REPORT DELLA MISSIONE
IN BIELORUSSIA 13/23 MARZO 2014
PRIMA PARTE DA GIOVEDI'
13 A SABATO 15 (IL VIAGGIO E L'ARRIVO A HOMEL)
Partiamo da Empoli il
giovedì 13 Marzo 2014 alle 16.30, dovevamo partire alle 15 ma
essendo 18 persone, dovendo portare le strisce ai bimbi per la
misurazione del diabete da radiazioni e dovendo caricare tutto su due
pulmini partire in ritardo è quasi normale. Pan e Pasticca ci
aspettano all'autogrill di Firenze nord e aspettano più di un ora
vestiti da clown in mezzo al nulla, partiamo un poco ansiosi, tra il
ritardo, i tre giorni di pulmino da fare e l'esperienza nuova la
tensione si avverte subito, inoltre noi tre ci sentiamo estranei
perché gli altri 15 fanno tutti parte della pubblica assistenza e
quindi alla partenza siamo due gruppi divisi e questo si avverte a
pelle, il disagio si tocca e si percepisce chiaro ma si percepisce
molto anche la voglia da parte nostra di mescolarsi, di miscelarsi,
di formare un gruppo, ma non è stato facilissimo il primo giorno di
viaggio. La prima notte la passiamo in pulmino dormendo mentre
viaggiamo, ci fermiamo per qualche sosta per il bagno e il cibo ma
tiriamo dritti fino in Polonia, arriviamo in Polonia il pomeriggio
del venerdì, la tensione aumenta, il gruppo è stanco e stressato e
ancora non unito, mangiamo divisi e qualche scazzo si vede e si sente
chiaro nell'aria, sia fra di loro che fra loro e noi, cerchiamo di
concentrarsi su come pacificare le cose, su come amalgamarsi e
capiamo che questa è il nostro primo compito clown della missione.
La sera mangiamo e dormiamo in un albergo in Polonia, dopo cena io e
i clown parliamo con Eleonora, la presidente della pubblica
assistenza che è in viaggio con noi, cerchiamo di capirsi,
comprendersi, volersi bene e già dal mattino dopo sentiamo i primi
cambiamenti, siamo più uniti, ancora non un gruppo ma due gruppi che
cercano unione. Viaggiamo dal mattino alle 9 del sabato mattina fino
alle 11 quando arriviamo alla frontiera fra Polonia e Bielorussia,
dobbiamo passare due dogane, non far vedere le striscette per il
diabete che portiamo dietro e passare indenni, la tensione aumenta ma
la frontiera polacca la passiamo in un oretta, adesso c'è quella
difficile, la Bielorussa, ci controllano abbastanza ma va tutto bene,
ci mettiamo tre ore e mezzo ma passiamo, adesso sono le 15 e noi
siamo in Bielorussia, siamo entrati tutti noi, le striscette e non
abbiamo avuto problemi, ci rilassiamo, siamo felici ma anche stanchi
del viaggio, sono tre giorni che stiamo in un pulmino tutti attaccati
e stretti, pieni di bagagli e con poco spazio vitale ma io Pan e
Pasticca abbiamo fatto le prove dello spettacolo che faremo, abbiamo
cantato dal vivo tutto il repertorio italiano e straniero di canzoni
che conoscevamo per alleviare il viaggio e abbiamo giocato e
scherzato con tutti, stiamo iniziando a fare gruppo, ci consideriamo
di più, ci prendiamo più cura gli uni degli altri e proviamo a
farlo con rispetto e amore, ancora a volte forzato ma almeno ci
proviamo.
Alle 15, come dicevo
prima, entriamo in Bielorussia, rimettiamo avanti gli orologi di due
ore e continuiamo a viaggiare, abbiamo ancora diverse ore di strada
da fare, arriviamo a Gomel (Homel in bielorusso) alle 22 circa, ci
aspettano Vittoria (una delle interpreti che già conosciamo), Valery
(che è la prima bimba aiutata dal progetto di sostegno dei bimbi
diabetici bielorussi e dalla quale prende il nome il progetto Valery
appunto) e sua mamma, Valery adesso è una ragazza grande e sta bene
nonostante i problemi di salute e il luogo inquinato dove vive.
Tira un vento freddo ma
Vittoria è bella e sorride, decido di scendere dal pullman già
vestito da clown (in realtà ho fatto tutto il viaggio vestito da
clown ma nelle ultime due ore di viaggio mi sono vestito completo con
il cappello a cilindro e indossando il naso anche se stare col
cilindro in pullman è davvero scomodo ma dovevo abituarmi a stare
così tutta la settimana per poter meglio entrare in empatia con il
paese che stavamo attraversando). Vittoria mi riconosce subito, mi
chiama per nome e mi dà il benvenuto, e così grazie a questi
semplici gesti mi sento già a casa, quanto è importante
l'accoglienza lo si capisce meglio quando siamo noi a dover essere
accolti anziché dover accogliere.
La prima tappa del
viaggio è all'associazione diabetici, arriviamo, scarichiamo le
scatole di striscette nella loro sede (il giorno dopo saranno
contate, divise per i vari bambini e consegnate da noi e da loro
insieme). Loro ci aspettano sorridenti, hanno preparato per noi
biscotti, caffè, the e panini. Io prendo del caffè caldo, ma è
caldo davvero, aiuta e rigenera, l'ambiente è davvero familiare e io
sento che potrei davvero stare con loro delle ore. L'accoglienza per
il nostro gruppo clown è davvero bella, sinceramente quasi
inaspettata perché per noi è la prima volta mentre gli altri son
venuti qua tutti gli anni da 20 anni a questa parte, non tutti loro
ma la loro associazione si. Io non pensavo davvero che ci dedicassero
del tempo solo per noi già da subito, invece Vittoria traduce e una
responsabile bielorussa ci dà il benvenuto, dice che noi per loro
siamo una bella sorpresa, e io penso: saremo all'altezza delle
aspettative? Ci chiedono di fare subito il giorno dopo due spettacoli
di 1 ora per i bambini, prima quelli seguiti dal progetto valery,
alle 11, e poi alle 14 per gli altri, sono tanti, oltre cento al
mattino, qualcuno meno al pomeriggio e noi diciamo che saremo lieti
di farlo, loro chiedono se siamo stanchi e se ce la facciamo a
iniziare già dal giorno dopo, io rispondo senza neanche pensarci che
abbiamo fatto tre giorni di pulmino solo per incontrarli e che
possono chiederci di lavorare anche 16 ore al giorno, avremo dopo il
tempo per riposarci (quanto era profetica questa mia frase lo capisco
solo adesso al mio rientro). Loro sono grati e contenti della
risposta, sorridono e ringraziano, poi chiedono se vogliamo lavorare
con gruppi di bimbi o con i singoli, io rispondo che devono decidere
loro, siccome ci sono dei bimbi col cancro al sangue e con loro
possiamo stare solo 5 minuti per ragioni di salute io dico che ciò
che ci importa è rispettare loro e la loro malattia, se sono 130
così noi dedicheremo loro anche tutta una giornata visitandoli uno a
uno. Ci propongono poi uno scambio con dei clown-dottori bielorussi,
diciamo che siamo felici di questo incontro prezioso e domani vedremo
come e cosa fare perché non abbiamo ben capito se dobbiamo lavorare
insieme o meno, domani vedremo. Poi ci portano in albergo verso
mezzanotte, facciamo ancora delle prove veloci in camera, 1 ora
circa, per lo spettacolo del giorno dopo e andiamo a letto. Io ho
ancora l'adrenalina alta e non ho sonno, proverò a andare a letto ma
l'eccitazione e l'emozione sono alte davvero. Prima di dormire
facciamo le nostre preghiere della sera (io e Pan per chi non lo sa
siamo buddisti) per riuscire ad avere una buona comunicazione con
tutti loro il giorno dopo. Condividiamo adesso le risposte di Patch
alle mie lettere che ci incoraggiano, leggiamo una poesia sul
viaggio che mi ha mandato un'amica prima di partire e che io ho
portato dietro e andiamo davvero a letto. Il giorno dopo sarà una
giornata intensa e avremo l'occasione per la prima volta di
sperimentare davvero se riusciamo a superare le barriere della
lingua, della cultura con loro e a incoraggiarli davvero
profondamente grazie al nostro spirito e al nostro naso rosso.
