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Il servizio di clowncare viene svolto due volte alla settimana presso i reparti di Pediatria, Dialisi e Sala Prelievi dell'ospedale Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri (FI). Il progetto “M'illumino d'immenso” si propone il grande scopo, tramite l'insegnamento agli studenti delle tecniche di clowncare, di formare futuri medici consapevoli che il rapporto umano medico-paziente non sia un optional ma un elemento essenziale per il normale svolgimento della professione medica.


giovedì 21 giugno 2012

16 Giugno 2012


Queste in realtà erano le frasi con le quali avevo chiuso il mio report, ma forse è meglio che stiano qui. Adesso la smetto di scrivere, lo so che sono prolissa e che quando apri una mail e vedi un report chilometrico la prima cosa che ti viene spontanea è storcere il naso, vi chiedo scusa e spero almeno di non essere stata noiosa; vi chiedo scusa anche per quella che sembra in tutto e per tutto una paternale, ma questo è il retaggio di cinque mesi passati a fare la "maestra".
Un bacio a tutti voi....Primavera   

Erano diversi mesi ormai che non facevo un turno e sono arrivata in ospedale piena di energia, lo so che mi chiamo Primavera, ma è l'estate la stagione che preferisco, quando il sole sulla pelle mi entra fin dentro l'anima e mi da la carica per mettere sotto sopra il mondo!
Scendo le scale per arrivare agli armadietti e sento Nuvola che canticchia, quando lo saluto mi accoglie dicendomi che sarà un turno particolare....non poteva avere più ragione!
Saltiamo la sala prelievi e andiamo in dialisi; i pazienti sonnecchiano ma ci fermiamo a parlare con chi è sveglio. Nuvola mi presenta Ugo, un signore bellissimo, con la sua barba bianca, il viso e gli occhi sorridenti, che è disteso sul letto con addosso una coperta tutta allegra e colorata. Mi avvicino, mi presento e quando gli dico che ha un viso dolcissimo lui mi dice che in realtà gli altri gli dicono che è un rospo. Beh, non ho potuto fare a meno di accarezzargli il viso e dargli un bacio, non so se nella vita lui sia davvero un rospo, ma certo è che spesso gli altri ci appiccicano addosso delle etichette e alla fine anche noi ci convinciamo di essere così!  Le sorprese più grandi però le abbiamo avute in pediatria, e ultimamente mi sembra che questo reparto "ci stia dando delle grosse soddisfazioni".
Ho avuto di nuovo la conferma che probabilmente il senso vero della vita è di una estrema banalità! Passiamo il tempo ad affannarci, a lottare contro i mulini a vento per far valere le nostre ragioni, pretendiamo di interagire con gli altri stando ognuno dentro la propria scatola a chiusura ermetica, finché non ci rendiamo conto che se gli altri non ci capiscono e noi non li capiamo a nostra volta è perché non parliamo! Non vi sembra assolutamente banale? Eppure alla fine è sempre così, quando c'è una situazione che ti sembra irrisolvibile, quando c'è un rapporto che va a rotoli, se analizzi il tutto con calma ti accorgi che quello che manca è il dialogo. Cosa c'entra tutto questo con la pediatria? 
Sabato in reparto siamo stati fermati da un ortopedico che non ci conosceva ma che era rimasto molto incuriosito da Nuvola che fotografa il Giardino della rete di Indra, e allora Nuvola ha passato un quarto d'ora a raccontare di chi siamo, del Giardino, della vasca per far bere gli uccelli, dell'idea del giardino dei bambini con il frutteto antico (non so se questa è un'anteprima) circondato da infermiere e medici della pediatria che lo ascoltavano quasi fosse il pifferaio magico e che interagivano facendo domande. Ci ho guardati tutti dall'esterno e mi sono resa conto che probabilmente era la prima volta che in quel reparto sentivano parlare di noi; non c'è da stupirsi allora per la loro ostilità nei nostri confronti, in fin dei conti ci vivono come degli ospiti sconosciuti e quindi magari non gli siamo molto graditi per questo. Forse dico una cosa banale, perché sono entrata nel gruppo a progetto già avviato, ma abbiamo mai fatto degli incontri seri con il personale del reparto, per conoscere loro e dare a loro la possibilità di conoscere noi? Davvero l'impressione di sabato è stata quella che ci vedessero e ci sentissero parlare per la prima volta e che i nostri progetti e il nostro modo di agire non gli fossero così sgraditi, solo che obiettivamente non li conoscevano.

Primavera

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