Report 5 aprile 2014, L’ultimo giorno di Gomel….
Primo turno con Gomitolo, una sostituzione di quella pasta
d’uomo, anzi di quel pan di spagna di PAN!.... Son doppiamente contento, perché
farò un altro turno (non previsto) e perché lo farò assieme a Gomitolo e
potremo conoscerci meglio, interagire e fare questo percorso assieme…Quando
Gomitolo me lo ha chiesto ho avuto 1,5 secondi di esitazione perché all’ora di
pranzo dello stesso giorno sarei stato da solo a gestire una frotta di bambini
di Milano 25 (la prossima volta venite anche voi?) ma la voglia e il cuore
hanno detto subito sì (vero Gomitolo?...). Proprio il giorno prima avevo lavato
il camice, reduce dal “lungo” (in tutti i sensi) viaggio… ma con una buona
tecnica da casalinga clown la mattina il camice era pronto e lindo…Un po’ di
trucco, qualche parola con Gomitolo e viaaaaaaa….. si salgono le scale verso la
sala prelievi. Diciamo che siamo stati subito fortunati, all’entrata abbiamo
trovato 3 o 4 future mamme (e un papà) e l’incontro è iniziato subito con una
bella comunicazione, relazione e anche gioco. Pasticca e il furetto si sono
accaniti subito contro Gomitolo (ma questo sarà il lei motive di tutta la
mattinata). La future mamme sono molto dolci e aperte (se non ricordo male una
conosceva bene Gomitolo) e anche il Papà sta subito al gioco dando spago a
Pasticca, ignaro di quello che lo aspetterà!... : dovrà camminare e saltare con
le scarpe legate, avrà un cappello fatto di bolle di sapone, subire magie e
indovinelli, combattere con il furetto che invece alle mamme darà solo carezze
e baci…. Quando ce ne andiamo il commento sarà “che bello! Il tempo
questa volta è passato che non ce ne siamo nemmeno accorte…”. Direi bene…
Ovviamente altri incontri, con una signora anziana accompagnata dalla figlia
che troviamo quasi tutti i sabati e altri…. L’altro leit motive della mattinata
sarà: “ma cosa mangia il furetto”?.... ;-) Gomitolo entra in sala
prelievi e troviamo sempre un bel rapporto con gli operatori. Rivedo una
signora incontrata al primo turno che mi chiese di accompagnarla per abbassare
l’ansia della paura da ago… ci fa pubblicità con le altre persone….Ci fermiamo
anche alla accettazione e Gomitolo ha la bella idea di far notare che ora fanno
entrare anche gli animali (non io stupidi!!!!.. il furetto L ) … solite domande: “ma è vivo”? “cosa
mangia”? “come si chiama”? finche dopo la solita aggressione a Gomitolo
il furetto si rivolge verso l’addetta alla prima accettazione con una
“aggressione volante”: urla e risata generale!!!.... anche la coda alla
accettazione ha cambiato atmosfera… Gomitolo si sofferma con altri paziente che
conosceva e ci incamminiamo verso la dialisi. Una prima “smusatina” alla prima
stanza, ma con Gomitolo andiamo avanti e partiamo dalla quarta. Un po’ di
contatti e relazioni con i pazienti, di cui una gran parte ovviamente è
addormentata, il solito scambio affettuoso di parole con l’amico che ha fatto
la prova di morte più volte (“ma ora me lo hanno vietato, gli costo troppo di
prove altrimenti…”) e molta con il personale infermieristico: la “pet terapy”,
come la chiama Gomitolo, con il furetto funziona anche qui. Sono tutti piccoli
mezzi per abbattere qualche muro, creare relazione e attraverso il gioco
entrare in altre dimensioni, o restare “sul posto” ma con pensieri più lievi. All’uscita
inganniamo anche un infermiere ben messo di corporatura e scendiamo a prendere
la chitarra nell’armadietto, per dirigerci verso psichiatria.
La situazione all’inizio non è stata semplice, c’era molta tensione
soprattutto a causa di un paziente storico, molto aggressivo, che strillava e
rubava i soldi agli altri e accusava tutti di avergli preso il telefono. Anche
il personale non è proprio rilassato. Ci fermiamo con una ragazza, che si
addolcisce nel giocare e parlare con noi, il paziente chiede soldi anche a
noi e proviamo a spalleggiarci con Gomitolo per entrare nel gioco. Una
infermiera tirocinante all’inizio è abbastanza diffidente, alla prima
aggressione del furetto entra lei stessa nel gioco e fa da tramite con gli
altri…. Un po’ di magie, la musica, arriva il nostro amico M. e balliamo. Io mi
prendo la tirocinante (mica fesso Pasticca) e Gomitolo con Marco e balliamo
anche con la carrozzina…. Le urla dell’atro paziente, dopo un “ma andate a lavorare”,
diventano meno evidenti e anche il 112 non è più necessario. Allora M. chiede
subito una “Avvelenata”, che non può mai mancare con lui e, nonostante la poca voce
per il mal di gola, si parte con la chitarra e con Gomitolo, M. e la
tirocinante sembriamo subito un coro affiatato: il famoso coro dei clisteri
sfiatati! …. Ma la cosa bella e un po’ magica è che quando attacchiamo il
“Cielo in una stanza” sentiamo una voce da dietro che ci accompagna…. Il
ragazzo che aveva strillato fino all’ora cantava con noi….A questo punto
possiamo anche andare…. Oggi si consolida in me, confortato anche dal confronto
con Gomitolo, che il nostro lavoro, può e deve passare molto spesso, o sempre
più spesso, per il caregiver, il familiare e gli operatori, sia medici che paramedici.