Abbiamo portato tante cose ma soprattutto tanto amore, dedizione e
speranza di poter davvero fare la differenza.
SECONDA
PARTE...LA DOMENICA
DOMENICA 16 MARZO 2014
Oggi prima giornata di
visite e di spettacolo, ci chiedono di fare 1 ora dio spettacolo
clown per due gruppi, uno al mattino (quelli del progetto Valery) e
uno al pomeriggio (quei bambini ancora al di fuori dal progetto
Valery per mancanza adozioni a distanza). Andiamo a fare colazione
io, Pan, Pasticca e mia mamma, io e Pan arriviamo prima degli altri e
iniziamo ad ordinare, ordinare è un parolone a dire il vero, nessuno
parla inglese oo francese e noi non sappiamo una parola di russo a
parte un due e tre...ma un due e tre di cosa se non si sa dire
niente? Allora iniziamo a parlare, la cameriera ci guarda e non
capisce, poi viene sopraggiunta da un colpo di genio...e mi da un
menu..io lo apro...tutto in cirillico, siamo daccapo...Pan disegna
una gallina e un uovo su un foglio, io tiro fori di tasca il maiale
di gomma e in due minuti si fa colazione con uova e prosciutto.
Usciamo dall'albergo e saliamo sul pulmino per andare nella sala che
hanno affittato per fare lo spettacolo ai bambini diabetici, io sono
terrorizzato dal fatto di non sapere se riusciremo a comunicare ma
appena arriviamo già tutti i bambini del progetto Valery sono seduti
ad aspettarci con le loro famiglie, dopo lo spettacolo consegneremo
le striscette suddivise in pacchi per ogni bambino. Iniziamo a
guardare prima il loro spettacolo di benvenuto per noi, Valery canta
per noi e lo fa molto bene, poi viene il turno di altri ragazzi che
ballano hip hop, adesso tocca a noi. Inizio io andando al microfono,
mi tolgo il naso, il cappello clown e, grazie a Vittoria,
l'interprete, faccio un intervento di due minuti spiegando loro cosa
è il progetto m'illumino d'immenso, ringrazio la pubblica assistenza
di Empoli per averci portato in Bielorussia e dico che offriremo loro
uno spettacolo clown. A questo punto Pan e Pasticca iniziano le gags
che si erano preparati, principalmente mimiche, i bambini capiscono
subito, ridono, si divertono, la tensione si scioglie, iniziano a
urlare il nome di Pasticca quando Pan lo cerca e non lo trova,
interagiscono bene e tutto in me inizia a sciogliersi, la tensione e
la preoccupazione. Passiamo allo spettacolo dei burattini lirici con
il cane e la giraffa che cantano Libiam dai lieti calici tratto dalla
Traviata , poi altri due pupazzi cantano il pezzo del flauto magico
di Papageno e Papagena e funziona, due ragazzi che facevano hip hop
sono là a tenere il telo per i burattini e lo fanno volentieri,
interagiamo con loro e ci capiamo a gesti e sguardi, pare quasi
impossibile si comunichi ma capiscono tutto con una rapidità
sorprendente per me. Adesso facciamo un pezzo comico a tre sulla
musica coinvolgendo una signora del pubblico e un bambino e va tutto
bene, sbagliamo noi qualche passaggio ma alla fine torna tutto.
Adesso mentre l'associazione inizia a distribuire le striscette ai
bambini noi facciamo dei palloncini per loro e interagiamo
liberamente per la sala. I bambini si sono sciolti molto e ci
avviciniamo, baci , abbracci, e li salutiamo mentre escono, per
essere la prima cosa fatta siamo soddisfatti del risultato. Facciamo
una pausa caffè mentre aspettiamo l'altro gruppo del pomeriggio,
arrivano, rifacciamo anche a loro lo stesso spettacolo e va tutto
bene, a loro consegniamo anche i primi nasi rossi che ci ha offerto
per la missione il clown e clown festival di Monte San Giusto,
siccome abbiamo portato più striscette del previsto riusciamo a
darle anche a qualche bambino non previsto e questo è molto bello, a
loro servono davvero tanto e fanno la differenza tra vivere bene o
vivere male. Usciamo dalla sala e ci troviamo davanti a una scena
meravigliosa, sembra di essere in un film di Fellini, il parco fuori
dalla sala si è popolato, è iniziato a nevicare ma è arrivato un
tizio con un tavolo e la musica, copre le casse con una plastica per
non sciuparle e mette musica da ballo, decine di anziani, donne e
uomini, stanno ballando sotto la neve, viene quasi le lacrime a
guardarli da come son belli, ridono, ballano e si divertono...io
chiedo all'interprete che succede e lei risponde semplicemente: si
vogliono scaldare e divertire, così ballano, noi lo facciamo
spesso...che bello è? Vai in un parco mentre nevica e trovi gente
dai 70 anni ai 90 e più che ballano contenti...decidiamo di ballare
con loro, io, Pan e Pasticca invitiamo tre signore ultra settantenni,
loro accettano subito, ballano con noi (noi siamo vestiti da clown e
non parliamo la loro lingua e sicuramente non sanno che cosa facevamo
là quel giorno ma hanno detto: mi chiedono di ballare e io ballo),
ridono, hanno denti d'oro e catene al collo, cappelli di lana grossa
perché fa freddo davvero, ma quelle reggono, io schianto ma loro
appena schiantato me prendono un altro signore e continuano a
ballare, montiamo sul pulmino per andare all'associazione diabetici
dove ci stanno aspettando e le salutiamo, le lasciamo là che
volteggiano felici sotto la neve , uno spettacolo che scalda davvero
il cuore. Arriviamo all'associazione diabetici e ci hanno preparato
la cena, sono le 17,30 ma noi abbiamo fame, così ceniamo con loro,
siamo di nuovo in famiglia come la sera prima, vediamo che ci sono
più bottiglie di vodka che d'acqua, io provo a berla ma è troppo
forte, loro versano però e così ribevo, dalla terza vodka in poi
riesco a berla meglio anche se ancora a stento. Decidiamo con
Vittoria e gli altri clauni il programma di domani, al mattino saremo
solo noi clown e andremo a visitare un istituto di bambini
cerebrolesi insieme a Vittoria, nel pomeriggio ci riuniremo agli
altri e andremo in un centro per bambini disabili. Arriva una
signora con suo marito e porta una bottiglia di liquore scuro, vodka
alle erbe fatta in casa, la versa a tutti...in confronto quell'altra
bevuta fino ad adesso era acqua fresca, brindiamo con loro, noi dai
bicchieri, il marito della signora direttamente a garganella dalla
bottiglia, io assaggio e mi si apre una casello autostradale nello
stomaco con tanto di addetto alla riscossione e sistema telepass
incorporato...a stento arrivo vivo in albergo alle 21, scrivo
brevemente le riflessioni del giorno e vado a letto aspettando con
ansia il giorno dopo per incontrare altri volti, fare altre
esperienze e aumentare lo scambio tra popoli grazie al clown.
