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giovedì 4 giugno 2009

01 Giugno 2009

E’ la prima volta che aspetto così tanto prima di scrivere un report. Di solito lo scrivo subito per avere ancora fresche le mie emozioni, ma stavolta non ce l’ho fatta perché quello che ho vissuto mi ha travolta e ho preferito passare un paio di giorni immersa in quella moltitudine di sentimenti prima di metterli per scritto. Comincio con il dire che lunedì mattina ero a dir poco terrorizzata. Tra una cosa e l' altra era passato molto tempo dal mio ultimo turno e avevo paura di non saper fare più nulla. Il secondo fattore di stress era il fatto che il pomeriggio avevo una visita medica molto importante che avrebbe deciso del mio stile di vita dei prossimi mesi e che, nel peggiore dei casi, avrebbe riportato anche me in un letto d’ospedale. In sala prelievi non sapevo davvero che fare..arrancavo dietro Nuvola e mi sentivo molto inutile. Fortunatamente c’era molta gente ed erano tutti ben disposti verso di noi e sono finita a chiacchiera con una ragazza e sua madre e ci siamo messe a parlare di fotografia,di New York,della scuola d’ arte, mi ha fatto rispolverare una parte di me. In dialisi erano in pochi perché molti hanno deciso di aderire alla gita al mare. Ecco, lì me ne sono stata davvero impalata..ero a disagio e non sapevo da dove cominciare, guardavo quei letti e riuscivo solo a pensare alla mia paura, alle mie preoccupazioni per la visita del pomeriggio. Nuvola mi ha incoraggiata ad andare a parlare con un paziente da sola ma non me la sono sentita, gli ho detto che preferivo continuare a seguirlo. Stava parlando con la signora Sara quando ad un tratto ho sentito i discorsi familiari: lei non voleva stare lì, è una donna abituata a girare il mondo, a conoscere, a vedere posti nuovi e un letto d’ospedale non le si addiceva proprio. E a quel punto ho parlato: Le visualizzazioni. Io mi sono abituata a fare questo quelle in queste situazioni. A quel punto Nuvola, attento e sensibile come al solito, ha deciso di lasciarci da sole.. e io e Sara abbiamo cominciato il nostro viaggio, siamo partite dal mare,il mare agitato dell’ inverno che però ci trasmette un’incomprensibile calma interiore, forse perché è un po’ come noi, libero e indomabile. Poi abbiamo visitato la Polonia, la Svezia e alla fine la meravigliosa Parigi. Alla fine della visualizzazione la signora aveva gli occhi che le brillavano e sembrava rivedesse ancora tutti quei posti e rivivesse quelle avventure e, guardandomi con aria seria mi ha ricordato di vivere fino in fondo la mia vita, di non lasciar scappare nulla. A quel punto mi sentivo forte, mi sentivo ricaricata e pronta a parlare con qualsiasi paziente perché in fondo: chi poteva capire meglio un malato di un altro malato? O, ancora meglio: chi poteva capire meglio una persona di un’altra persona? Perché, come ho potuto bene aver modo di ricordare, le paure sono le stesse, le gioie le stesse e anche i bisogni sono uguali per tutti. Ho raggiunto Nuvola nell’ altra stanza e mi sono diretta con aria sicura dalla paziente che più mi ha sempre spaventata: Margherita. Come al solito lei mi ha detto di quanto stesse male, di quanto tutto fosse ormai brutto e senza senso. Nulla di nuovo in questo. Ma a questo punto ho fatto io qualcosa di diverso: le sono rimasta accanto e ho continuato ad ascoltare. E mi sono accorta che forse era questa la chiave, lei non voleva allontanarmi con quei discorsi,voleva semplicemente che ascoltassi la sua sofferenza. E l’ho fatto, mi sono esposta, ho condiviso. Ed è a quel punto che l’anziana signora mi ha fatto il regalo più bello: mi ha sorriso e mi ha detto grazie. il ringraziamento è stato importante non perché io avessi bisogno di una ricompensa ma perché mi ha dato conferma del fatto che davvero siamo riuscite a stabilire una connessione, un qualcosa che ha arricchito entrambe e questo è stato impagabile. Ci sarebbero tante altre cose da raccontare, la complicità creata con Valentina, la bambina di 10 anni più sveglia che abbia mai conosciuto, il 16enne che si era ingoiato il pearcing alla lingua (immaginatevi i commenti di Nuvola) e i gemellini Emma e Raffaele. E’ stato un turno intenso, il più difficile che abbia mai affrontato ma anche quello che mi ha lasciato e insegnato di più. Un’esperienza davvero unica, soprattutto grazie alla guida di Nuvola che è riuscito di nuovo a far convertire il mio dolore e in gioia e comunicazione. Il pomeriggio sono andata alla visita medica portando il turno con me, sentendomi ancora Sole, lo psichiatra l’ha visto ed è andato tutto bene.

Grazie Nuvola, grazie a tutti, davvero, ora più che mai.
Un abbraccio a tutti

Sole

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