scopriamo che è un giornalista e scrittore, in procinto di pubblicare una raccolta di suoi scritti e aforismi. Gli lasciamo anche l'indirizzo della nostra pagina facebook, così che possa mandarci qualcosa di suo. Mentre parliamo con lui, intrecciamo il discorso anche con due signore davanti (ecco la vera bellezza dell'essere clown, non solo entrare noi in contatto con le persone, ma spesso essere anche un tramite per invogliare le persone a parlare fra loro), la Signora R. e sua figlia. La signora parla con noi apertamente, senza timore di svelarsi, e la vediamo sotto diverse sfaccettature del suo carattere, dolce, forte, testarda, e con tante cose belle dentro, sicuramente una signora con delle esperienze di vita particolari. Ci dice di essere una maestra, e parliamo di come in questi tempi, anche nelle professioni che si basano sull'interazione con l'altro e sul prendersi cura, dominano
l'indifferenza e la rabbia, che talvolta si trasformano in violenza. Nell'uscire dalla sala prelievi vediamo una signora che legge un libro: è il libro che da settimane sta sul comodino di Arancina, senza essere mai letto! (Memorie di Adriano era il titolo? non mi ricordo) Lo prendiamo come un segno: Arancina deve leggere quel libro! Andiamo in psichiatria, che mai mi era capitato di vedere così ronfante. Ce ne andiamo ai tavolini, aspettando che si alzi qualcuno, nel frattempo scambiamo due parole con un'infermiera
tirocinante. Vediamo arrivare una signora che si siede in terrazza e andiamo subito da lei. La signora N. non vuole parlare di sé, lo si vede subito, addirittura non vorrebbe nemmeno dirci il suo nome. Quando le chiediamo perché si trova lì ci risponde "perché sono troppo buona" e per quanto fosse un modo per sviare il discorso, penso che ci sia un fondo di verità. Sarebbe stato interessante scoprire di più su di lei, ma non insistiamo, e teniamo il
discorso sul generico. Ci dice di aver lavorato alla vendita di scarpe, e di avere una passione per le ciabatte; ci fa vedere delle ciabatte arabe, di quelle con il ricciolino sulla punta. Sembra molto interessata ai vari orpelli sulle nostre divise clown, quindi le regaliamo qualcosa: io la foca di peluche, e Arancina una spilla. Solo dopo ci ricordiamo che non si dovrebbe fare regali a chi sta in psichiatria perché possono essere pericolosi, quindi lo diciamo all'infermiera e lei li tiene da parte: li restituirà alla signora al momento delle dimissioni. Infine andiamo in dialisi: anche qui dormono tutti, ma noi andiamo dall'infermiera Letizia che ci da i bulbi di zafferano da piantare in agosto sul vialetto che va verso il pronto soccorso. Ci fermiamo un po' a parlare con lei e con E. di piante e giardinaggio, e Arancina ci racconta l'aneddoto dell'oleandro annaffiato con la varichina. In definitiva, forse uno dei turni migliori che abbia fatto finora, sia perché mi sento più sicura rispetto all'inizio, ma anche e soprattutto perché mi sono trovata molto bene con Arancina, e sono contenta di aver avuto l'occasione di passare una mattinata con lei!
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