TERZA PARTE..IL LUNEDI'
LUNEDI' 17 MARZO 2014
Il
lunedì siamo andati in un istituto per bambini cerebrolesi, ci
aspettavano in una stanza tutti insieme, eravamo preoccupati che non
tutti capissero ma poi è andata bene, abbiamo fatto lo spettacolo
completo, abbiamo regalato i nasi e fatto anche i palloncini per
loro. Il posto era ben tenuto, colorato e pulito, i bambini e i
ragazzi sono trattati bene, dopo lo spettacolo abbiamo cercato con
loro un contatto diretto uno a uno perché questo è ciò che
desideriamo fare, ossia comunicare con una persona per volta, fare lo
spettacolo va bene ma inizia a mancarci il contatto diretto persona a
persona, cuore a cuore per poterli incoraggiare e sentirli da vicino,
ognuno di loro ha problematiche differenti e non si può sempre fare
una cosa che vada bene per tutti. Una ragazza che era in carrozzina
sbavava parecchio, sono stato con lei almeno 15 minuti a guardarla e
toccarle la mano, ogni tanto le pulivo la bocca con la manica del mio
camice clown per farle arrivare, sia a lei che alla madre, che
sembrava imbarazzata da questo sbavare di sua figlia, che andava
bene, che non era un problema ma un'occasione di stabilire un
contatto più profondo e sincero, mi piace fare così perché non
tutti lo farebbero avendo paura magari che non sia corretto, ma
questo piccolo gesto invece porta con sé un grande rispetto
dell'altro e un'unione profonda, significa per me non è un problema,
ti pulisco coi miei vestiti anziché col tuo bavaglio perché a me
non fa impressione, di solito loro apprezzano questo, che non hai
timore dei loro disagi e li vivi con naturalezza, quindi di solito lo
faccio e anche stavolta è servito a rilassare entrambe e stabilire
un contatto sincero.
In
questo istituto abbiamo conosciuto per la prima volta alcuni
dottori-clown bielorussi perché una di loro lavora là dentro,
abbiamo parlato con loro dopo il nostro intervento, erano soddisfatti
di come è andato e ci hanno proposto di lavorare in ospedale
insieme a loro mercoledì, abbiamo accettato volentieri questo
scambio, abbiamo anche deciso di regalare loro sia i palloncini che i
nasi da clown che avanzeranno da questa missione in maniera da
lasciare loro qualcosa di concreto della nostra visita in
Bielorussia. Ci siamo salutati abbracciandoci con affetto sincero e
dandoci appuntamento per mercoledì. Siamo andati a mangiare qualcosa
e a incontrare gli altri del gruppo per andare tutti insieme al
pomeriggio nell'istituto per disabili che dovevamo visitare.
Siamo
arrivati nel primo pomeriggio in questo nuovo istituto, era freddo e
nevicava anche, siamo entrati e abbiamo avvertito subito un senso di
chiusura, corridoi lunghi, tutti vuoti, colorati, ma la sensazione
era strana, come di rigidità. La direttrice ci ha accolto, fatto
mettere le nostre cose in una stanza e poi ci ha portato a visitare
l'istituto prima di fare lo spettacolo, ci ha portato nella stanza
del cucito, una stanza grande con tante macchine da cucire dove i
ragazzi imparano a fare delle cose di sartoria, lavoretti con ago e
filo e roba del genere, c'erano due bimbe che stavano facendo dei
lavoretti, appena siamo entrati le abbiamo salutate ma erano distanti
con lo sguardo e stavano sulle sue quindi le abbiamo lasciate in pace
e abbiamo continuato il giro dell'istituto, ci hanno portato in una
classe dove una maestra stava facendo lezione a una decina di
ragazzi, appena aperta la porta la direttrice ha detto una frase in
russo e tutti si sono alzati in piedi come quando entra il preside,
noi ci siamo sentiti in imbarazzo ma Pan ha avuto una botta di genio
clauno, si è messo in piedi accanto a un ragazzo dietro al banco e
ha guardato noi, io subito mi son messo in piedi acanto a un altro
ragazzo in prima fila, gli ho messo il mio cappello e mi son seduto
accanto a lui guardando quelli sulla porta e facendo finta d'essere
uno studente imbarazzato, si è sciolto subito il gelo e tutti
ridevano, la maestra no, lei ci avrebbe impalato volentieri ma ha
fatto buon viso a cattivo gioco, è partito allora Pasticca e mi ha
chiamato alla lavagna per interrogarmi, io ho disegnato un sole, lui
ha detto non va bene, allora ho aggiunto gli occhi e la bocca e son
tornato a posto, a Pasticca ancora non andava bene e mi ha
rimproverato in un linguaggio strano, allora son tornato alla lavagna
e ho aggiunto le orecchie, poi abbiamo regalato qualche naso da
clown, siccome a un bimbo non gli stava fermo l'ho incollato con la
colla da carta per scherzo, insomma siamo dovuti uscire prima che la
maestra ci mordesse. A quel punto siamo andati nella sala dello
spettacolo e abbiamo trovato almeno 80 bambini messi tutti a sedere
davanti al palco del teatro, alcuni erano vestiti da militari e
sinceramente facevano impressione, ci siamo guardati e ci siamo messi
a sedere, loro hanno fatto per noi uno spettacolo di danza, quelli
vestiti da militari erano vestiti così per la scena del ballo con le
ragazze, ci siamo sentiti un poco meglio a sapere che non si
vestivano così sempre ma resta il fatto che quando devono vestirsi
eleganti la divisa militare rientra nelle scelte e non ci è sembrata
una bella cosa, ma loro fanno così e a noi va bene, è un paese
diverso, avranno usanze diverse.
I
ragazzi e le ragazze ballavano e cantavano bene, poi noi abbiamo
fatto il nostro spettacolo, mentre Pan e Pasticca lavoravano io stavo
coi ragazzi, mi ci sdraiavo sopra, scherzavo con loro e alla fine
siamo riusciti a stemperare la tensione e la rigidità. Resta il
fatto triste che non abbiamo incontrato tutti i ragazzi dell'istituto
ma solo i meno gravi, quelli più gravi stanno in un'ala separata e
non visitabile perché deformati, questo ci è dispiaciuto perché
noi desideravamo incontrare tutti, forse gli altri ne avrebbero avuto
ancora più bisogno ma dobbiamo rispettare le regole dell'istituto se
desideriamo tornare là dentro un'altra volta, magari la prossima
volta chiederemo di vedere tutti, prima si deve stabilire un rapporto
di fiducia per cui questa volta siamo stati zitti e abbiamo cercato
di fare del nostro meglio, magari l'anno prossimo, se torneremo,
riusciremo a fare anche questa cosa, si inizia sempre un passo per
volta. Oggi ci hanno spiegato che in Bielorussia il regime ha deciso
che gli handicap, quelli in carrozzina etc. non possono uscire per
strada perché non devono essere visti, l'idea che si deve avere è
di un paese sano e sereno, è solo apparenza ma queste persone stanno
sempre chiuse in istituto da quando nascono, hanno istituti belli,
ampi e con bei giardini ma sempre chiusi là dentro sono, questo ci è
dispiaciuto parecchio ma non possiamo cambiare un paese e un'idea di
disabilità in 4 giorni per cui ce lo siamo segnati sul cuore e
dentro il naso e ce lo siamo portati a casa come una cosa da iniziare
a parlarne la prossima volta, un passo per volta, un piccolo passo
per volta ma determinati alla risoluzione, a fare la differenza, a
sentirsi in grado di agire e cambiare col naso rosso anche queste
cose, per adesso è un sogno solamente, poi vedremo.
