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mercoledì 2 aprile 2014

8 Marzo 2014


Oggi ero in ospedale e la festa della donna è stata una roba forte oggi,forse come mai prima, era pieno di donne in psichiatria, purtroppo, e io e Pasticca, quell'attro grullo che era con me, le abbiamo coccolate tanto, abbiamo cercato di far loro sentire quanta potenzialità e amore c'hanno dentro e devono riuscire a tirare fori, ne abbiamo rialzate due o tre complicate da alzare, abbiamo accarezato mani, asciugato lacrime e accolto sorrisi, abbiamo cantato per loro e con loro, abbiamo ceracto di accoglierle talemnte tanto che anche uno dei pochi pazienti uomini è andato di suo a comprare loro un regalo per oggi, una cosa straordinaria in quel reparto a mio avviso, una roba bella bella bella, ma non perché era la festa della donna, cerchiamo di farlo sempre, solo che oggi ha funzionato meglio, chissà perché ma ha funzionato meglio

Nuvola

Alcune coincidenze e particolarità hanno contraddistinto il turno di oggi: ho fatto il turno per venire incontro all'esigenza di un clauna che non poteva.... E l'ho fatto con molto piacere, primo perché risolvevo un problema a lei, secondo perché partendo settimana prossima per la Bielorussia non avrei fatto turni a marzo e invece ci tenevo a dare un minimo di continuità a questo impegno. Ci ritroviamo direttamente agli armadietti con Nuvola, un po' di pacche e buone parole e ci dirigiamo verso la sala Prelievi. L'entrata di Nuvola è sempre di quelle "che non si fanno sentire" e nessuno nota (...). Gli auguri a tutte le donne è un'occasione per rompere il ghiaccio. Prima Nuvola e poi io ci soffermiamo a parlare con Danilo, una persona molto solare nonostante le vicende passate. Circa 20 anni fa ebbe un
incidente sul lavoro, in una ditta di pulizie che lo ha lasciato invalido a una gamba, per il quale è stato ringraziato dopo 2 anni con il licenziamento per "concorrenza sleale"... (!!...). Si crea subito una bella comunicazione, prima con Nuvola, poi quando lui va da un'altra persona mi soffermo con lui e approfondiamo fino ad arrivare anche al motivo per cui era a fare il prelievo, conseguenza di un accertamento fatto male e che lo aveva lasciato con un bel problema. Il suo baffo però raccontava della sua positività con la quale era riuscito e riusciva ad affrontare tutte queste difficili vicende. Nonostante questo sempre di più si è avvertita la sua voglia di aprirsi, parlare e condividere la nostra umanità.
Nuvola si è fermato con altre persone, mentre io fo qualche scambio con una ragazzina con il ferro basso e un babbo molto sorridente, un signore con una scuola di ballo rimbrottato da Nuvola perché era troppo alto a suo dire (non basso Nuvola ovviamente), ritroviamo una signora anziana molto solare accompagnata dalla figlia che deve fare dei controlli periodici, un bambino piccolo che non vuole giocare con niente mentre il nonno si divertiva come un matto.
Mi colpisce il fatto che Danilo quando va via dalla sala prelievi viene espressamente a cercarci fuori nel corridoio perché non voleva andarsene senza salutarci e ringraziarci. Prendiamo tutto questo e lo mettiamo nelle nostre tasche del cuore…. Si parte per andare direttamente in psichiatria, dove resteremo tutto il resto della mattinata. La ragazzina di 17 anni era stata fortunatamente dimessa, per cui lunedi potrà festeggiare, speriamo, il compleanno a casa e non in reparto. Entriamo in una stanza per l’appunto di donne e lì piano piano si creerà una atmosfera e una relazione molto particolare. L’inizio non è facile, situazioni molto diverse, E. che stava per essere dimessa, la ragazza macedone che altre volte non era stato facile gestire, A. totalmente chiusa e silenziosa. Ci dirigiamo verso S., una signora che per l’ennesima volta aveva fatto un gradino più profondo verso la depressione, aggravata questa da crisi di panico. Come ci vede si nota lo sconforto, qualche lacrima… Nuvola le prende la mano, la accarezza, la abbraccia…. Io vado dall’altra parte e lei mi stringe la mano, quasi si scusa per il tempo rubato… Nuvola resta un po’ con lei, io mi dirigo verso la ragazza macedone un po’ più trattabile questa volta, anche se sempre critica. Ancora però “l’aria” era “chiusa” e la relazione non semplice. Stefania tendeva a rinchiudersi nel dolore e nel senso di colpa verso i familiari, Annalisa non incrociava lo sguardo. Nuvola va a prendere Alessandra, una bella persona che si dovrebbe avvicinare alle attività e al progetto e io decido di rimanere comunque in reparto. La ragazza macedone inizia a farsi coinvolgere quando tiro fuori la chitarra. A momenti si estranea. Poi a un brano che conosce o le piace“si accende”. Con la scusa della musica giochiamo un po’ con E. , con la comune passione per Guccini, facciamo 2 canzoni e quando attacco l’avvelenata mi fa il solito quiz: “che nome contiene questo titolo? Al 4° tentativo ci arrivo: E. ! E lei: “vedi, ,mi chiamo così, sono un po’ E. e un po’avvelenata, buffo no?”… Allora mi sposto da S. e decido di dedicarle la prima canzone scritta sulla mia agenda delle canzoni quando ero ragazzino: “un giorno credi”. Qualche nota e…. Stefania inizia a cantare anche lei…. Il clima inizia a cambiare, c’è più partecipazione, più coinvolgimento, anche loro iniziano a interagire fra loro. Fo un fiore per S. e, ovviamente, devo farne uno per ognuna di loro (quando arriverà il grande M., per lui un fiore e una corona da capo esploratore!). E’ a quel punto che la solitaria e muta A. mi chiede “me ne faresti uno anche a me”?..con il tono di chi chiede un grande regalo, non dando per scontato che lo avrà. Ovviamente le fo il fiore e mi sposto da lei chiamando anche E. . Qualche piccola magia stupisce A. e riesce a coinvolgerla nel gioco al quale partecipa con divertimento . Anche lei è “entrata” a quel punto. Allora quando arriva M. , che con Nuvola avrà portato un pensiero alle donne del reparto, ci diamo nuovamente al canto in coro e con Nuvola il livello “curturale”-musicale si eleva verso Marasco, Teresina, Carlo Martello, l’inno del corpo sciolto….
Il pranzo interrompe questa improvvisata, ma intensa e piena di umanità e amore, festa della donna.Li accompagniamo verso i tavoli, qualche abbraccio e bacio affettuosi: resta dentro di noi qualcosa di più di un ramoscello di mimosa….
Pasticca



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