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Il servizio di clowncare viene svolto due volte alla settimana presso i reparti di Pediatria, Dialisi e Sala Prelievi dell'ospedale Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri (FI). Il progetto “M'illumino d'immenso” si propone il grande scopo, tramite l'insegnamento agli studenti delle tecniche di clowncare, di formare futuri medici consapevoli che il rapporto umano medico-paziente non sia un optional ma un elemento essenziale per il normale svolgimento della professione medica.
giovedì 25 ottobre 2007
22 ottobre 2007
La prima: Andrea è veramente una persona splendida, non ci si crede a vederlo lavorare, riesce afare delle cose meravigliose con niente, con quattro scatole vuote di diverse dimensioni è riuscito a catalizzare l'attenzione di 30/40 persone per volta per ben tre o quattro volte in una mattinata, quando cade con le scatole e si fracassa al suolo la gente si preoccupa, corre a raccattarlo e quando si gira e li guarda con la faccia da clown fuori posto la gente ridce, si incazza e tira fuori delle cose stranissime e questo per un clown non è facile.....bravo Andrea
La seconda: appena inizierete a leggere il report di Andrea sarete invasi da una strana sensazione, sembra di leggere una poesia di un autore latino- americano, a me è piaciuto da impazzire questo report, lo trovo poetico, chiaro, esaustivo e alla fine se ci fate caso dice poco di pratico ma vede tutto con gli occhi sognanti del clown che fa fiasco, proprio gli stessi occhi di quando alza la testa da sdraiato per terra con le scatole vuote dappertutto....grazie infinite Andrea, per favore credici, è importante!!!!!
Nuvola
Lasciati trasportare un po' ogni giorno, c'è scritto sul 14 che mi porta a casa.
Fuori fa freddo, quasi sonnecchio con la testa sulle scatole, avvolto nel tepore del mio maglioncino a righe rosse arancioni e gialle, è stato un sogno..
A Oste comincia.... una favola, che porto a letto con indosso un pigiama e il camice bianco, dopo vari ripensamenti.
Blu Notte, un velo di nubi grigie attraversa.. la luna a momenti mi fa l'occhiolino, mi addormento nei riflessi di luce bianca . Agitazione.
Eccomi in strada, vestito, con un naso fatto di trucco, cammino con le scatole in mano, lampioni accesi, una donna anziana accelera il passo.
Arrivo alla fermata dell'autobus, una signora è lì ad aspettare, mi guarda da molto vicino, per un momento, nei suoi occhi l'attenzione, la sicurezza, il rispetto per qualcuno che ha il coraggio di uscire con una causa diversa da tutte le altre quando mezza Firenze è ancora avvolta nelle coperte.
Salgo, sopra c'è una silenziosa aria di dignità tra i passeggeri, un nuovo giorno di lavoro sta per cominciare.
Stazione di S. Maria Novella deserta, col vento la scatola più piccola cade, una passante me la raccoglie sorridendo, grazie.
Ciao ciao dove vai vestito così ?! Qualcuno mi rivolge parola, rispondo e tiro dritto.
Prendo il 31 per l'ospedale di Ponte a Niccheri, mi metto vicino all'autista, una ragazzina mi sta accanto tutto il viaggio. Mi sento fuori da qualsiasi abitudine sociale, porto un pacifico disordine.
Arrivo alla meta, fa freddo fuori, comincio a muovermi cammino, mi stropiccio, provo a leggere un giornale. All'improvviso un urlo tuona è il dott. Nuvola, mi sta chiamando al di là della strada, gli vado incontro mi metto il naso rosso e le bretelle, se n'è ricordato.
Bello il suo costume, un completo celeste tra le nuvole bianche, si va. C'è gente, ci dirigiamo in pediatria, saluti al personale, Nuvola è di casa.
Si passa subito ai fatti, c'è una neo mamma alla quale farebbe bene una nostra visita, un caso particolare da gestire con l'attivazione di una serie di servizi capaci di seguirla a domicilio al momento della sua dimissione, il suo bambino ha appena tre giorni, prima però andiamo a fare il carico di energie.
Alle prove allergiche ci torniamo più tardi, adesso l'ambulatorio è libero. Procediamo per il c.u.p. non c'è nessuno, parliamo con gli impiegati, la signora al banco mi chiede cosa c'è nelle scatole, io comincio a muoverne una come se fosse viva e al momento di aprirla l'avverto del vento indiano...qualcuno arriva e Nuvola comincia la relazione, poi fa il gioco delle carte con un topo e cinque gatti a un'anziana, e in ogni suo intervento c'è una battuta che fa ridere, parla con il marito di una donna, ma non importa ciò che viene detto o che battuta nasca, è l'interesse che ha per gli altri, per lui tutti sono presenti, alla pari.. siamo all'interno di una struttura un sistema per il quale sei solo uno splendido utente.
Un prete ci dice che alla sua età è stato invitato a ritirarsi. Un altro anziano necessita di una visita per il diabete perchè rischia che gli venga tolta la patente. Continuiamo entriamo nel corridoio dell'attesa chi per una visita oculistica chi per la visita diabetologica, mentre camminiamo attuo su consiglio di nuvola l'ultimo ritrovato "le scatole che rotolano" cioè all'improvviso cado con le scatole che si sparpagliano davanti a me, tutti che guardano, per un attimo l'attenzione è dirottata, non siamo più in ospedale, ma ad assistere ad uno spettacolo, comincia Nuvola con le sue battute con la richiesta di una canzone e non manca di offrirsi come sostituto del chirurgo che in quel momento è assente, per chi volesse provare la sorte.