Siamo
andati a prendere un caffè e un thè offertoci dall'istituto e ci
siamo accorti che la nostra interprete Vittoria inizia ad avere
problemi con la pubblica assistenza e con l'organizzazione di questo
viaggio, non ho capito bene il problema quale fosse e neanche mi
interessa perché non è cosa mia l'organizzazione, a me interessa
però che Vittoria stia bene perché se lo merita, perché è una
persona splendida e ci tengo a lei, allora ho provato a prenderla da
una parte e a incoraggiarla, stava piangendo e questa cosa mi faceva
male, lei si stava impegnando tanto per noi, volevo renderle qualcosa
indietro, lei era chiusa però, un muro, e non voleva parlare e
allora ho deciso di aprire il cuore, di spalancarlo come faccio
quando devo accogliere una sofferenza che non capisco da dove
origina, la abbraccio, le tocco le mani e le carezzo i capelli, cerco
di trasfonderle pace e la sensazione che di me si può fidare, lei
dice che sta soffrendo e non vuole parlare, allora decido di fare ciò
che faccio quando non c'è alternativa, mi privo di una cosa per me
davvero importante e la regalo all'altro, così prendo dal mio
taschino da dottore clown la renna che mi ha regalato una cara amica
diversi anni fa e che non ho mai voluto dare a nessuno nonostante io
regali spesso le mie cose e nonostante in tanti me l'abbiano chiesta
negli anni, a quel regalo di Francesca ci tengo davvero e mi
accompagna da anni, così la prendo e le dico: ti lascio lei per
farti compagnia, lei dice no, questa è tua non posso accettarla, io
le dico, tienila stasera e me la rendi domani, così lei la prende,
sorride un poco e esce con la mia renna in mano. Usciamo, nevica e fa
freddo, montiamo sul pulmino e io mi metto a sedere accanto a
Vittoria, le carezzo i capelli e poi le dico: questa renna sono anni
che mi accompagna in ospedale, è carica di tanta roba bella davvero
e ha aiutato tante situazioni a sciogliersi, non l'ho mai regalata a
nessuno e ci tengo tanto, per favore prendila per tua figlia Diana,
non l'ho mai regalata ma probabilmente questo è perché doveva
trovare il luogo e la persona adatta, adesso l'ha trovato e resta qua
con voi. Vittoria adesso è aperta, si confida, esce una bellezza da
dentro di lei commovente, sincera e veramente bella e io penso: è
successo ancora il miracolo dello scambio umano profondo. Da quel
momento io e Vittoria quando parliamo con le persone e lei traduce le
mie cose siamo una cosa sola, se io piango lei traduce piangendo se
io rido lei traduce ridendo, e non lo fa perché lo deve fare ma
perché lo sente davvero e si percepisce, questo per me è uno dei
punti di svolta della missione, da adesso lo spirito di m'illumino
uscirà sempre di più grazie a Vittoria, raggiungerà tutti quelli
che incontro e io inizio a sentirmi a disagio con chiunque altro
traduca le mie cose e sento profondamente che solo lei può tradurre
per me e per gli altri due clauni, di questo noi abbiamo bisogno, di
lei che traduce, quando lei lo fa io mi sento tranquillo e mi sembra
di lavorare a casa mia, quando lo fanno gli altri faccio una fatica
enorme, da quell'istante decido che ogni volta che sarà possibile
per lei esserci sarà lei a trasmettere e portare m'illumino in
Bielorussia e così è stato davvero, fino all'ultimo giorno, fino ad
accompagnarmi in ospedale quando ho avuto problemi il penultimo
giorno, Vittoria è la persona che porterà m'illumino in Bielorussia
col suo modo speciale di trasmettere.
QUARTA PARTE..IL
MARTEDI'
MARTEDI' 18 MARZO 2014
Martedì
abbiamo iniziato la giornata andando a visitare un centro per bambini
cerebrolesi, è stata probabilmente la mattinata più intensa, bella
e ricca di emozioni di tutta la nostra missione. In questo istituto è
ricoverata anche la figlia della direttrice, entrambe sono donne
straordinarie, la figlia ha gravi problemi ma la madre dirige
quell'istituto con una umanità, un cuore e un coraggio che
raramente ho visto, quella è davvero un oasi felice per chi ha gravi
problemi sia di salute che mentali, è amato, rispettato e
incoraggiato e questo si avverte solo entrando. Entro e chiedo di
andare in bagno e in bagno trovo una gabbietta con un coniglio che
sta facendo colazione, si fa toccare, accarezzare ed è proprio
bellino, penso: via stamani si inzia bene. Andiamo nella sala dove ci
aspettano i ragazzi e le ragazze dell'istituto con le operatrici e un
operatore, sono tutti molto tranquilli anche se ancora un poco sulle
sue perché non ci conoscono ancora. Stamani abbiamo deciso che
priviligeremo il contatto diretto allo spettacolo e così abbiamo
preparato solo tre trucchi di magia a testa per dedicare poi più
tempo alle persone con il contatto personalizzato in base alle loro
esigenze. Facciamo lo spettacolo coinvolgendo anche i ragazzi, mentre
uno di noi fa le magie gli altri socializzano con le persone e si crea
davvero una bella atmosfera familiare, i ragazzi interagiscono
volentieri con noi e anche il personale sembra divertirsi e
apprezzare la cosa, da ultimo Pasticca coinvolge nell'ultimo numero
anche l'operatore uomo che li per li ci avrebbe ammazzato perché non
voleva mettersi al centro dell'attenzione ma Pasticca lo coinvolge
con garbo, lui si convince e si fa anche mettere una cuffia in testa,
ride e si diverte anche se solo per qualche minuto, poi fa capire
chiaramente che lui per la mattinata ha già dato e desidera essere
lasciato in pace. Iniziamo a suonare per loro con la clavietta, a
loro piace, mettiamo musica con lo stereo e loro iniziano a ballare
con noi, la figlia della direttrice, una ragazzona di quasi 20 anni
che cammina male, mi abbraccia e balla con me, mi stringe e sorride,
dice che sono suo e non vuole balli con gli altri, così balliamo
insieme qualche minuto, mi giro e vedo gli occhi di sua madre, che
adesso è solo madre e non più direttrice, che apprezza ed è grata,
allora la prendo da parte insieme a Vittoria e le dico che la
ringraziamo di averci fatto entrare e lavorare per loro, le dico che
è un bel posto e che sua figlia è spettacolare, lei ringrazia ma
entrambi sappiamo che non c'è da ringraziare, si è creata una
atmosfera magica perché tutti, noi e loro, ne avevamo bisogno e lo
desideravamo e questo quando succede è molto bello davvero, son
momenti poetici che restano impressi nel cuore e ti scaldano per la
prossima volta. Mi giro e vedo una ragazza che avrà si e no 22 anni,
lei è in carrozzina ma apparentemente non ha niente altro come
problema, è molto bella ma poco sorridente, mi avvicino, provo il
contatto ma resta un poco sulle sue, aspetto ancora del tempo, piano
piano si scioglie, mi dice il suo nome e io mi domando: ma una
ragazza così che ci fa in qua dentro? Questa dovrebbe stare fuori,
giocare con gli amici, fidanzarsi, lavorare...non ha patologie che
glielo vietano, e poi con chi parla qua dentro? Gli altri ragazzi non
hanno problemi lievi come lei, decido di parlare con lei cuore a
cuore in maniera più profonda e sincera per poterle far sentire
davvero un incoraggiamento giusto per lei, prendo la carrozzina, la
