!”. Ora, il destino claunoso di questo foglio fa sì che questo sia il momento dell’ORA PARLO. E allora parlo. Anzi, scrivo. Mi sono accorto che io e Nuvola siamo quantomeno fool. Il che è giusto, dato il ruolo che la vita ci ha assegnato, ovvero quello dei clauni, naturali discendenti dei fools. Ma la nostra follia, che con il tempo ha coinvolto alcuni e soprattutto alcune di voi, è la follia della NORMALITÀ: di chi dice davvero quello che pensa, di chi prende un impegno e poi si farebbe tagliare un braccio, pur di riuscire a rispettarlo, di chi crede nel dialogo (ben al di là delle parole, che spesso sono di pura circostanza). Ma in questo tutti noi siamo soli. Nel “magico mondo” dei nasi rossi (che comprende tante associazioni diverse tra loro) – e qui mi riferisco in particolare a Firenze, che è la realtà in cui lavoriamo – siamo come in un bel negozio con una grande vetrina: da fuori si vedono sorrisi felici, ostentata allegria, tanto “volemose bbene” e ogni cosa al suo posto. Ma chi entra trova managers in doppio petto, scrivanie e abili cassieri, e anche tanto disordine. Ma soprattutto parecchio calcolo e assenza di sincero sentimento. Chi ci ha conosciuti e ha usufruito del nostro umile servizio, può a buon titolo dire se quello che scrivo viene da una mente onesta. Gli altri si risparmino considerazioni stereotipate. Perché qui ci stiamo dannando l’anima, stiamo dando un servizio serio e davvero professionale, ma “M’illumino d’immenso” sta rischiando di chiudere per mancanza di fondi perché non siamo bravi a fare la vetrina. Ci occupiamo solo del negozio, cerchiamo di mantenerlo in ordine, pulito. Facciamo di tutto perché chi ci lavora stia bene. Che i clienti escano soddisfatti, perché serviti con rispetto. E la cassa è una, piccina piccina, di quelle giocattolo. Così se chiudiamo il negozio, la cassa giocattolo la regaliamo al reparto di pediatria, che ci farà giocare i piccoli pazienti. Ah, il turno di martedì è stato bellissimo.
Formag
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