A gentile richiesta interpreto Sandokan, corro su e giù cantando e sguaino come sciabola un pollo fisso.
Non ricordo più la raffica di battute che Nuvola ha donato ai presenti ognuna di esse custodiva un messaggio, insieme non possiamo far altro che esistere.
Un altro momento delle scatole rotolanti è stato in sala d'aspetto per i prelievi, io sono entrato saltellando lasciando dietro Nuvola e vicino all'enorme vaso di una fioriera sono ruzzolato con tutte le mie scatole e mi sono girato immediatamente, ridendo ma questo non è servito lo stesso a far preoccupare un anziano che inizialmente è accorso in mio aiuto e dopo mi ha anche mandato a quel paese.
Una volta che ci siamo presentati è stato il turno del magnifico insuperabile ineguagliabile dott. Nuvola a prendere le redini fino a far scattare i numeri del telecomando e creare quel poco di confusione che male non fa.
In un altro salone ho ripetuto la terza caduta, Adelaide una bambina di due anni e mezzo che aspettava sua madre da una visita ginecologica, mi ha visto cadere, ma per non farla preoccupare sono andato lì e abbiamo parlato le ho fatto vedere la giraffa, non aveva nessuna paura addirittura ha messo una manina nella bocca del pupazzo per dimostrarmi la sua fiducia. Poi ha cominciato a parlare di getto, di suo padre che era a lavoro, del gatto che aveva graffiato Marta sul braccio... con il suo modo di esprimersi così innocente e delicato, non potevo fare altro che guardarla ed ascoltarla come davanti a un piccolo Budda.
Intanto Nuvola, stava parlando ai presenti in sala d'attesa, poi ha tirato fuori da un ripostiglio un materasso dentro a un nilon e li è nata un'improvvisazione indimenticabile, ha cominciato a contare fino a tre in cinese, e io ho preso la rincorsa, con tuffo e scivolata sopra, tutta in avanti fino a quando il materasso si è incastrato nell'entrata della porta e io che continuavo a scivolare, che meraviglia acrobatica...ho strappato l'applauso.
Niccolò a tre anni ha dovuto affrontare la menata delle prove allergiche, era nella stanza con i suoi genitori.. io ho incominciato a farmi vedere e non vedere, fuori dalla stanza, fino al bausettette l’ho visto incuriosito, rideva, poi la giraffa che intonava un canto lirico, ha sbarrato gli occhi, si notava benissimo che stava avvertendo un pericolo, sapeva delle prove allergiche, sapeva che sarebbe stato male, infatti quando è arrivato il momento ha mostrato la sua volontà a resistere con tutte le sue forze, contro qualcosa che non poteva essere fermato. Una madre che lo teneva in braccio, fermo per permettere le prove, il padre che aiutava la madre, e lui che si dimenava con tutto se stesso, e piangeva, piangeva inarrestabile... purtroppo l'unica cosa quando entri in questo meccanismo di rifiuto è di fare in modo che il tutto si svolga il più velocemente possibile.
Noi ci abbiamo provato a chiamarlo, con la musica, con i pupazzi, non è servito prima dell'impatto, Nuvola ha svolto un momento di educazione fino a mostrargli l'ago.
Mi sono sentito dalla parte degli utenti, dalla parte di chi sta ad aspettare anche se il sistema gestito da professionisti dentro a un ruolo tutto così ordinato funziona, il clown è una via di fuga, arriva a far esprimere una risata,una ricanalizzazione di energie, può far uscire da un contesto inespressivo, pieno di preoccupazioni.
Ho notato nella maggior parte delle persone la loro contentezza nel vederci, pronti allo scherzo, ho visto i professionisti che ci aspettano, che sanno che torneremo, ridendo ci hanno chiesto di avvertire prima di combinarne una.. Nuvola che mandava avanti i numeri della fila, di due tre.. per un momento ho pensato di essere su un palcoscenico con spettatori pronti a sognare con poco veramente poco..
Nelle stanze dei dializzati abbiamo cominciato a ballare con gli infermieri e gli altri che ci guardavano accompagnati dalle canzoni liriche del tenore Gobbi parente di una signora lì presente.
Nell’ U.O. di dialisi ho avuto come un momento di rallentamento, mentre Nuvola si relazionava con tutti, quante poesie a memoria e i bigliettini e le battute.
Non posso trasmettere con le parole tutto quello che io ho avvertito, so solo che dopo il turno ero preso da una dolce stanchezza, contento per quello a cui avevo partecipato ed assistito. Ho visto Nuvola capace di tenere testa a qualsiasi situazione, si è avvicinato a tutti, aveva una parola di conforto per ogni dializzato,non credo che nessun dipendente dentro l'ospedale abbia avuto tutti quei contatti umani, potrebbe essere nominato direttore generale. Mi sento un piccolo uomo a confronto...
Abbiamo fatto anche un numero dei fratelli Marx, cioè lo scambio dei cappelli tra noi e gli altri. Abbiamo cominciato con uno, due, tre e abbiamo continuato tutto questo all'entrata dell'ospedale, fino al caos. C'è chi non riconosceva più il proprio cappello...
Sull'autobus del ritorno mi è cascata una scatola, non avevo più il costume, mi giravano...
Nel teatro dell'oppresso Augusto Boal parla del poliziotto all'interno di ognuno di noi...
Report 22/10/2007 vostro neo dott.Pungolo
p.s. ringrazio Pamela per la pazienza
1 commento:
sei favoloso andrea!
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