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mercoledì 23 luglio 2014

14 Luglio 2014

Oggi era con me Erika, una nuova clauna al suo primo turno, ragazza splendida, la cosa che ho notato a fine turno è che m'illumino comunica ancora parecchio bene ai nuovi arrivi lo spirito corretto, e di questo ne sono felice, Erika mi ha insegnato a guardare un poco più questa cosa che, facendo da qualche tempo solo turni con clauni che son con noi da un poco e non al primo turno, tendo a dimenticare, grazie Erika. Vi lascio al suo report, un gramn bel report a mio avviso

Nuvola


Eccomi qua.. intanto vi saluto, io sono una new-entry, sono Erika e spero -prima o poi- di riuscire a conoscervi tutti.
Oggi è stato il mio primo turno e l'ho fatto in compagnia dell'istituzione Nuvola.
Mi ero già incontrata con lui e qualche altro clown per l'occasione di "incontrabilmente" al parco dell'Anconella, in quell'incontro Nuvola mi ha spiegato un sacco di cose sul progetto, mi ha subito ripresa sull'utilizzo della parola "volontariato" facendomela immediatamente sostituire con "la-vo-ro" e mi ha illustrato le differenze (fino a quel momento a me sconosciute) fra clown-terapia e clown-care.
Insomma, quell'incontro ha illuminato d'immenso anche me e adesso eccomi qua, a scrivere il mio primo report.
La preparazione al mio primo turno è stata una non-preparazione: non mi sono voluta creare aspettative, non mi sono preparata camice, nome o nasetto rosso proprio perché non avevo la minima idea di cosa avrei fatto e sentivo la necessità, prima di tutto, di conoscere.
Fisso con Nuvola alle 8,15 al bar dentro l'ospedale, tappa armadietti per lui e compilazione anagrafica per me, si parte.
<>, bene ora sì, partiamo.
Sala prelievi: mi lascio trasportare dalla forza di Nuvola che parte con i saluti ai pazienti in attesa, sento gli occhi delle persone addosso e mi emoziono, ascolto Nuvola che fa ridere e rido anch'io.
Sfiliamo lungo il corridoio passando da un paziente all'altro, Nuvola interagisce verbalmente, io ci sono e interagisco senza aprir bocca.
Ad un certo punto sento una vocina: <>; è un'anziana signora, minuta e fragile, seduta ad aspettare il suo turno.
<>, rispondo.
La guardo e noto subito il suo bisogno di avermi lì, anche solo per pochi minuti. Lascio Nuvola che continua il giro, io mi fermo con Anna Maria e parliamo un po', questa piccola signora ha davvero bisogno di esprimere tutto il suo dolore, inizia a raccontarmi un frullato di esperienze devastanti della sua vita, io faccio da contenitore, le sorrido con delicatezza e cerco di estrapolare da quei racconti qualcosa di positivo, il fatto che fosse ancora viva nonostante tutto, per esempio. Ci salutiamo con un abbraccio, raggiungo Nuvola e poco dopo usciamo dalla sala.
waw.. sarà passata mezz'ora ma io mi sento già piena!
Poi capisco che la sensazione di pienezza è estemporanea, come abbuffarsi di sushi.. il riso appesantisce lì per lì, poi torni leggera e affamata! (boh è il primo paragone che m'è venuto in mente).
Tappa dialisi: entriamo nelle stanze assicurandoci di non dare fastidio né al lavoro degli infermieri né ai pazienti stanchi che riposano, Nuvola conosce molti pazienti, mi presenta e inizia a chiacchierare, il modo d'interagire in questo reparto è diverso, Nuvola propone un discorso all'intera stanza e piano piano chi ha da dire la sua prende parola;
l'argomento in questione è: cani e gatti come figli.
Uscita da questo reparto mi travolge un altro pensiero, che stavolta riguarda me stessa e il mio modo di pormi: alle volte mi accorgo che tendo a chiudermi di fronte a persone ostili o poco predisposte a parlare, perché leggo in questa distanza un rifiuto da parte dell'altro, o comunque un disinteresse nel comunicare. Questa prima esperienza invece mi ha fatto capire che l'ostilità e la chiusura dell'altro non sempre corrispondono al disinteresse, ma possono avere molte sfumature di significato; possono voler dire "ho paura", "sono triste", "mi girano le balle", "vorrei essere da tutt'altra parte", "non so cosa dire", "sono timido" e perché no, possono anche voler dire "non ho voglia di parlare con te", ma questa è solo una delle tante possibilità, per cui il mio impegno più grande sarà quello di evitare di chiudermi davanti alla chiusura altrui, cercando di comprenderla meglio, perché molti dei pazienti con cui Nuvola ha interagito oggi, erano inizialmente silenziosi e cupi ma grazie a qualche parola in più detta nel modo giusto al momento giusto si sono aperti ed hanno trascorso qualche minuto in spensieratezza pensando ai gatti psicopatici e al cane indomabile di Nuvola.
Dopo la dialisi abbiamo fatto una breve pausa passando per il giardino in cui Nuvola ha pianto la defunta (?!) ninfea, mi è piaciuto molto quel triangolino di verde, dà una sensazione di allegria e leggerezza, è solo molto triste il fatto che ogni pianta debba essere recintata per evitarne furti o uso pattumiera, se fra inciviltà e rallentamenti burocratici è venuto così carino chissà come verrebbe se solo tutto fosse un po' più semplice.
Ultima tappa SPDC: un bel reparto con pareti color pastello mi accoglie, anche il personale è molto gradevole, c'è un clima rilassato e tranquillo; i degenti non sono molti, ci sono due giovani ragazzi che mi colpiscono; mi colpiscono gli occhi tristi di un ragazzo annoiato che non sa cosa fare per impiegare il suo tempo in quelle quattro mura e la delicatezza di un abbraccio datomi da Francesca, una ragazza visibilmente appesantita dagli psicofarmaci ma estremamente sensibile e forte, che chiede a Nuvola consigli su un libro, vuole leggere un libro "che abbia un senso" come dice lei, anche questo mi tocca.
Qui si rafforza la mia idea che la maggior parte dei pazienti psichiatrici siano persone straordinariamente ricche di risorse e così sensibili da non riuscire a trovare un equilibrio sopra la follia (per dirla con Vasco)!
Starei ore dentro a quel reparto ma è tardi e abbiamo chiacchierato abbastanza, salutiamo e ce ne andiamo.
Si torna agli armadietti e si conclude così il mio primo turno di "care", ho una bella sensazione addosso che condivido subito con Nuvola, la sensazione di aver raccolto oggi ciò che qualcun'altro ha seminato ieri.
Oggi ho raccolto esperienze, storie condivise, sguardi, abbracci e sorrisi di pazienti che hanno bisogno di dare e di ricevere proprio perché c'è qualcuno che costantemente da e riceve da loro.
Quel "qualcuno" siete voi, ognuno di voi ogni volta che fa un turno è come se raccogliesse i frutti del clown precedente e piantasse semi per il clown successivo, così l'impressione che ho avuto oggi è stata quella di camminare su un bel terreno vivo e fertile, ho avuto l'opportunità di raccogliere qualche frutto e spero anche di essere riuscita a spargere qualche seme.
Nonostante tutti i sacrifici, gli impedimenti burocratici, le porte in faccia e l'inciviltà umana che imbratta e rompe qualsiasi cosa, se il lavoro è fatto con passione da i suoi frutti malgrado tutto, ed io oggi li ho visti.
Ciao!
Erika :)


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