spingo in un corridoio lontano dagli altri, la metto vicino a una
poltrone, chiamo Vittoria e mi siedo accanto a questa ragazza, le
prendo una mano e chiedo a Vittoria di tradurre per me. Le domando se
è cattolica o protestante, lei risponde protestante, io le dico che
non sono né cattolico né protestante ma so che la preghiera e
l'incoraggiamento cuore a cuore hanno un forte significato e servono
molto, prendo dalla tasca del camice il mio album di foto e ricordi
personali che porto sempre dietro e le metto in mano un piccolo
santino di metallo con una preghiera cattolica e le dico che quello
apparteneva a mia nonna, le dico che mia nona è morta a novembre e
che per me era una persona molto importante, le racconto le mie
malattie e le dico che mia nonna ogni giorni, ogni singolo giorno
della sua vita per quasi 42 anni mi ha detto che ero bello, che ero
simpatico, che avrei potuto fare qualunque cosa desiderassi, lo ha
detto talmente tante volte e con tanta convinzione che io alla fine
non ho potuto far altro che crederci, le ho messo quel ricordo di mia
nonna in mano e glielo ho regalato dicendole: qua dentro c'è proprio
quell'energia là, quella che dice ogni giorno ce la puoi fare,
quella che dice che sei bella, quella che dice che vai bene sempre e
comunque indipendentemente da come stai, quella che spero da oggi in
poi ti accompagnerà sempre, non so se io e te in questa vita ci
rivedremo ma adesso hai un pezzo dell'energia che mi ha fatto
restare vivo, aiuterà anche te perché te lo meriti, a quel punto
io piangevo, Vittoria anche e la ragazza era serena e commossa,
grazie a Vittoria son riuscito a fare ciò che di solito faccio qua
quando capita, ossia incoraggiare anche con i gesti e le parole, la
riporto a posto, guardo Vittoria e mi viene spontaneo chiederle: ma
lei che ci fa qua? A quel punto è stato necessario uscire di scena
dieci minuti perché non reggevo più, sono andato in giardino al
freddo a far uscire rabbia e lacrime di semi-impotenza. Dopo 10
minuti son tornato dentro e ho continuato con gli altri, prima di
andarmene ho chiesto a quella ragazza cosa faceva nella vita e lei ha
detto che era in istituto per una decina di giorni perché, testuali
parole, i miei genitori a volte devono riposarsi, non è facile avere
in casa una ragazza coi miei problemi. Mi sono chiesto quali fossero
questi problemi, certo la carrozzina non è divertente ma non mi pare
insormontabile, comunque lei ha detto che voleva studiare per poter
lavorare con chi aveva le sue difficoltà di movimento e aiutare gli
altri a superarle, m'è parsa parecchio avanti come ragionamenti.
Dopo mi hanno spiegato cosa le era successo, ossia che era uno
“scherzo” degli amici, hanno chiuso lei e il fidanzato in auto e
l'hanno avvelenati coi gas di scarico per scherzo...lui era morto e
lei era in carrozzina...che begli amici e che scherzi simpatici è?
Nel
pomeriggio siamo andati in un istituto cattolico gestito da un prete
per ragazzi fortemente disabili, probabilmente i più gravi che
abbiamo incontrato nel nostro viaggio, il luogo era molto bello, ampi
giardini colorati, casette realizzate con gusto ma si avvertiva
chiusura, forse il luogo più chiuso che abbiamo visitato, la
sensazione era strana, ci hanno fatto entrare in una sala dove
avevano riunito la parte dei ragazzi e delle ragazze che potevano
alzarsi ma fare loro uno spettacolo era parecchio strano dato le loro
condizioni di salute sia fisica che mentale, e quelli erano messi
meglio degli altri, loro si aspettavano uno spettacolo, si capiva da
come avevano sistemato i ragazzi, ma noi avevamo deciso che quella
era la giornata del contatto diretto uno a uno e io mi sono trovato
spiazzato appena entrato, ho guardato Pan e Pasticca e la sala e ho
preso una decisione veloce su come agire velocemente, ho iniziato a spostarli tutti, prendendo le carrozzine, le sedie e rimescolando
tutta la sala, sia le suore che le operatrici mi guardavano come
fossi pazzo, io ho visto il pianoforte e ho chiesto a Pasticca di
suonare qualcosa, lui si è messo a suonare e io gli ho subito
avvicinato due carrozzine, una a destra e una a sinistra a mò di
casse, poi sono andato a spostare gli altri, mentre li spostavo
l'operatrice aveva rimesso a posto quello in carrozzina che avevo
sistemato sulla sinistra di Pasticca accanto al pianoforte, allora ho
preso un ragazzone alto tendendogli la mano mentre tendevo l'altra all'operatrice che m'aveva spostato il ragazzo in carrozzina, ho unito
le loro mani e li ho messi a ballare insieme, l'operatrice è stata
colta dio sorpresa e non è riuscita a rifiutare, così ho rimesso a
posto il ragazzo che aveva spostato, intanto Pan stava già ballando
con un altra persona in mezzo alla sala, io ho unito tutti a coppie,
ragazzi con ragazze, operatrici e ragazzi, insomma dopo 5 minuti
tutti stavano ballando ed era chiaro a tutti che quello sarebbe stato
il nostro intervento con loro, ho iniziato a stabilire legami persona
a persona, le persone della pubblica assistenza che erano con noi
hanno coinvolto dei ragazzi anche loro ed il nostro intervento si è
concluso 20 minuti dopo avendo stabilito contatti umani, danze e
parole con tutti, abbiamo salutato perché avevamo ancora 6 casette
con forti disabili da andare a trovare e solo un ora di tempo,
onestamente troppo poco per fare ciò che sarebbe servito davvero ma
oramai eravamo là e abbiamo continuato sperando di farcela, le altre
casette erano piene di ragazzi molto problematici, alcuni li abbiamo
alzati, alcuni li abbiamo presi in collo e portati a giro, almeno tre
o quattro in carrozzina li ho portati a giro cantando e correndo per
l'istituto e facendoli sgommare e girare intorno velocemente, una
fatica inaudita ma per chi sta sempre in carrozzina e fa sempre lo
stesso percorso poter essere spinto energicamente, girato, voltato,
fatto ballare con la carrozzina è una esperienza nuova che li
diverte molto, ho cercato di far capire agli operatori che dovevano
fare a tutti loro almeno 15 minuti al giorno di sgommate e giri in
carrozzina ma dubito lo faranno, intanto ridevano e stavano bene,
almeno 10 minuti l'hanno fatto, alcuni sempre chiusi li ho messi al
sole accanto ai fiori per qualche minuto, purtroppo Vittoria lavorava
quel pomeriggio e non c'era, l'altra interprete funzionava bene per
le cose ufficiali ma per cose del genere molto meno, in ogni caso
abbiamo fatto il possibile per far loro capire cosa fare una volta
che noi saremmo andati via. In qualche casetta non ci hanno fatto
entrare o ci hanno fatto entrare ma solo qualche minuto, in ogni caso
abbiamo cercato dio trasmettere il massimo ma non sempre il massimo
per loro corrisponde al massimo per noi, diciamo che là avevamo due
idee diverse di come trattare le persone, l'anno prossimo se torneremo
dedicheremo loro una giornata intera e non solo un pomeriggio e
magari con la calma riusciremo a far passare meglio il nostro
messaggio, per quest'anno va bene così, considerato anche il fatto
che non sempre là dentro fanno entrare a noi va bene anche così.
