Buongiorno
cari clauni e amici, lunedì scorso era destino che facessi il turno in
solitaria, Pan non poteva esserci per motivi di lavoro e così l’ha sostituito
Fragola, che la mattina si è alzata tardi e allora le ho consigliato di non
venire visto che sarebbe arrivata quasi a fine turno. Un turno particolare,
ricco di tanta roba, ho iniziato fuori dall’ospedale che ancora dovevo
cambiarmi, ho trovato sulle panchine fuori dall’ospedale un signore col cane
che vedo spesso, così l’ho salutato, ho fatto due carezze al cane e lui si è
magicamente aperto, mi ha raccontato tante cose personali, problemi coi figli,
con le dipendenze, con i tumori e chi più ne ha più ne metta, sono rimasto
inebetito per qualche minuto, poi ho pensato come fare per aiutarlo, ma siccome
la situazione era davvero complessa ho fatto quello che faccio sempre in questi
casi, mi sono detto disponibile all’aiuto fisico se fosse servito e l’ho
abbracciato, mi sono seduto accanto a lui per comunicargli che il dolore era
grande ma io potevo stargli accanto senza paura del suo dolore, che con me
poteva parlare tranquillamente per quanto tempo voleva e che avremmo parlato
prossimamente visto che ci incontriamo spesso, lui ha apprezzato, la mia
sensazione è stata quella di apparente inutilità, ma probabilmente non potevo
fare di più, solo che a volte ci sentiamo davvero impotenti davanti a tante
cose tutte insieme, la prossima volta proverò ad approfondire ulteriormente,
probabilmente ci vorrà qualche mese prima di trovare una risposta che abbia un senso.
Sono
poi andato a cambiarmi e sono partito con la sala prelievi, stranamente
affollata anche se sotto un sacco di feste, poi sono stato in dialisi, ho
parlato con i Gini, con Bruno, Patrizia e gli altri. Sono quindi passato
davanti alla farmacia per andare in pediatria e là ho trovato altre due
situazioni difficili, ho provato a incoraggiarle e stavolta è andata un poco
meglio, avevo più energia vitale dopo aver fatto la dialisi rispetto all’inizio
del turno preso a freddo. Pediatria quasi vuota, solo una ragazza grande con la
quale abbiamo parlato a lungo di scuola, lavoro e vita in generale, poi ho
trovato due genitori stranieri, rumeni, con il bimbo piccolo ricoverato, niente
di grave, era solo molto stanco e loro erano preoccupati per l’altro bimbo di 6
anni a casa coi nonni e che voleva la mamma che era in ospedale col fratellino
malato, stavo per uscire quando abbiamo affrontato il discorso sul razzismo e
sull’integrazione, abbiamo parlato per oltre un ora insieme a cuore aperto, ho
provato a trasmettere loro tutto l’amore che avevo, erano parecchio provati da
alcune situazioni poco piacevoli sopportate negli anni, erano senza un lavoro
stabile e con una casa da pagare, non sapevano se andarsene dall’Italia o se
restare ancora, insomma in quell’ora ho diviso in due il mio intervento, la
prima mezz’ora a scusarmi a nome degli italiani per i trattamenti subiti e
l’altra mezz’ora a spiegare loro che avremmo bisogno di persone straniere che
riescano a sopportarci per vedere se alla fine si cambia un poco questo cavolo
di paese, ho puntato tutto l’intervento sul fatto di far loro capire che loro
sono dei pionieri come stranieri in Italia e che dovrebbero provare a restare,
a vedere se c’è possibilità di far crescere qua i loro figli, cosa che vorrebbero
fare davvero, sperando che tra 15 o 20 anni quando tanti stranieri saranno
figli nati in Italia noi possiamo rapportarci con loro in maniera migliore di
adesso, l’integrazione è cosa lenta e dolorosa a volte, ho recitato loro il
rapporto americano degli anni trenta sugli immigrati italiani per fargli capire
che non è poi molto diverso da oggi e che ciò che stanno passando loro lo
abbiamo passato anche noi., solo che oramai non lo ricordiamo più e siamo
passati dall’latra parte della barricata, ho deciso che questo rapporto da oggi
mi accompagnerà ad ogni turno, vediamo se serve, e visto che ci sono ve lo
incollo qua sotto cosicché possiate ben capire i cosa sto parlando, giuro che
il rapporto è vero, reale e parla del nostro caro amato popolo italico che tanto
ha fatto per l’America, sia roba buona che cattiva (ricordiamo che Al capone
era italo-americano e non era proprio un giglio).
Nuvola
1912 – CONGRESSO DEGLI STATI UNITI – Rapporto sugli immigrati italiani
“Generalmente
sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro
puzzano anche perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si
costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove
vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro
affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due
e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro,
sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi
dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente
davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani
invocano pietà, con toni lamentosi o petulanti. Fanno molti figli che faticano
a mantenere e sono assai uniti fra di loro. Dicono che siano dediti al furto e,
se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco
attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati
dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri
governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non
hanno saputo selezionare fra coloro che entrano nel nostro Paese per lavorare e
quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.
Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e
ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che
gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il
salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima
relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti
di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima
preoccupazione ”.
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