Oggi
ero in ospedale e la festa della donna è stata una roba forte
oggi,forse come mai prima, era pieno di donne in psichiatria,
purtroppo, e io e Pasticca, quell'attro grullo che era con me, le
abbiamo coccolate tanto, abbiamo cercato di far loro sentire quanta
potenzialità e amore c'hanno dentro e devono riuscire a tirare fori,
ne abbiamo rialzate due o tre complicate da alzare, abbiamo
accarezato mani, asciugato lacrime e accolto sorrisi, abbiamo cantato
per loro e con loro, abbiamo ceracto di accoglierle talemnte tanto
che anche uno dei pochi pazienti uomini è andato di suo a comprare
loro un regalo per oggi, una cosa straordinaria in quel reparto a mio
avviso, una roba bella bella bella, ma non perché era la festa della
donna, cerchiamo di farlo sempre, solo che oggi ha funzionato meglio,
chissà perché ma ha funzionato meglio
Nuvola
Alcune
coincidenze e particolarità hanno contraddistinto il turno di oggi:
ho fatto il turno per venire incontro all'esigenza di un clauna che
non poteva.... E l'ho fatto con molto piacere, primo perché
risolvevo un problema a lei, secondo perché partendo settimana
prossima per la Bielorussia non avrei fatto turni a marzo e invece ci
tenevo a dare un minimo di continuità a questo impegno. Ci
ritroviamo direttamente agli armadietti con Nuvola, un po' di pacche
e buone parole e ci dirigiamo verso la sala Prelievi. L'entrata di
Nuvola è sempre di quelle "che non si fanno sentire" e
nessuno nota (...). Gli auguri a tutte le donne è un'occasione per
rompere il ghiaccio. Prima Nuvola e poi io ci soffermiamo a parlare
con Danilo, una persona molto solare nonostante le vicende passate.
Circa 20 anni fa ebbe un
incidente sul lavoro, in una ditta di
pulizie che lo ha lasciato invalido a una gamba, per il quale è
stato ringraziato dopo 2 anni con il licenziamento per "concorrenza
sleale"... (!!...). Si crea subito una bella comunicazione,
prima con Nuvola, poi quando lui va da un'altra persona mi soffermo
con lui e approfondiamo fino ad arrivare anche al motivo per cui era
a fare il prelievo, conseguenza di un accertamento fatto male e che
lo aveva lasciato con un bel problema. Il suo baffo però raccontava
della sua positività con la quale era riuscito e riusciva ad
affrontare tutte queste difficili vicende. Nonostante questo sempre
di più si è avvertita la sua voglia di aprirsi, parlare e
condividere la nostra umanità.
Nuvola
si è fermato con altre persone, mentre io fo qualche scambio con una
ragazzina con il ferro basso e un babbo molto sorridente, un signore
con una scuola di ballo rimbrottato da Nuvola perché era troppo alto
a suo dire (non basso Nuvola ovviamente), ritroviamo una signora
anziana molto solare accompagnata dalla figlia che deve fare dei
controlli periodici, un bambino piccolo che non vuole giocare con
niente mentre il nonno si divertiva come un matto.
Mi
colpisce il fatto che Danilo quando va via dalla sala prelievi viene
espressamente a cercarci fuori nel corridoio perché non voleva
andarsene senza salutarci e ringraziarci. Prendiamo tutto questo e lo
mettiamo nelle nostre tasche del cuore…. Si parte per andare
direttamente in psichiatria, dove resteremo tutto il resto della
mattinata. La ragazzina di 17 anni era stata fortunatamente dimessa,
per cui lunedi potrà festeggiare, speriamo, il compleanno a casa e
non in reparto. Entriamo in una stanza per l’appunto di donne e lì
piano piano si creerà una atmosfera e una relazione molto
particolare. L’inizio non è facile, situazioni molto diverse, E.
che stava per essere dimessa, la ragazza macedone che altre volte non
era stato facile gestire, A. totalmente chiusa e silenziosa. Ci
dirigiamo verso S., una signora che per l’ennesima volta aveva
fatto un gradino più profondo verso la depressione, aggravata questa
da crisi di panico. Come ci vede si nota lo sconforto, qualche
lacrima… Nuvola le prende la mano, la accarezza, la abbraccia….
Io vado dall’altra parte e lei mi stringe la mano, quasi si scusa
per il tempo rubato… Nuvola resta un po’ con lei, io mi dirigo
verso la ragazza macedone un po’ più trattabile questa volta,
anche se sempre critica. Ancora però “l’aria” era “chiusa”
e la relazione non semplice. Stefania tendeva a rinchiudersi nel
dolore e nel senso di colpa verso i familiari, Annalisa non
incrociava lo sguardo. Nuvola va a prendere Alessandra, una bella
persona che si dovrebbe avvicinare alle attività e al progetto e io
decido di rimanere comunque in reparto. La ragazza macedone inizia a
farsi coinvolgere quando tiro fuori la chitarra. A momenti si
estranea. Poi a un brano che conosce o le piace“si accende”. Con
la scusa della musica giochiamo un po’ con E. , con la comune
passione per Guccini, facciamo 2 canzoni e quando attacco
l’avvelenata mi fa il solito quiz: “che nome contiene questo
titolo? Al 4° tentativo ci arrivo: E. ! E lei: “vedi, ,mi chiamo
così, sono un po’ E. e un po’avvelenata, buffo no?”… Allora
mi sposto da S. e decido di dedicarle la prima canzone scritta sulla
mia agenda delle canzoni quando ero ragazzino: “un giorno credi”.
Qualche nota e…. Stefania inizia a cantare anche lei…. Il clima
inizia a cambiare, c’è più partecipazione, più coinvolgimento,
anche loro iniziano a interagire fra loro. Fo un fiore per S. e,
ovviamente, devo farne uno per ognuna di loro (quando arriverà il
grande M., per lui un fiore e una corona da capo esploratore!). E’
a quel punto che la solitaria e muta A. mi chiede “me ne faresti
uno anche a me”?..con il tono di chi chiede un grande regalo, non
dando per scontato che lo avrà. Ovviamente le fo il fiore e mi
sposto da lei chiamando anche E. . Qualche piccola magia stupisce A.
e riesce a coinvolgerla nel gioco al quale partecipa con divertimento
. Anche lei è “entrata” a quel punto. Allora quando arriva M. ,
che con Nuvola avrà portato un pensiero alle donne del reparto, ci
diamo nuovamente al canto in coro e con Nuvola il livello
“curturale”-musicale si eleva verso Marasco, Teresina, Carlo
Martello, l’inno del corpo sciolto….
Il
pranzo interrompe questa improvvisata, ma intensa e piena di umanità
e amore, festa della donna.Li accompagniamo verso i tavoli, qualche
abbraccio e bacio affettuosi: resta dentro di noi qualcosa di più di
un ramoscello di mimosa….
Pasticca
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