La
sera Vittoria è venuta a cena con noi al nostro albergo e ci ha
presentato sua figlia Diana, una bimba che innamora a guardarla,
bionda, bella da morire e gentilissima, non ci conosceva nemmeno ma
subito ha salutato ognuno di noi dandoci un bacetto e poi ci ha
regalato tre pupazzi per ringraziare della renna mandata da me il
giorno prima, a me una maialina rosa con un cappello rosso, a Pan un
ape con le alette e a Pasticca una mucca con le gambe lunghe, uno dei
regali che sinceramente ho apprezzato di più, si sentiva che veniva
dal cuore e che era felice di donarceli, l'ho messo nel camice al
solito posto della renna, ossia nel taschino davanti, e adesso
porterò quello a giro al posto della renna, così ricorderò Diana
e Vittoria e mi accompagneremo nei turni e tra le persone e potrò
raccontare una bella storia a chi mi chiederà da dove arriva quel
peluche, una storia sincera e amorevole che fa sempre bene
raccontare e ascoltare. Mentre aspettavo la cena stavo mandando un
messaggio a mia moglie e un tipo strano si avvicina e scruta sul mio
cellulare, io lo guardo, lo saluto, lui risaluta e va via, fin li
tutto normale per me. Poi andiamo a cena, mangiamo e, appena finito
di cenare, ci arriva sul tavolo una bottiglia di spumante e Vittoria
traduce le parole della cameriera, abbiamo tutti la cena pagata...da
chi dico io? E la cameriera indica due uomini al tavolo, uno che non
conoscevo e quello strano che mi guardava nel cellulare un ora prima,
la cameriera dice che il suo amico aveva visto la scena, ci dice che
il suo amico non sta tanto bene di testa e che per chiederci scusa ci
offre la cena, io dico che non ci sono problemi e che non ha fatto
niente di cui scusarsi, ma quello insiste, Vittoria mi fa cenno di
non insistere che si offendono e io allora stappo la bottiglia, porto
lo spumante anche a loro e alla cameriera, facciamo un brindisi, che
penso di ricordare in bielorusso si dica Dasdarovia o roba del genere
e finiamo la serata io Vittoria, la sua bimba, Pan, Pasticca, la
cameriera, questi due russi e un tavolo di 4 bielorussi come se si
fosse a cena a casa nostra, un popolo accogliente e carino davvero,
una bella serata aumentata nella bellezza dal fatto che Vittoria si è
dovuta assentare per 20 minuti e ha lasciato Diana con noi e lei
rideva, mangiava ed era proprio tranquilla, quanto tempo che non
vedevo una bambina felice di stare a cena con gli amici anziché a
spippolare sul cellulare chattando magari con quell'amichetta o
amichetto seduto accanto, son cose che fanno bene a me queste e anche
ai bambini.
QUINTA PARTE...IL
MERCOLEDI'
MERCOLEDI' 19 MARZO
2014
Mercoledì
abbiamo visitato un ospedale al mattino e un istituto al pomeriggio,
la mattina abbiamo lavorato coi clown russi e il pomeriggio da soli.
La mattina siamo partiti un poco in ritardo e quando siamo arrivati
all'ospedale i clown russi avevano già iniziato a lavorare, li
abbiamo trovati in una stanza del reparto con una decina di bambini
che stavano lavorando in gruppo, erano tre ragazze e un ragazzo, noi
ci siamo buttati senza sapere bene cosa fare in quella situazione, la
traduttrice stamani non era Vittoria e non stava traducendo niente,
stava in un angolo a guardare così ognuno di noi ha scelto
spontaneamente un partner tra i clown russi o un bambino con cui
interagire e abbiamo iniziato a fare delle piccole cose di magia e di
gags clown. Nonostante la difficoltà della lingua è andata bene,
con quelle tre parole che avevo imparato ho fatto loro delle magie e
dei palloncini e cercato di accogliere la sofferenza delle madri
accarezzandole piano piano la mano e facendomi dare dei bacetti sul
naso da clown (come naso clown non ho il classico naso rosso tondo ma
un Cyrano rosso che funziona bene in questi casi). Poi, sempre con il
solito partner scelto , siamo andati nelle camere dei bimbi più
gravi, quelli con leucemie e tumori del sangue. Anche qua è andata
bene, la mia compagna era brava e interagiva molto bene con i bimbi e
con me e viceversa, abbiamo visitato tre camere, in una camera ho
deciso di chiamare Pasticca a suonare perché mi sembrava che
servisse quello, l'ho lasciato da solo perché era più adatto di me
che non so suonare in quel caso particolare, la bimba infatti
ascoltava e piano pianio si è addormentata tranquilla. In quasi
tutte le camere la mia compagna mi diceva quando andare via, non
possono stancarsi troppo, ma quello che mi ha stupito è che io
pensavo di non riuscire a far niente e invece alla fine ho dovuto
interrompere perché ci stavamo mettendo troppo, soprattutto una
bimba mi è piaciuta molto, non voleva farsi avvicinare né toccare e
allora ho preso dalla borsa clown il burattino di Pinocchio con le
mani in legno, da lui s'è fatta accarezzare, gli ha dato la mano e
ci parlava, a volte davvero basta trovare un tramite tra te e loro e
tutto cambia, quando succede fa spavento la magia che si crea perché
tu da adulto pensi: ma non sarà la stessa cosa la mia mano o un
burattino infilato nella mia mano? Ma per loro non è la stessa cosa,
non è la stessa persona, lo vedono piccolo e si fidano, adoro i
bimbi quando fanno così.
Dopo
la visita abbiamo chiesto ai clown di venire a trovarci la sera in albergo verso le 18 per parlare un poco insieme e fare condivisione
delle cose successe la mattina, abbiamo fissato e siamo ripartiti.
Il
pomeriggio siamo andati solo noi 3 clown italiani insieme al gruppo
della pubblica assistenza in un istituto di riabilitazione, era un
istituto grande e lì abbiamo trovato circa 60 bambini in una sala
grande, abbiamo fatto loro circa 40 minuti di magie e burattini, loro
interagivano e nel pomeriggio la traduttrice ha funzionato
decisamente meglio, traduceva a voce alta per noi le gags da far fare
ai bambini e tutti partecipavano, stavolta le gags clown con Pasticca
che di solito faceva Pan le ho fatte io per farlo riposare un poco,
poi siccome non avevo più fiato mi son seduto coi bambini a
scherzare mentre Pasticca e Pan facevano i loro numeri di magia. Alla
fine ho deciso di giocare a sbarbacipolle con i bimbi ma non ci siamo
capiti bene, alla fine siamo caduti tutti dalla sedia e io ho battuto
sul bracciolo della sedia e mi son fatto male, dopo la sera ho
capito che mi ero fratturato una costola, ma li per li a caldo non
sembrava un grave danno e così ho continuato a interagire e giocare,
così ci hanno portato dai bimbi più gravi, quelli con lesioni
cerebrali. Siamo entrati ed erano a sedere in una stanza coi loro
genitori, siamo subito entrati in sintonia con tutti, tanto che la
direttrice dopo ci ha detto che questa velocità di interazione l'ha
molto colpita e che non tutti ci riescono subito, un bel complimento
insomma considerando anche lo scoglio della lingua che non è poxco
vi assicuro in questi casi con rapporto uno a uno. Quello che ho
capito stupiva di più in Bielorussia era che eravamo tre uomini, là
di solito gli uomini non fanno queste cose e questo li colpiva molto.
