Queste in realtà erano le
frasi con le quali avevo chiuso il mio report, ma forse è meglio che stiano
qui. Adesso la smetto di scrivere, lo so che sono prolissa e che quando apri
una mail e vedi un report chilometrico la prima cosa che ti viene spontanea è
storcere il naso, vi chiedo scusa e spero almeno di non essere stata noiosa; vi
chiedo scusa anche per quella che sembra in tutto e per tutto una paternale, ma
questo è il retaggio di cinque mesi passati a fare la "maestra".
Un bacio a tutti voi....Primavera
Erano diversi mesi ormai
che non facevo un turno e sono arrivata in ospedale piena di energia, lo so che
mi chiamo Primavera, ma è l'estate la stagione che preferisco, quando il sole
sulla pelle mi entra fin dentro l'anima e mi da la carica per mettere sotto
sopra il mondo!
Scendo le scale per arrivare agli armadietti e sento Nuvola che canticchia,
quando lo saluto mi accoglie dicendomi che sarà un turno particolare....non
poteva avere più ragione!
Saltiamo la sala prelievi e andiamo in dialisi; i pazienti sonnecchiano ma ci
fermiamo a parlare con chi è sveglio. Nuvola mi presenta Ugo, un signore
bellissimo, con la sua barba bianca, il viso e gli occhi sorridenti, che è
disteso sul letto con addosso una coperta tutta allegra e colorata. Mi avvicino,
mi presento e quando gli dico che ha un viso dolcissimo lui mi dice che in
realtà gli altri gli dicono che è un rospo. Beh, non ho potuto fare a meno di
accarezzargli il viso e dargli un bacio, non so se nella vita lui sia davvero
un rospo, ma certo è che spesso gli altri ci appiccicano addosso delle
etichette e alla fine anche noi ci convinciamo di essere così! Le
sorprese più grandi però le abbiamo avute in pediatria, e ultimamente mi sembra
che questo reparto "ci stia dando delle grosse soddisfazioni".
Ho avuto di nuovo la conferma che probabilmente il senso vero della vita è di
una estrema banalità! Passiamo il tempo ad affannarci, a lottare contro i
mulini a vento per far valere le nostre ragioni, pretendiamo di interagire con
gli altri stando ognuno dentro la propria scatola a chiusura ermetica, finché
non ci rendiamo conto che se gli altri non ci capiscono e noi non li capiamo a
nostra volta è perché non parliamo! Non vi sembra assolutamente banale? Eppure
alla fine è sempre così, quando c'è una situazione che ti sembra irrisolvibile,
quando c'è un rapporto che va a rotoli, se analizzi il tutto con calma ti
accorgi che quello che manca è il dialogo. Cosa c'entra tutto questo con la
pediatria?
Sabato in reparto siamo
stati fermati da un ortopedico che non ci conosceva ma che era rimasto molto
incuriosito da Nuvola che fotografa il Giardino della rete di Indra, e allora
Nuvola ha passato un quarto d'ora a raccontare di chi siamo, del Giardino,
della vasca per far bere gli uccelli, dell'idea del giardino dei bambini con il
frutteto antico (non so se questa è un'anteprima) circondato da infermiere e
medici della pediatria che lo ascoltavano quasi fosse il pifferaio magico e che
interagivano facendo domande. Ci ho guardati tutti dall'esterno e mi sono resa
conto che probabilmente era la prima volta che in quel reparto sentivano
parlare di noi; non c'è da stupirsi allora per la loro ostilità nei nostri
confronti, in fin dei conti ci vivono come degli ospiti sconosciuti e quindi
magari non gli siamo molto graditi per questo. Forse dico una cosa banale,
perché sono entrata nel gruppo a progetto già avviato, ma abbiamo mai fatto
degli incontri seri con il personale del reparto, per conoscere loro e dare a
loro la possibilità di conoscere noi? Davvero l'impressione di sabato è stata
quella che ci vedessero e ci sentissero parlare per la prima volta e che i
nostri progetti e il nostro modo di agire non gli fossero così sgraditi, solo
che obiettivamente non li conoscevano.
Primavera
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