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lunedì 23 febbraio 2015

19 Gennaio 2015


Come sempre non si deve aggiunger altro sui report di Tarantella...buona lettura.
 
PAN
 
Il turno di lunedì con Tutor Pan è stato abbastanza breve, siamo riusciti a fare sala prelievi, dialisi e Rete di Indra. La psichiatria anche stavolta non ci ha aperto le porte, ormai inizio a pensare che non vogliano il Dott. Pan perché ogni volta che sono con lui lo guardano male e poi ci dicono che non possiamo entrare! Scherzi a parte, purtroppo la situazione non era delle più tranquille neanche stavolta. Il servizio psichiatrico di diagnosi e cura è un reparto che accoglie varie psicopatologie, molte delle quali si presentano in fase acuta, per cui in alcuni momenti i pazienti hanno bisogno di un ambiente il più possibile sereno e tranquillo per potersi stabilizzare, così come in altre circostanze hanno bisogno dell'aiuto clauno per sciogliere un po' di quella monotonia che spesso riempie le giornate in reparto. Stavolta ho deciso di dividere il report in brevi capitoli, perché credo sia più utile condividere con voi i significati colti durante il turno, piuttosto che stilarvi la lista delle attività che abbiamo fatto: Capitolo 1: una pet therapy di contrabbando Non ci crederete mai, ma il dottor Pan è riuscito a far entrare ufficialmente la pet therapy in ospedale, ha bypassato medici, infermieri, norme di reparto, regolamenti, direzione sanitaria e chi più ne ha più ne metta. Fregandosene di tutto e tutti, è entrato spavaldo col suo furetto in sala prelievi, per la gioia di tutte le signore in attesa. Il piccolo mammifero – che poi un'audace signora di novantacinque anni ha ribattezzato Furio Pincopallino - ha rubato il cuore di molte signore. E come un vero Latin Lover ha esibito le sue tecniche di seduzione di massa all'occorrenza: ora spupazzandosi nei piumini delle ormai non più giovani donzelle, ora facendosi carezzare il morbido dorso peloso. E' stata proprio una bella tecnica quella usata da Pan, mi ha colpito tantissimo il modo in cui questa sottospecie di peluche sia riuscito a far sorridere ed intenerire così tante persone. Inizialmente credevo che la gente si sarebbe messa semplicemente a ridere dinanzi ad un buffo pupazzo peloso, ma incredibilmente le reazioni sono state altre, più sottili. Le emozioni che Furio Pincopallino ha suscitato, sono state tenere, genuine, affettuose. Le persone gli facevano le coccole nonostante avessero capito -chi più chi meno(!!)- che si trattasse di un giocattolo. Iniziavano così a parlare con noi dei loro animali domestici, di quanta compagnia possano fare, di come entrino a far parte della famiglia, del dispiacere che si prova quando ci lasciano ma anche di tutte le belle emozioni che ci fanno vivere. Questo è stato bellissimo. Grazie Furio Pincopallino, sei stato un importante strumento per entrare in relazione con quei musi lunghi in attesa. Capitolo 2 Colla Clauna Amici clauni che dire, questo breve episodio è per me estremamente significativo. Nei pochi turni che fino ad ora ho fatto spesso mi è capitato di scorgere una fantastica funzione clauna: la funzione di “collante”. In pratica succede che il clauno arriva davanti a due persone che non si conoscono, sedute in silenzio una accanto all'altra in attesa della visita, inizia a parlare con entrambe di un argomento a caso, e se ne va. Cosa succede? Succede che le due persone che inizialmente si rivolgono al clauno, in sua assenza si “incollano” come per magia e iniziano a parlare fra loro. Così raccontandosi storie, scoprono di avere cose in comune, si danno forza a vicenda, condividono esperienze, insomma si prendono cura l'uno dell'altro. E la colla clauna è servita anche al turno di lunedì. Siamo passati dalla sala d'attesa davanti al banchetto dei libri e Pan ha notato che c'erano due signori che sedevano accanto, ognuno con il proprio familiare ed entrambe con il braccio fasciato, uno per una contusione alla spalla e l'altro per una frattura a radio e ulna. Pan si è fermato un attimo nel silenzio che avvolgeva quella sala d'attesa, ha fatto una battuta sul “destino comune” dei due signori entrambe costretti con il braccio fermo e come per magia una grassa risata collettiva si è mangiata quell'arido silenzio lasciando spazio ad un clima simpatico, amichevole, gioioso; i due signori ridevano l'uno della disavventura dell'altro, i familiari interagivano fra loro e insomma, è stato proprio bello. Capitolo 3 il giardino della Rete di Indra magicamente pulito Niente, questo capitolo è piuttosto breve, volevo condividere con voi la gioia di aver trovato il giardino della Rete di Indra completamente pulito. Ma poi ci ho pensato bene, ed ho trovato la causa: quella mattina uno strato di brina avvolgeva tutto il prato; faceva così freddo che forse neanche il più “zozzo degli zozzi” se l'è sentita di levare la mano dal taschino per gettare il fazzoletto moccicoso in terra. Capitolo 4 un semino infondo al cuor Nel corso del turno abbiamo distribuito dei cartoncini con una poesia che giorni primi Doctor Pan ed io abbiamo deciso di donare alle persone che avremmo incontrato in ospedale. È una poesia di una poetessa fiorentina che parla di speranza. Ma non di quella speranza estrinseca, quella che ci rimette nelle mani di Dio, dei dottori, del destino, di chi ha potere. No, questa poesia parla di speranza come di un seme riposto in fondo ad ogni cuore, anche di quello più arido, spento e sfibrato; questo seme giace lì, in attesa di essere scoperto e fatto germogliare. E' una poesia che mi piace molto perché restituisce senso di responsabilità a tutti noi e parla di quella forza -che gli psicologi chiamano “resilienza”- che ci esplode nel cuore e che non ci da neanche il tempo di renderci conto da che parte arrivi, ma che ci salva nei momenti più difficili delle nostre vite e ci da la possibilità di uscire vivi dai periodi brutti. Devo fare un “mea culpa” perché sarebbe stato bello leggere le poesie davanti alle persone e condividerne insieme i significati, ma non me la sono sentita. Poi Pan mi ha detto “Usa il Naso per leggere!” Ed ho capito una cosa, io non ho un naso clauno, mi dipingo il mio di rosso ma forse non è la stessa cosa, probabilmente un grosso nasone rosso spugnoso in faccia mi aiuterebbe a mettermi un po' da parte per far spazio a Tarantella. Quindi ho comprato un Naso. Vi saluto e vi lascio la poesia in questione. Ciao clauni. 

Tarantola.
 
ERBA DEI MURI

Da una crepa di muro dove il vento

portò pochi granelli di polvere

(null’altro occorse per la tua radice)

fiorisce la tua esile bellezza.

Accarezzo le tue foglioline,

tocco il tuo stelo delicato.

Non conosco il tuo nome

ma ti chiamo speranza

e a te vorrei piuttosto somigliare

che alla rosa o all’alloro – a te intrepida,

stupendamente viva

sul tuo sfondo di arsura e di pietra.

M.Guidacci

 

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