La
sera alle 18 siamo tornati in albergo perché avevamo l'appuntamento
con i clown russi per la condivisione dell'intervento della mattina
in ospedale. Abbiamo deciso di parlare al bar offrendo loro qualcosa
da bere per mettere tutti a proprio agio, poi abbiamo chiesto loro se
desideravano restare a cena con noi, a parte una che aveva il bimbo a
casa da accudire gli altri tre hanno accettato volentieri e così
abbiamo offerto a loro e a Vittoria la cena per ringraziarli e stare
un poco insieme in allegria. E' stato bello essere in un paese dove
non eravamo mai stati e avere già degli amici da invitare a cena con
noi. A quel punto ognuno di noi ha raccontato agli latri la sua
esperienza personale, cosa aveva notato del lavoro insieme, cosa
aveva imparato e notato, anche loro ci hanno detto che si sono
stupiti della nostra velocità di interazione coi bimbi, abbiamo
anche fatto dei piccoli errori e ce lo hanno detto ma nel complesso
tutti loro erano molto felici dello scambio e speravano di poterlo
rifare primo o poi, abbiamo detto loro che se troviamo uno sponsor in
Italia che possa pagare loro il volo aereo li inviteremo in Italia a
lavorare con noi una settimana, speriamo sia possibile fare anche
questa esperienza con loro, purtroppo è inutile negare che le
difficoltà ci sono, loro guadagnano appena 250 euro al mese di
media, che son pochi anche per loro, e un biglietto aereo, il visto
etc costa circa 300/350 euro a persona e loro non possono certo
permetterselo e anche noi se pensiamo che dovremmo invitarne 4 o 5 e
anche l'interprete ovviamente, si arriva a spendere oltre i 2000/2500
euro e diventa una spesa importante anche per la nostra onlus che non
naviga nell'oro, non ci manca niente ma nemmeno ci avanza così
tanto, speriamo di riuscirci prima o poi perché se lo meriterebbero
davvero e a n oi farebbe davvero piacere averli da noi una settimana
e lavorare insieme a loro ancora una volta. Alla fine del nostro
incontro abbiamo deciso di lasciare loro i nasi da clown e i
palloncini avanzati dalla missione, inoltre ci sembrava giusto
superare davvero le barriere offrendo loro delle cose “preziose”
per tutti noi, così io ho regalato alla ragazza che aveva lavorato
con me la mia borsa clown colorata, Pan ha regalato alla sua compagna
il suo primo naso da clown e Pasticca un burattino raffigurante sé
stesso al suo compagno clown, all'altra ragazza invece ho regalato il
mio maiale di gomma ed è stata una scena molto bella perché non se
lo aspettavano, ho detto inoltre che gli avrei inviato tramite
Vittoria per mail le nostre lettere inviate a Patch Adams e le sue
risposte e che Vittoria gliele avrebbe tradotte in russo. Poi,
siccome c'era un ragazzo tra di loro, e gli uomini che fanno il clown
anche da loro sono pochi, gli ho dedicato un incoraggiamento mirato e
personale, ho detto che doveva impegnarsi sempre di più a sostenere
le donne perché in Bielorussia gli uomini in generale sono carenti
da questo punto di vista, non sono gentili con loro e se nasce un
bimbo con gravi problemi di salute o malformato di solito gli uomini
abbandonano le donne e loro devono preoccuparsi da sole di tutto.
Gli ho detto di essere amorevole, di parlare con gli altri uomini
ogni volta che ne avrà occasione, a cuore aperto, che dimostri col
suo esempio che si può fare e scegliere cose diverse stando bene
ugualmente ed essendo anche più felici, ho spiegato loro che la
nostra onlus è tutta diretta da donne e che gli uomini di m'illumino
sono fieri di questo, ho detto loro che se vogliamo cambiare davvero
dobbiamo delegare le decisioni alle donne perché il mondo è sempre
stato diretto dagli uomini e che i risultati ottenuti no sembrano un
granché, quindi proviamo a fare diversamente e tutto andrà meglio,
lui ha detto che era d'accordo con me e che parlerà con i suoi amici
trasmettendo il messaggio, ho inoltre detto a tutti loro che siccome
hanno un compito difficile che possono contare sul nostro aiuto, se
gli servisse qualcosa che possono considerarci amici e a loro
completa disposizione, li ho inoltre incoraggiati dicendo loro che se
questo compito è capitato a loro significa che hanno anche la forza
necessaria di affrontarla. A quel punto è iniziato un forte dolore
alla costola destra così ho chiesto scusa, ho salutato i clown russi
augurando loro ogni bene e son andato in camera, Vittoria ha chiamato
un ambulanza e insieme siamo andati al pronto soccorso e là mi hanno
detto che avevo l'ottava costola destra fratturata così il giovedì
mattina son rimasto in albergo e non sono andato all'ultimo incontro
per poter affrontare al meglio i tre giorni di pulmino che dovevo
fare per rientrare in Italia . Onestamente anche per questo devo
ringraziare Vittoria che mi ha accompagnato al pronto soccorso e ha
tradotto per me, è stata una gran consolazione averla accanto e
capire cosa mi stava succedendo, soprattutto quando stai male non
capire è invalidante, ma con Vittoria che traduceva ho vissuto bene
anche questa esperienza poco divertente.
ULTIMA PARTE DA
GIOVEDI' 20 A DOMENICA 23 (IL RITORNO A CASA)
Giovedì
mattina avevamo l'ultimo intervento da fare ma io non ero in grado di
lavorare per via della costola fratturata così sono andati solo Pan
e Pasticca ma siccome sono amici oltre che clown e anche due uomini
meravigliosi hanno deciso di portarsi dietro il mio cappello da clown
per farmi partecipare a distanza fino in fondo alla missione, questa
cosa mi è piaciuta e li ringrazio dell'attenzione, son piccoli gesti
è vero, ma fanno la differenza, fanno capire che hanno a cuore la
tua vita e tengono alla tua persona e quando si sta male questo è
davvero lenitivo, mi è dispiaciuto non essere presente ma sentivo
davvero che non era una cosa giusta da fare, dovevo proteggere me
stesso e anche il viaggio di ritorno di tutto il gruppo e creare
problemi non era una grande idea, è difficile per me stare fermo e
tirarsi indietro ma piano piano sto imparando a farlo, è uno sforzo
per me fermarmi ma devo imparare anche questo. La mattina sono stato
tranquillo in albergo a fare le valigie piano piano, poi quando son
tornati Pan e Pasticca mi hanno portato dei regali che ci avevano
fatto per ringraziarci, mi ha fatto davvero piacere che alla fine
erano contenti del nostro lavoro. Abbiamo caricato i bagagli, salutato
le persone, che è stato difficile salutarli ve lo lascio immaginare
da soli, e siamo partiti alla volta di Cracovia in Polonia, dovevamo
viaggiare tutta la notte e io ho cercato di dormire e riposarmi anche
se è stata dura per il dolore alla costola, arrivati in Polonia la
mattina dopo ci siamo riposati e poi siamo andati a pranzo a
Cracovia, la città è molto bella e l'abbiamo girato un poco, Pan e
Pasticca interagivano con le persone, io invece mi ero tolto il
costume clown perché davvero non camminavo a stento, il pomeriggio
son tornato in albergo e ho lasciato loro a Cracovia, ancora doveva
imparare a tirarmi indietro, non era possibile sforzarmi oltre e il
giorno dopo saremmo andati ad Auschwitz e Birkenau e ci tenevo a
poter visitare questi luoghi. Ho dormito dalle 19 la sera fino al
sabato mattina alle 8, colazione e via verso Auschwitz e Birkenau.
