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martedì 22 aprile 2014

05 Aprile 2014



Report 5 aprile 2014, L’ultimo giorno di Gomel….
Primo turno con Gomitolo, una sostituzione di quella pasta d’uomo, anzi di quel pan di spagna di PAN!.... Son doppiamente contento, perché farò un altro turno (non previsto) e perché lo farò assieme a Gomitolo e potremo conoscerci meglio, interagire e fare questo percorso assieme…Quando Gomitolo me lo ha chiesto ho avuto 1,5 secondi di esitazione perché all’ora di pranzo dello stesso giorno sarei stato da solo a gestire una frotta di bambini di Milano 25 (la prossima volta venite anche voi?) ma la voglia e il cuore hanno detto subito sì (vero Gomitolo?...). Proprio il giorno prima avevo lavato il camice, reduce dal “lungo” (in tutti i sensi) viaggio… ma con una buona tecnica da casalinga clown la mattina il camice era pronto e lindo…Un po’ di trucco, qualche parola con Gomitolo e viaaaaaaa….. si salgono le scale verso la sala prelievi. Diciamo che siamo stati subito fortunati, all’entrata abbiamo trovato 3 o 4 future mamme (e un papà) e l’incontro è iniziato subito con una bella comunicazione, relazione e anche gioco. Pasticca e il furetto si sono accaniti subito contro Gomitolo (ma questo sarà il lei motive di tutta la mattinata). La future mamme sono molto dolci e aperte (se non ricordo male una conosceva bene Gomitolo) e anche il Papà sta subito al gioco dando spago a Pasticca, ignaro di quello che lo aspetterà!... : dovrà camminare e saltare con le scarpe legate, avrà un cappello fatto di bolle di sapone, subire magie e indovinelli, combattere con il furetto che invece alle mamme darà solo carezze e baci….  Quando ce ne andiamo il commento sarà “che bello! Il tempo questa volta è passato che non ce ne siamo nemmeno accorte…”. Direi bene… Ovviamente altri incontri, con una signora anziana accompagnata dalla figlia che troviamo quasi tutti i sabati e altri…. L’altro leit motive della mattinata sarà: “ma cosa mangia il furetto”?.... ;-) Gomitolo  entra in sala prelievi e troviamo sempre un bel rapporto con gli operatori. Rivedo una signora incontrata al primo turno che mi chiese di accompagnarla per abbassare l’ansia della paura da ago… ci fa pubblicità con le altre persone….Ci fermiamo anche alla accettazione e Gomitolo ha la bella idea di far notare che ora fanno entrare anche gli animali (non io stupidi!!!!.. il furetto L ) … solite domande: “ma è vivo”? “cosa mangia”? “come si chiama”?  finche dopo la solita aggressione a Gomitolo il furetto si rivolge verso l’addetta alla prima accettazione con una “aggressione volante”: urla e risata generale!!!.... anche la coda alla accettazione ha cambiato atmosfera… Gomitolo si sofferma con altri paziente che conosceva e ci incamminiamo verso la dialisi. Una prima “smusatina” alla prima stanza, ma con Gomitolo andiamo avanti e partiamo dalla quarta. Un po’ di contatti e relazioni con i pazienti, di cui una gran parte ovviamente è addormentata, il solito scambio affettuoso di parole con l’amico che ha fatto la prova di morte più volte (“ma ora me lo hanno vietato, gli costo troppo di prove altrimenti…”) e molta con il personale infermieristico: la “pet terapy”, come la chiama Gomitolo, con il furetto funziona anche qui. Sono tutti piccoli mezzi per abbattere qualche muro, creare relazione e attraverso il gioco entrare in altre dimensioni, o restare “sul posto” ma con pensieri più lievi. All’uscita inganniamo anche un infermiere ben messo di corporatura e scendiamo a prendere la chitarra nell’armadietto, per dirigerci verso psichiatria.
La situazione all’inizio non è stata semplice, c’era molta tensione soprattutto a causa di un paziente storico, molto aggressivo, che strillava e rubava i soldi agli altri e accusava tutti di avergli preso il telefono. Anche il personale non è proprio rilassato. Ci fermiamo con una ragazza, che si addolcisce nel giocare e parlare con noi, il paziente chiede soldi anche a noi  e proviamo a spalleggiarci con Gomitolo per entrare nel gioco. Una infermiera tirocinante all’inizio è abbastanza diffidente, alla prima aggressione del furetto entra lei stessa nel gioco e fa da tramite con gli altri…. Un po’ di magie, la musica, arriva il nostro amico M. e balliamo. Io mi prendo la tirocinante (mica fesso Pasticca) e Gomitolo con Marco e balliamo anche con la carrozzina…. Le urla dell’atro paziente, dopo un “ma andate a lavorare”, diventano meno evidenti e anche il 112 non è più necessario. Allora M. chiede subito una “Avvelenata”, che non può mai mancare con lui e, nonostante la poca voce per il mal di gola, si parte con la chitarra e con Gomitolo, M. e la tirocinante sembriamo subito un coro affiatato: il famoso coro dei clisteri sfiatati! …. Ma la cosa bella e un po’ magica è che quando attacchiamo il “Cielo in una stanza” sentiamo