Perché sono loro a subire gran parte delle conseguenze e dei vincoli della
malattia: la stanchezza, l’impegno, lo stress… spesso riusciamo ad agire
sul malato, sul paziente, ma se portiamo il nostro sorriso, la nostra
leggerezza, il nostro “pensare ad altro” anche agli operatori, questo si
ripercuoterà positivamente sui malati, perché con maggiore serenità e
leggerezza si cura meglio e si opera meglio che sotto stress e sotto il peso
della stanchezza. Questo è quello che ho notato nei turni fatti e questa è
anche la sensazione che ho avuto quando ci siamo trovati di fronte un primo
muro di scetticismo o, al meglio di indifferenza e sopportazione. Quando questo
scetticismo si è trasformato in partecipazione, anche il lavoro col paziente ne
ha subito un influsso positivo. La’ria diversa si avvertiva nei corridoi e
nella stanza. Scendiamo con buone sensazioni dentro. Un po’ di chiacchiere con
Gomitolo, qualche idea per il futuro e ci andiamo a cambiare… Io in realtà mi
tolgo solo il camice perché la giornata continua.
Pasticca
P.S. Lo so, qualcuno si chiederà perché questo report è
stato intitolato “L’ultimo giorno di Gomel….” … domanda e dubbio leciti… ma il
motivo è altrettanto semplice…. Avete letto i report densi di emozioni scritti
da Nuvola e Pan su questa bella… meravigliosa esperienza a Gomel in
Bielorussia… Ecco questa esperienza è a mio avviso un cammino, fatto di tante
tappe e percorsi, che inizia alcuni anni fa, che passa per l’incontro con Mi
illumino e per questo viaggio a Gomel che, per me, termina con questo turno,
non con l’arrivo a Firenze, avendo arricchito il nostro bagaglio umano,
di emozioni, di affetti, di conoscenze e facendo si che questo turno di oggi
sia a sua volta una nuova partenza, un nuovo inizio. Non è stato ne scontato,
ne facile e ne leggero il viaggio in Bielorussia. I tanti giorni in pulmino, le
prime difficoltà di relazione e legame con le persone della pubblica, i fitti
impegni… le uova (questa ve la spiegheranno Nuvola e Pan…). Ma Tutto questo è
stato ripagato molto di più delle mie personali aspettative, per il vissuto con
i compagni di viaggio, per l’incontro con delle persone che non avrei più
voluto lasciare, per le esperienze che ogni giorno, grazie soprattutto a loro,
abbiamo potuto fare. Non è sempre facile o scontato tornare da una esperienza
con il cuore pieno, la mente più leggera e la nostra parte esperienziale così
arricchita…. Le costole a quel punto contano il giusto, come si è rinunciato ad
una di esse per fare Eva, ci possiamo rinunciare per un’altra cosa così bella….
E poi tanto quella rotta era di Nuvola….Sentire i bambini ridere negli
spettacoli, sentire gli apprezzamenti “si vede che è tanto che lavorate assieme
(quando non avevamo nemmeno fatto una prova di tutto lo sketch), leggere il
sorriso e la partecipazione sul volto dei bambini e dei ragazzi incontrati
negli istituti, trovare ogni volta una strada diversa per comunicare con loro,
superando la temuta barriera della lingua, fosse questo grazie a un lazzo, una
magia, un gioco, una carezza, una musica…. Ce lo portiamo ormai dentro di noi e
speriamo di riuscire a trasferirvelo, per quanto possibile, nel nostro
incontro. La relazione fra noi tre, gli scherzi e le canzoni strillate con
Nuvola, le sintonia con Pan, il ballo magico con gli anziani sotto la neve che
Pan ha in modo molto semplice innescato, gli abbracci con le persone delle
associazioni, l’incontro e la collaborazione con l’associazione clown di Gomel,
la fortuna di aver potuto fare un turno assieme a loro per fermarsi poi la sera
a confrontarci sulle nostre esperienze, differenze, accomunate da questa
ciliegia rossa universale sul naso, il pomeriggio per le piazze di Cracovia ad
interagire con le persone assieme a PAN, l’arrivo a Auschwitz vestiti da clown
e poi continuando la visita con il vestito dentro di noi…Come in ospedale da
noi, anche a Gomel la sensazione e la conferma, che spesso il modo migliore per
arrivare al benessere del malato, sia esso un bambino o un adulto, passa per il
coinvolgimento del genitore (in questo caso prevalentemente una mamma), del
caregiver in generale, dell’operatore o del medico. Il dolore e il
sorriso parlano una lingua internazionale….Ecco tutto questo è arrivato al
turno di ieri e spero da li ripartirà, con le nuove emozioni e questa valigia
di esperienze, magicamente più ricca e altrettanto magicamente più leggera…
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