San Valentino.
Il mio secondo
turno, un turno PIENO. Ero di turno con la dottoressa Red, la mia cara amica
Lucrezia. Sala prelievi, ore 8,30, puntualissime. La sala non era pienissima,
ma nemmeno vuota.
Abbiamo
iniziato subito sicure e dirette. Per essere stato il mio secondo turno, è assurdo come già quel posto lo sento “casa mia”. Signore anziane, donne
incinte, mamme preoccupate per l’adolescenza della figlia (una grande donna che
si è meritata la lettura della nostra tanto amata poesia sull’amore), bambini
spaventati e bambini annoiati, bambini anche abbastanza grandi e scocciati. Un
inizio turno abbastanza vario e dispersivo ma bello, improvvisato e “complice”.
Ci spostiamo in
dialisi, intanto il calore dell’ospedale e delle persone che ci lavorano o che
semplicemente passavano dal nostro stesso corridoio, è così forte che spesso
penso, cavolo ma è solo la seconda volta che sono qua e già li sento così
carini con me; ogni loro sorriso “m’illumina”. La dialisi è stato il momento
più bello della mattinata. Siamo state un pochetto a chiacchiera da una ragazza
che conosceva la Red,
a parlare di cani, uomini e sorelle. Poi arriviamo nella stanza della Patrizia,
e lì il mio sguardo s’incrocia con l’anziano seduto accanto alla Patrizia, che
inizialmente ci ascoltava perplesso, senza mai intervenire. Mi sono fatta
coraggio e sono andata a parlare con lui. Un’ora bellissima, una chiacchierata
proprio bella. Adesso quando Nuvola all’inizio mi diceva che il Progetto
“M’illumino d’immenso” deve illuminare non solo il “paziente” ma soprattutto,
Noi, capisco cosa intendeva. Ecco in quel momento mi sono proprio sentita
illuminata. Un signore così semplice e “burlone” (come lo chiamano le
infermiere) si è aperto a me in una maniera cosi naturale che mi ha proprio
stupito. Il racconto della sua vita, del suo lavoro. Lo guardavo negli occhi e
sentivo la profondità della sua storia. Abbiamo iniziato a parlare anche di me,
mi ha chiesto che lavoro faccio, mi ha persino rimproverato. Alla fine mi ha
incoraggiato a non mollare; per un attimo mi è sembrato lui il clown che veniva
da me a incoraggiarmi e a darmi una pacca sulla spalla. Infine saliamo in
psichiatria. L’infermiere ci spalanca la porta. Ci avviamo verso il terrazzino
dove ad “aspettarci” c’erano T. e K. Sembrava che fossero li ad aspettare il
nostro arrivo. Abbiamo ballato, cantato, riso. Abbiamo passato una bella
mattinata; un reparto di psichiatria che ho vissuto a pieno per la prima volta.
E’ stato molto bello ballare il ballo greco con T.
Grazie Red.
Grazie
M’illumino.
Ogni giorno
scopro persone, scopro anche me stessa.
Fischio
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