Appena arrivati abbiamo provato a entrare vestiti da clown ma là non
si può per un discorso di rispetto, per me era rispetto anche
entrare vestito da clown ma siccome loro non erano d'accordo ci siamo
cambiati e siamo entrati. Su questi luoghi c'è poco da dire, sapete
tutti le atrocità compiute e la tristezza che regna in quei luoghi
di abominio umano, l'unica nota che mi sento di fare è che mi
aspettavo di avvertire più sofferenza di quella che in realtà ho
sentito, ad essere là dentro sembra quasi impossibile, sembra un
film, le emozioni si fermano come una bolla dentro di te, non puoi
davvero credere sia stato fatto realmente, sembra la scenografia di
un film che hai visto tante volte e non senti niente, probabilmente
proprio il non sentire niente o quasi è la sensazione giusta, almeno
per me, per me è inarrivabile a livello di comprensione come si
possa arrivare a tanto, Birkenau poi è enorme, 200 ettari di
sofferenza, si perde a visto d'occhio e là dentro tutto diventa
surreale, vi faccio un solo esempio che mi ha molto colpito. Ero
rimasto indietro al gruppo perché la visita dura oltre 4 ore e dopo
tre la costola mi dava fastidio e ho dovuto rallentare il passo, così
il gruppo era davanti e io ero solo dietro che camminavo quando mi
vengono incontro due ragazzi inglesi che mi chiedono: “Excuse me,
do you know where is the crematory?” e io rispondo indicando col
dito la fine del vialetto “Yes, at the end, on the left” e vado
avanti, poi mi fermo a riflettere al dialogo “Scusa sai dov'è il
forno crematorio?” e io :”Si alla fine, a sinistra” come se
indicassi il bagno di un locale pubblico, in quel luogo dialoghi del
genere sono normali e all'ordine del giorno e tu li fai senza neanche
accorgertene, e lo fai camminando sulle ceneri di migliaia di esseri
umani torturati e bruciati per anni che sono sparse ovviamente
dovunque là...ti fermi a riflettere e hai voglia di andar via, pensi
che non è possibile parlare così e pensi che roba del genere non va
dimenticata mai assolutamente, poi pensi che esiste ancora oggi roba
così e ti viene male a pensarci. Dialoghi disumani in un luogo
disumano che hanho studiato talmente bene che ancora oggi si parla
così senza neanche accorgersene là dentro e se pensi che è stato
studiato a tavolino ti viene il vomito, soprattutto dopo una
settimana di immersione nell'umkanità vera e profonda
dell'accoglienza qual'era quella appena passata per tutti noi. Da
quel luogo ripartiamo storditi e ammutoliti, ci guardiamo e ci
vergognamo quasi do non sentire niente, ma secondo me è protezione,
se sentissimo davvero tutto quel dolore là dentro la gente
impazzirebbe. Partiamo e viaggiamo tutta la notte, verso le 4 di
notte gli attacchi alla costola si fanno forti, le persone nel
pulmino mi creano uno spazio per distendermi più comodo e dopo una
mezz'ora il dolore diminuisce, adesso siamo diretti a casa e non vedo
l'ora di ritornare, di abbracciare mia moglie e di riposarmi, ma
prima devo andare al pronto soccorso a vedere se il viaggio ha fatto
danni ulteriori, arriviamo la mattina alle 9,30 circa, baci e
abbracci con i compagni di viaggio che dispiace lasciare, un cafè,
riabbraccio mia moglie e andiamo al pronto soccorso, facciamo veloce
per fortuna e a mezzogiorno circa sono già a casa con la prognosi
che la costola che è sempre fratturata ma il viaggio non ha fatto
ulteriori danni, mangio, mi riposo, prendo finalmente il primo
antidolorifico dopo 4 giorni che tiro avanti senza e vado a riposare.
Le emozioni si accavallano, ogni volta che torno da esperienze del
genere guardo casa mia e mi vien da piangere, vedo che non ho niente
da fare e penso: quanto tempo sto sprecando inutilmente a riposarmi,
e pensare che c'è tanto da fare al mondo e io son qui a letto, poi
rifletto e mi dico che non si può risolvere tutto da soli, che
dobbiamo anche tirare il fiato, riposarci, ma davvero acquista un
senso diverso al rientro, dall'Abruzzo dopo il terremoto ho pianto 10
giorni quasi ininterrottamente, adesso va meglio ma la tristezza
resta forte, non riesci a lasciare l'esperienza e cerchi di
strascicarla raccontandola, scrivendola, sai bene che arriverà il
momento di mettere un putno e ricomninciare con la tua vita di sempre
ma è dura, non ti torna, ti chiedi perché non puoi occuparti sempre
degli altri visto che seve, perché devi fare scelte obbligate come
lavorare per vivere e non puoi trasformare questo nel tuo lavoro,
onestamente non ho risposte, ma sono quasi 42 anni che ci provo e
proverò per altri 42 se mi danno tempo, probabilmente quando si vive
così non ci si darà mai pace ma è la mia vita, la miia forza
vitale e senza di questo davvero non saprei come vivere, ti guardi
intorno e penso che le pèersone potrtebero davvero fare la diferenza
e molte lo fanno ma tante altre no, a volte sono gesti piccoli ma
vanno ricercatio, trovati, analizzati, tirati fuori con prepotente
coraggio e vissuti, amati e allargati a dismisura, altrimenti tutto
ci inghiotte e restiamo pedine, ecco questo non volgio essere una
pedina, io voglio muovere la vita mia e degli altri all'unisono,
amare fino ad urlare dal dolore, provare dolore fiono ad arrivare
dentro, dnetro i buchi neri dell'animo, mio e degli altrti, tirarli
fuori, metterli accanto e accarezare io il oloro nero e loro il mio,
altra strada non la ritengo possibile per la mia vita.
Adesso
arriva la parte finale dei ringraziamenti doverosi. Inizio da mia
moglie che è costantemente al mio fianco e senza la quale non avrei
la forza di fare tutto questo, sapere che lei c'è dà forza,
sicurezza e pace interiore sopra ogni altra cosa al mondo. Mia nonna
che ha creato il “Nuvola” che sa acogliere gli altri con 41 anni
e mezo di lavoro d'amore certosino, programmato a creare amore e
umanità, quella roba infinita che vivrà sempre con me e con lei
accanto, passo a Pan e Pasticca, due uomini straordinari, due clown
bravissimi, due esseri umani meravigliosi che si son mossi
all'unisono con me per dieci giorni accogliendo e rimescolando tutto
ciò che abbiamo trovato, arrivando a tutte le ragazze e i ragazzi
del progetto m'illumino che erano costantemente con noi in questa
avventura perché sapere di rappresentare gente così ti dà forza e
vitalità, perché sono arrivati ragazze e ragazzi giovanissimi con
un cuore grande, la speranza di tutti noi per il futuro, gente che
m'ha rimesso in pace col mondo da sette annia questa parte, gente che
stimo al di sopra di ogmni altra al mondo, tutti nessuno escluso.
Ringrazio Vittoria che è stata lo spirito fatto vita di m'illumino
in Bielorussia, una persona senza la quale tutto non avrebbe avuto
senso, sua figlia Diana per il regalo che ci ha fatto e per essere
amorevole, delicata e sorridente come da tanto tempo nno vedevo un
bambino, e anche questo pacifica il mio cuore clauno. La pubblica
assistenza di Empoli che ci ha permesso di arrivare fino laggiù in
sicurezza e ci ha permesso questa bella esperienza, e in ultimo ma
non ultimo la Menarini che ci ha donato 25000 striscette e 50
macchinette per la isurazione del diabete da portare ai bimbi
bielorussi che soofrono di diabete da radiazioni e senza le quali non
avremmo potuto aiutare concretamente tante vite. Per finire i
propositi futuri, ossia aumentare lo scambio tra persone, portare
sempre più materiali e amore, sempre più scambio e costruire ponti
di rispetto tra popoli affinchè la gente al mattino possa alzarsi,
guardare in alto e dire: sono un essere umano, anche oggi si riparte
ad aioutare qualcuno, qualsisai persona, una a caso, la prima che
incontrerò per strada, e me ne prenderò cura perché desidero che
altri si prendano cura di me, senza la cura reciproca non esiste
umanità.
Nuvola
Nessun commento:
Posta un commento