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lunedì 23 febbraio 2015

14 Febbraio 2015


 

San Valentino.

Il mio secondo turno, un turno PIENO. Ero di turno con la dottoressa Red, la mia cara amica Lucrezia. Sala prelievi, ore 8,30, puntualissime. La sala non era pienissima, ma nemmeno vuota.

Abbiamo iniziato subito sicure e dirette. Per essere stato il mio secondo turno, è assurdo come già quel posto lo sento “casa mia”. Signore anziane, donne incinte, mamme preoccupate per l’adolescenza della figlia (una grande donna che si è meritata la lettura della nostra tanto amata poesia sull’amore), bambini spaventati e bambini annoiati, bambini anche abbastanza grandi e scocciati. Un inizio turno abbastanza vario e dispersivo ma bello, improvvisato e “complice”.

Ci spostiamo in dialisi, intanto il calore dell’ospedale e delle persone che ci lavorano o che semplicemente passavano dal nostro stesso corridoio, è così forte che spesso penso, cavolo ma è solo la seconda volta che sono qua e già li sento così carini con me; ogni loro sorriso “m’illumina”. La dialisi è stato il momento più bello della mattinata. Siamo state un pochetto a chiacchiera da una ragazza che conosceva la Red, a parlare di cani, uomini e sorelle. Poi arriviamo nella stanza della Patrizia, e lì il mio sguardo s’incrocia con l’anziano seduto accanto alla Patrizia, che inizialmente ci ascoltava perplesso, senza mai intervenire. Mi sono fatta coraggio e sono andata a parlare con lui. Un’ora bellissima, una chiacchierata proprio bella. Adesso quando Nuvola all’inizio mi diceva che il Progetto “M’illumino d’immenso” deve illuminare non solo il “paziente” ma soprattutto, Noi, capisco cosa intendeva. Ecco in quel momento mi sono proprio sentita illuminata. Un signore così semplice e “burlone” (come lo chiamano le infermiere) si è aperto a me in una maniera cosi naturale che mi ha proprio stupito. Il racconto della sua vita, del suo lavoro. Lo guardavo negli occhi e sentivo la profondità della sua storia. Abbiamo iniziato a parlare anche di me, mi ha chiesto che lavoro faccio, mi ha persino rimproverato. Alla fine mi ha incoraggiato a non mollare; per un attimo mi è sembrato lui il clown che veniva da me a incoraggiarmi e a darmi una pacca sulla spalla. Infine saliamo in psichiatria. L’infermiere ci spalanca la porta. Ci avviamo verso il terrazzino dove ad “aspettarci” c’erano T. e K. Sembrava che fossero li ad aspettare il nostro arrivo. Abbiamo ballato, cantato, riso. Abbiamo passato una bella mattinata; un reparto di psichiatria che ho vissuto a pieno per la prima volta. E’ stato molto bello ballare il ballo greco con T.

Grazie Red.

Grazie M’illumino.

Ogni giorno scopro persone, scopro anche me stessa.

 

Fischio

 

 

 

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