una voce da dietro che ci accompagna…. Il ragazzo che aveva strillato fino all’ora cantava con noi….A questo punto possiamo anche andare…. Oggi si consolida in me, confortato anche dal confronto con Gomitolo, che il nostro lavoro, può e deve passare molto spesso, o sempre più spesso, per il caregiver, il familiare e gli operatori, sia medici che paramedici. Perché sono loro a subire gran parte delle conseguenze e dei vincoli della malattia:  la stanchezza, l’impegno, lo stress… spesso riusciamo ad agire sul malato, sul paziente, ma se portiamo il nostro sorriso, la nostra leggerezza, il nostro “pensare ad altro” anche agli operatori, questo si ripercuoterà positivamente sui malati, perché con maggiore serenità e leggerezza si cura meglio e si opera meglio che sotto stress e sotto il peso della stanchezza. Questo è quello che ho notato nei turni fatti e questa è anche la sensazione che ho avuto quando ci siamo trovati di fronte un primo muro di scetticismo o, al meglio di indifferenza e sopportazione. Quando questo scetticismo si è trasformato in partecipazione, anche il lavoro col paziente ne ha subito un influsso positivo. La’ria diversa si avvertiva nei corridoi e nella stanza. Scendiamo con buone sensazioni dentro. Un po’ di chiacchiere con Gomitolo, qualche idea per il futuro e ci andiamo a cambiare… Io in realtà mi tolgo solo il camice perché la giornata continua.
Pasticca
P.S. Lo so, qualcuno si chiederà perché questo report è stato intitolato “L’ultimo giorno di Gomel….” … domanda e dubbio leciti… ma il motivo è altrettanto semplice…. Avete letto i report densi di emozioni scritti da Nuvola e Pan su questa bella… meravigliosa esperienza a Gomel in Bielorussia… Ecco questa esperienza è a mio avviso un cammino, fatto di tante tappe e percorsi, che inizia alcuni anni fa, che passa per l’incontro con Mi illumino e per questo viaggio a Gomel che, per me, termina con questo turno, non con l’arrivo a Firenze,  avendo arricchito il nostro bagaglio umano, di emozioni, di affetti, di conoscenze e facendo si che questo turno di oggi sia a sua volta una nuova partenza, un nuovo inizio. Non è stato ne scontato, ne facile e ne leggero il viaggio in Bielorussia. I tanti giorni in pulmino, le prime difficoltà di relazione e legame con le persone della pubblica, i fitti impegni… le uova (questa ve la spiegheranno Nuvola e Pan…). Ma Tutto questo è stato ripagato molto di più delle mie personali aspettative, per il vissuto con i compagni di viaggio, per l’incontro con delle persone che non avrei più voluto lasciare, per le esperienze che ogni giorno, grazie soprattutto a loro, abbiamo potuto fare. Non è sempre facile o scontato tornare da una esperienza con il cuore pieno, la mente più leggera e la nostra parte esperienziale così arricchita…. Le costole a quel punto contano il giusto, come si è rinunciato ad una di esse per fare Eva, ci possiamo rinunciare per un’altra cosa così bella…. E poi tanto quella rotta era di Nuvola….Sentire i bambini ridere negli spettacoli, sentire gli apprezzamenti “si vede che è tanto che lavorate assieme (quando non avevamo nemmeno fatto una prova di tutto lo sketch), leggere il sorriso e la partecipazione sul volto dei bambini e dei ragazzi incontrati negli istituti, trovare ogni volta una strada diversa per comunicare con loro, superando la temuta barriera della lingua, fosse questo grazie a un lazzo, una magia, un gioco, una carezza, una musica…. Ce lo portiamo ormai dentro di noi e speriamo di riuscire a trasferirvelo, per quanto possibile, nel nostro incontro. La relazione fra noi tre, gli scherzi e le canzoni strillate con Nuvola, le sintonia con Pan, il ballo magico con gli anziani sotto la neve che Pan ha in modo molto semplice innescato, gli abbracci con le persone delle associazioni, l’incontro e la collaborazione con l’associazione clown di Gomel, la fortuna di aver potuto fare un turno assieme a loro per fermarsi poi la sera a confrontarci sulle nostre esperienze, differenze, accomunate da questa ciliegia rossa universale sul naso, il pomeriggio per le piazze di Cracovia ad interagire con le persone assieme a PAN, l’arrivo a Auschwitz vestiti da clown e poi continuando la visita con il vestito dentro di noi…Come in ospedale da noi, anche a Gomel la sensazione e la conferma, che spesso il modo migliore per arrivare al benessere del malato, sia esso un bambino o un adulto, passa per il coinvolgimento del genitore (in questo caso prevalentemente una mamma), del caregiver in generale, dell’operatore o del medico.  Il dolore e il sorriso parlano una lingua internazionale….Ecco tutto questo è arrivato al turno di ieri e spero da li ripartirà, con le nuove emozioni e questa valigia di esperienze, magicamente più ricca e altrettanto magicamente più leggera…

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